Le immagini satellitari mostrano il secondo inverno più caldo di sempre in Europa (e il ghiaccio marino antartico ai minimi storici)

L’estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto un nuovo minimo alla fine di febbraio, segnando uno scioglimento record da quando sono iniziate le misurazioni satellitari 45 anni fa

Solo poche settimane fa i ricercatori del National Snow and Ice Data Center Usa (NSIDC) avevano lanciato l’allarme: l’estensione del ghiaccio marino antartico ha toccato a febbraio un nuovo record negativo. Ora una nuova conferma arriva dal Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus.

Secondo i dati, nel mese di febbraio appena terminato, l’estensione del ghiaccio marino antartico è stata del 34% al di sotto della media, classificandosi all’ultimo posto tra i valori più bassi di febbraio registrati dai satelliti e superando il precedente record del febbraio 2017.

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E non solo: il mese di febbraio 2023 è stato il quinto più caldo a livello globale.

Il ghiaccio marino di febbraio 2023

Non solo valori più bassi a febbraio, ma l’estensione giornaliera del ghiaccio marino antartico ha raggiunto anche il minimo storico, superando il precedente record stabilito nel febbraio 2022.

In più, le concentrazioni di ghiaccio marino sono state caratterizzate da valori molto inferiori alla media in tutti i settori dell’Oceano Meridionale e l’estensione del ghiaccio marino artico è stata del 4% al di sotto della media, posizionandosi al secondo posto tra i mesi di febbraio più bassi registrati dai dati satellitari, insieme ai mesi di febbraio del 2016 e del 2017.

Infine, le concentrazioni di ghiaccio marino artico sono state particolarmente al di sotto della media nel Mare di Barents e nella regione delle Svalbard.

I nostri dati più recenti mostrano che il ghiaccio marino antartico ha raggiunto l’estensione più bassa in 45 anni di registrazioni di dati satellitari. Queste condizioni di ghiaccio marino ridotto possono avere importanti implicazioni nella stabilità delle piattaforme di ghiaccio antartiche e, in ultima analisi, anche per l’innalzamento globale del livello del mare. Le calotte polari sono un indicatore sensibile della crisi climatica ed è importante monitorare da vicino i cambiamenti che vi si verificano, spiega Samantha Burgess, vicedirettore del Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (Copernicus Climate Change Service – C3S).

ghiaccio antartico

©Copernicus

Le temperature e la mancanza di pioggia

Secondo i dati di Copernicus, il mese di febbraio 2023 è stato il quinto più caldo a livello globale, tanto che in gran parte dell’Europa sono state registrate temperature dell’aria superiori alla media, in particolare nel nord della Norvegia e della Svezia e nella regione delle Svalbard. Il Pakistan, l’India, gli Stati Uniti orientali e la Russia settentrionale hanno registrato temperature superiori alla media, mentre sono state registrate temperature inferiori alla media in Turchia, in Canada, nella penisola iberica, nella Russia nordorientale e nell’Australia settentrionale.

clima europa

©Copernicus

Inoltre, durante il mese di febbraio, la maggior parte dell’Europa occidentale e meridionale ha registrato condizioni più secche rispetto alla media, e diverse regioni hanno registrato livelli record di umidità del suolo. Oltre all’Europa, le precipitazioni sono state superiori alla media negli Stati Uniti meridionali, nelle regioni della Russia, nell’Asia centrale e orientale, nell’Australia settentrionale, nel Brasile meridionale, nell’Africa sudorientale e in Nuova Zelanda. In molti casi, le forti precipitazioni, talvolta associate a cicloni, hanno provocato inondazioni. Tra le regioni più secche della media ci sono state zone del Sud America, che hanno vissuto condizioni di siccità e incendi boschivi, così come l’Australia meridionale e la parte occidentale dell’Africa meridionale.

L’inverno boreale 

  • L’inverno è stato il secondo più caldo mai registrato in Europa, con temperature molto superiori alla media nell’Europa orientale e in alcune parti dell’Europa nord-orientale.
  • Per gran parte dell’Europa occidentale e sudorientale e per alcune regioni della Russia, l’inverno boreale è stato più secco della media. Invece, condizioni più umide della media si sono verificate in alcune parti dell’Iberia e in un’ampia regione da sud-ovest a nord-est del continente.
  • Più umida della media è stata anche la parte occidentale del Nord America, la Russia occidentale, parte dell’Asia centrale, l’Australia settentrionale, il Brasile meridionale e l’Africa meridionale. Le regioni più secche della media comprendevano invece, il Messico, la maggior parte dell’Asia centrale, il Corno d’Africa, l’Australia meridionale e gran parte del Sud America.

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Fonte: Copernicus

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