Kraft, Unilever e le altre: queste 5 multinazionali producono il cibo più “malsano” che troviamo nei supermercati

Hanno nelle loro mani giri d'affari da miliardi di dollari e affollano gli scaffali dei supermercati con prodotti dannosi: ecco chi sono le cinque multinazionali del food denunciate da questa inchiesta indipendente

Cinque dei maggiori produttori di alimenti al mondo basano il loro business sulla vendita di prodotti poco sani e dannosi (benché affermino di avere a cuore la salute dei consumatori): è quanto emerge dalla nuova inchiesta condotta dall’organizzazione indipendente World Action on Salt, Sugar & Health (WASSH). Si tratta di:

  • Danone, brand che si occupa di yogurt, prodotti per l’alimentazione di neonati e lattanti, prodotti per l’alimentazione vegana, latti e yogurt “fortificati”; è proprietario di marchi come Alpro, VitaSnella, Mellin, Milupa, Fortifit, Fortimel, Souvenaid.
  • Kellogg’s: oltre che di cereali e snack per la colazione, il colosso americano si occupa anche di patatine e biscotti; è proprietario di Kashi, Pringles, Nutri-Grain e Froot Loop
  • Kraft Heinz, noto brand che si occupa di salse, ma anche di formaggi spalmabili, prodotti per l’alimentazione dei neonati, biscotti, dolciumi e molto altro; è proprietario, fra gli altri, dei brand Plasmon, Philadelphia, Honig e Jello.
  • Nestlé: anche questo è un marchio molto noto che ha le mani in pasta un po’ dappertutto – dalle bibite ai dolciumi, dal caffè ai prodotti per la colazione fino all’alimentazione per cani e gatti; fra i suoi marchi annoveriamo Buitoni, Perugina, Nesquik, Purina e Fitness.
  • Unilever: oltre a occuparsi di prodotti detergenti, il brand produce salse, preparati e gelati; fra i sottomarchi menzioniamo Carte d’Or, Pfanni, Grom, Knorr.

WASSH ha valutato più di 2.000 prodotti venduti dalle cinque multinazionali appena menzionate in tre dei loro maggiori mercati (Australia, Francia e Messico) e ha utilizzato i sistemi di analisi delle etichette Health Star Rating (HSR), Nutri-Score e Warning Labels.

Il Paese con la più alta percentuale di prodotti poco sani in vendita nei supermercati è risultato essere l’Australia (65% del totale dei prodotti), seguito da Francia (63%) e Messico (60%).

Dei cinque brand analizzati, il meno dannoso per la salute dei consumatori è Danone, con la più alta quota di prodotti sani nei tre diversi mercati. Gli altri quattro hanno ottenuto risultati scarsi in tutti e tre i Paesi, con più della metà del loro portafoglio di alimenti e bevande intervistati al di sotto della definizione standard di “sano”.

Migliorare il contenuto nutrizionale di cibi e bevande riformulando ricette con meno sale, zucchero e grassi saturi è di gran lunga la strategia più importante che qualsiasi azienda dovrebbe adottare per migliorare la salute pubblica – denuncia Mhairi Brown, di WASSH.

Purtroppo però, come spesso accade, in mancanza di un obbligo di legge la maggior parte degli attori coinvolti non si interessa alla questione, e continua a produrre cibi dannosi per la salute dei consumatori – ricchi di calorie, grassi e zuccheri.

Come accade per questi brand, i prodotti poco sani rappresentano la maggiore fonte di incassi: qualora venissero applicate delle restrizioni alla loro vendita, questo rappresenterebbe un problema importante per il loro modello di azienda.

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Fonte: WASSH

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