La diastasi addominale è una patologia troppo spesso sottovalutata e confinata ad un banale problema estetico. Riguarda circa il 30% delle donne e subentra dopo il parto a causa l’allargamento ed eccessiva separazione della muscolatura retto-addominale centrale. Può provocare problemi di salute anche gravi, come l’insorgenza di ernie addominali.
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Il suo nome è finito al centro delle cronache di gossip lo scorso anno, quando si è scoperto essere diventata la nuova compagna di Francesco Totti dopo la separazione con Ilary Blasi. Noemi Bocchi, molto riservata anche sui social tanto che fino a poche settimane fa il suo profilo era privato, ha invece ora scelto proprio Instagram per condividere con tutti la patologia di cui soffre, la diastasi addominale.
Dopo un’introduzione sulla propria vita privata, ha deciso di parlare pubblicamente di una cosa che “riguarda soltanto me, ma che poi ho scoperto riguardare molte donne” e che inizia a “invalidare” le sue giornate. Un problema che l’ha colpita dopo la gravidanza, che si è ripetuto a seguito della seconda gestazione e che tutte le persone a cui si è rivolta hanno sempre minimizzato. La Bocchi ha definito il suo malessere “non capito né dalle famiglie, né dalla società”, ma di cosa si tratta e perché arriva ad affermare tanto?
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Cos’è la diastasi addominale
Come spiegato dalla stessa Bocchi, la diastasi addominale subentra dopo il parto e riguarda circa il 30% delle donne. Si manifesta in particolare a seguito di un parto gemellare (o con un peso eccessivo del feto), di gravidanze precedenti e può subentrare qualora l’età della gestante sia superiore ai 35 anni. Nonostante sia così presente nella vita di molte mamme, ancora oggi se ne continua a parlare troppo poco. Molto spesso viene sottovalutata o confinata ad un problema estetico, ma in realtà è molto di più.
Con il termine diastasi addominale si intende l’allargamento ed eccessiva separazione della muscolatura retto-addominale centrale. Tale muscolatura è formata da un muscolo addominale destro ed uno sinistro che sono tenuti uniti da una sottile banda di tessuto connettivo denominata “linea alba”. Questa corre da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino e, oltre a congiungere i due muscoli retto-addominali, permette la continenza dei visceri interni.
È una fascia molto resistente, ma allo stesso tempo poco elastica. Per questo, nel momento in cui si assottiglia o si sfibra, difficilmente torna alle condizioni iniziali in modo spontaneo. Si arriva dunque alla diastasi addominale, che può essere di grado lieve (inferiore ai 3 cm), moderato (tra i 3 e i 5 cm) e severo (maggiore di 5 cm) a seconda dell’allontanamento dei due muscoli retto-addominali.
Le cause della diastasi addominale
Abbiamo parlato di gravidanza e a ragione, dato che il motivo principale per cui la diastasi addominale si origina è proprio la gestazione. Ciò avviene a causa del peso e della pressione interna che si hanno per via della crescita del feto. Tale fenomeno, unito ai cambiamenti ormonali che caratterizzano la gravidanza, va a provocare lo stiramento della muscolatura retto-addominale e l’assottigliamento dei tessuti connettivi.
In pratica, man mano che il feto aumenta di dimensioni, si va ad esercitare una pressione maggiore all’interno dell’addome, favorendo il distacco dei tessuti connettivi. Nella gran parte dei casi, dopo un primo periodo di elasticità a seguito del parto, la densità dei tessuti riprende i valori iniziali. La diastasi addominale si risolve dunque spontaneamente entro le prime 8/12 settimane dal parto. Qualora questo non avvenga, si deve consultare uno specialista.
Come riconoscere i sintomi della diastasi addominale
Ma quali sono i sintomi della diastasi addominali? Questa patologia si manifesta attraverso gonfiore, soprattutto post prandiale, dolore addominale, nonché difficoltà digestive e respiratorie. Sono presenti anche dolori alla schiena, alle anche ed al bacino e talvolta incontinenza.
È importante, soprattutto in presenza di tali sintomi, valutare la forma dell’addome. Se continua a rimanere gonfio, con l’ombelico sporgente, anche dopo 5-6 mesi dal parto, ci potrebbe essere il rischio di diastasi addominale.
Altro segnale è la cosiddetta “pinna”, una specie di cresta che si forma in corrispondenza della linea alba. Se si esegue una flessione addominale sdraiata sulla schiena, questa può risultare ben visibile in presenza di diastasi addominale.
Che disturbi può dare la diastasi addominale a livello di salute
Com’è detto, spesso si pensa che la diastasi addominale dia conseguenze solamente dal punto di vista estetico. Si nota infatti l’impossibilità di avere un ventre piatto, la comparsa di una rientranza longitudinale lungo l’addome e la perdita del punto vita.
Tuttavia sono le conseguenze meno visibili quelle più dure da affrontare. Nel caso in cui la fascia addominale formata dai muscoli va a perdere la sua funzione di contenimento e mantenimento in sede dei visceri addominali, infatti, i visceri possono protrudere fuoriuscendo dalla loro sede naturale. Questo fenomeno dà il via ad ernie addominali di vario grado ed entità.
In molti casi la diastasi addominale si associa ad un’ernia epigastrica, localizzata nella parte superiore dell’addome, o a un’ernia ombelicale. Queste possono anche portare a conseguenze gravi.
Come diagnosticare la diastasi addominale
Per arrivare ad una diagnosi della presenza di diastasi addominale è necessario sottoporsi ad una visita specialistica, cui spesso si accompagna un’ecografia della parete addominale. Se viene riscontrata la diastasi addominale, è molto importante valutare con precisione qual è il grado di allontanamento. Solo così si può stabilire un corretto approccio terapeutico.
Come si cura la diastasi addominale
Veniamo dunque alla possibile cura per la diastasi addominale. La soluzione è di tipo chirurgico, con l’intervento che varia come detto a seconda del grado di allontanamento. Se la diastasi è lieve o moderata si interviene con un’addominoplastica con riposizionamento dei muscoli retto-addominali. Si va a riavvicinare dunque i due muscoli unendoli con particolari suture chiamate “a doppio petto”.
Nel caso in cui la diastasi addominale sia di grado severo, oppure i muscoli non siano sufficientemente elastici da riuscire ad essere riaffiancati, la procedura chirurgica è più complicata. Si deve infatti inserire una rete biocompatibile riassorbibile che funziona da raccordo. In tal modo si favorisce il ricongiungimento dei muscoli e si ristabilisce la funzione di contenimento degli organi interni.
Il decorso operatorio dura 2-3 giorni, mentre per circa un mese si raccomanda di indossare una pancera elastica contenitiva. A seguito dell’intervento, rimarrà solo una cicatrice simile a quella di un parto cesareo.
Può essere difficile sottoporsi all’operazione in regime di Sistema Sanitario Nazionale. Viene rimborsata solamente in presenza di un problema funzionale e con condizioni che variano da zona a zona. Alcune ASL rimborsano l’intervento se la distanza tra i muscoli è di 4 cm o più, altre a partire dai 6 cm, altre ancora solo in presenza di un’ernia. Vi lasciamo qui un elenco delle Regioni che erogano tale intervento in regime di SSN.
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Fonte: Diastasi Italia
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