Sì, la lunghezza media del pene in erezione è aumentata negli ultimi 30 anni del 24% in tutto il mondo, ma è tutt’altro che una buona notizia. Lo studio, guidato dalla Standford University (California, USA), indica infatti che la “colpa” risiede nell’inquinamento e negli stili di vita sedentari
Il pene eretto è più lungo in media del 24% da 29 anni a questa parte, ma no, non è il caso di festeggiare. Infatti lo studio, guidato dalla Standford University (California, USA), ritiene che questa variazione sia dovuta all’inquinamento e agli stili di vita sedentari.
Molti studi precedenti si sono concentrati sulla salute riproduttiva degli uomini, analizzando per esempio la conta degli spermatozoi e i livelli di testosterone, in calo da molto tempo. Ci sono anche tassi più elevati di difetti congeniti maschili, come l’ipospadia, ovvero l’apertura per l’uretra non sulla punta del pene, e il criptorchidismo, dove i testicoli non scendono correttamente.
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Lo studio di Standford ha condotto una meta-analisi su quanto fatto in precedenza di specifico sulla lunghezza del pene, generando un ampio database di misurazioni e dimostrando che, contrariamente a quanto si potesse pensare, il pene eretto si sta allungando negli ultimi 29 anni, da una media di 13 a una di 15 centimetri circa.
Tale incremento è avvenuto in un periodo di tempo relativamente breve e, se qualsiasi cambiamento generale nello sviluppo è preoccupante, uno in tempi così brevi ancora di più, soprattutto sul nostro sistema riproduttivo, una delle parti più importanti della biologia umana. I biologi quindi sono concordi sul fatto che, se stiamo assistendo a questo rapido cambiamento, sta accadendo qualcosa di potente al nostro corpo.
Purtroppo però questi cambiamenti, registrati in simili modalità, difficilmente sono dovuti a cause tranquillizzanti: secondo gli esperti, infatti, potrebbero esserci una serie di fattori in gioco, come l’esposizione a pesticidi o prodotti per l’igiene, che interagiscono con i nostri sistemi ormonali.
Molte di queste sostanze chimiche, ormai radicate nel nostro ambiente e nella nostra dieta, alterano infatti il nostro sistema endocrino, influendo sul nostro asset ormonale. Tale esposizione chimica è infatti stata anche ipotizzata come causa per ragazzi e ragazze che entrano nella pubertà prima, il che può influenzare lo sviluppo genitale.
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Per avere risposte certe a queste ipotesi, è necessario esaminare altre popolazioni di pazienti, come quella pediatrica. Infatti, proprio come misuriamo altezza e peso dei bambini per monitorarne la crescita, potremmo misurare sistematicamente anche la lunghezza del pene e questo monitoraggio potrebbe rivelarsi un indicatore precoce dei cambiamenti nello sviluppo umano.
Incrociando poi questi dati con quelli relativi ai fattori dello stile di vita e all’esposizione ambientale, potremmo provare a capire davvero cosa e perché sta accadendo.
Il lavoro è stato pubblicato su The World Journal of Men’s Health.
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Fonti: Standford University / The World Journal of Men’s Health
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