Helena Gualinga è un'attivista ecuadoriana per l'ambiente e i diritti umani della comunità Kichwa Sarayuku a Pastaza, Ecuador, denuncia il conflitto tra le compagnie petrolifere e la sua comunità nelle scuole locali
Helena Gualinga non si definisce un’attivista, ma una portavoce della foresta pluviale. Da anni lotta per la sua comunità indigena Kichwa di Sarayuku e denuncia il conflitto tra le compagnie petrolifere e i popoli indigeni nelle scuole locali.
Si chiama Helena Gualinga è ecuadoriana ed è la co-fondatrice di Polluters out, un’organizzazione che chiede il non finanziamento alle società di combustibili fossili. Conosciuta come Sumak, che, in Kichwa, significa “la bellezza della vita”, la donna da sempre protegge la foresta pluviale manifestando a New York City al di fuori delle Nazioni Unite nel 2019, partecipando alla COP25 a Madrid, in Spagna, per parlare della sua preoccupazione per il governo ecuadoriano che autorizza l’estrazione di petrolio nelle terre indigene.
“Ogni volta che sono via, ho l’incubo di tornare e non trovare la mia comunità, che la foresta fosse stata distrutta- dice Gualinga a Refinery29 Somos. “Ho capito che il mio dovere è difendere il mio territorio come hanno fatto i miei antenati”.
Gualinga vive tra Sarayaku, nel cuore dell’Amazzonia ecuadoriana e la Finlandia, il paese da cui proviene suo padre. La donna, che parla inglese, spagnolo, kichwa e svedese, utilizza i social per parlare con varie comunità in tutto il mondo della necessità di salvare la foresta pluviale amazzonica dall’estrazione mineraria, dalla deforestazione, dalle compagnie petrolifere.
“Questa minaccia aumenterà di giorno in giorno fino a quando non raggiungeremo un punto di non ritorno”, afferma. “L’ecosistema dell’Amazzonia è già così attaccato che potrebbe crollare da un momento all’altro, e questo è davvero allarmante”, dice ancora.
Sebbene le donne indigene siano sempre state al centro dei movimenti per i diritti ambientali in tutto il Sud America, spesso pagano un prezzo altissimo. Come abbiamo raccontato tante volte, i guardiani dell’ambiente vengono spesso uccisi, le donne rischiano stupri, sparizioni e omicidi.
“Noi donne indigene non abbiamo solo la missione di proteggere i nostri territori, ma anche di proteggere i nostri corpi e le nostre anime, un messaggio che ci sforziamo di trasmettere nel modo più delicato e bello possibile”, afferma Gualinga.
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Fonte: World economic Forum/Refinery29
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