L’Italia non è un Paese per ragazze: tra stereotipi e maschilismo, la parità di genere rimane ancora un miraggio

Per le giovani donne il futuro è incerto e limitato. Gli stereotipi, la discriminazione e il maschilismo ancora prevalgono, soprattutto nel mondo del lavoro. Si è concentrato sul tema l’Osservatorio Indifesa e ne emerge un quadro allarmante

Siamo nel 2023, ma ancora gli stereotipi e i retaggi maschilisti dominano ovunque, in particolare nel mondo del lavoro. È quanto emerge dall’Osservatorio Indifesa realizzato da Terre des Hommes e One Day Group attraverso un sondaggio che ha preso in esame oltre 2000 ragazze e donne tra i 14 e i 26 anni.

I risultati non sono incoraggianti. Ne emerge un quadro di rassegnazione, dove il lavoro viene percepito come il luogo più a rischio di discriminazione o violenza di genere, seguito dal web e dai mass media. Non è solo il presente ad essere complesso, ma queste giovani sanno che il futuro lo sarà ancora di più.

Le ragazze di oggi fanno anche fatica a sognare e quasi nemmeno progettano “in grande” per il futuro. Il 53,96% delle intervistate crede che le scelte riguardo gli studi futuri, la carriera lavorativa, nonché le proprie passioni e ambizioni siano limitate da questo quadro negativo. Mancano anche una rete di sostegno e modelli a cui ispirarsi.

Troppe non studiano e non lavorano e chi lo fa “evita” alcuni settori

Non è un caso che l’Italia detenga un record negativo per quanto riguarda le cosiddette Neet (Not in Education, Employment or Training – fuori da percorsi educativi, disoccupate e senza formazione professionale). Le italiane che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni sono infatti ben il 25%.

I motivi sono diversi. Da un lato ci sono i cosiddetti retaggi sociali, con ancora famiglie in cui prevale la figura della donna che deve “curare il focolare”, relegata in casa ad accudire i piccoli e a fare i lavori domestici. Dall’altro il mercato del lavoro continua a favorire l’assunzione di giovani uomini piuttosto che donne che potrebbero “costare all’azienda” perché rimangono incinte.

Conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli, poi, a volte sembra impossibile e quando ci si prova tante vengono additate di preferire il lavoro alla propria famiglia, come se stessero “abbandonando” i figli per fare carriera.

Allo stesso tempo sembra che alcuni lavori siano “proprietà esclusiva” degli uomini, con le donne che sono appena il 21% delle studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics – Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Per le donne, invece, vengono “riservati” percorsi di studio in altri ambiti: linguistico, medico e umanistico.

La violenza fisica e psicologica

A tutto ciò si aggiunge l’enorme problema della violenza fisica e psicologica. Il 47,78% delle giovani intervistate (una cifra enorme) ha dichiarato all’Osservatorio Indifesa di aver assistito ad una violenza fisica.

Va ancora peggio per quel che riguarda la violenza psicologica, con 7 ragazze su 10 che hanno assistito ad episodi di questo tipo. Le paure per le giovani sono diverse: solitudine e isolamento sociale (24,14%), violenza psicologica (19,72%), bullismo (17,90%), violenza sessuale (17,39%). Ad essere terreno minato in particolare è il web, che per l’82,90% non è un ambiente sano e sicuro, soprattutto per il cyberbullismo.

La parità di genere rimane ancora un miraggio

Ed infine un ultimo dato, tanto sconcertate quanto reale. Per ben il 34% delle intervistate non si stanno facendo passi avanti adeguati nella parità di genere che a conti fatti rimane ancora un miraggio.

Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes, ha voluto riassumere così quali sono le necessità da affrontare:

C’è molto da fare per il futuro delle giovani donne nel nostro Paese. È urgente un cambiamento culturale che non può che partire dalla scuola. Occorre lavorare affinché genitori e insegnanti incoraggino le ragazze a seguire percorsi di studio che permettono carriere vicine ai loro reali desideri, al netto dei condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre e infermiere.

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