Una nuova indagine in un allevamento di volpi per la produzione di pellicce in Polonia ha documentato tutto l'orrore e la sofferenza di questi animali rinchiusi in gabbia. Le pellicce non sono più di moda, è ora di di dire definitivamente basta a questa industria
Gabbie singole e a batteria anguste e fatiscenti, reti metalliche come pavimento e fonte di ulteriore dolore, animali che si dimenavano disperatamente contro le grate. Queste sono le condizioni in cui versano le volpi, allevate e uccise per la loro pelliccia.
A documentarle il team investigativo di Essere Animali nel corrente mese in un imponente allevamento in Polonia, uno dei principali Paesi produttori ed esportatori di pellicce in Europa e fuori i confini europei. Nei video girati dagli attivisti sono stati inoltre constatati:
- comportamenti stereotipati delle volpi come il girare compulsivamente in cerchio, indice di elevatissimo stress
- ambiente sporco e privo di qualunque arricchimento ambientale
- sistemi fatiscenti per abbeverare gli animali. Una singola tazza in ferro per volpe era l’unico accesso all’acqua e al momento dell’indagine quasi tutte le tazze erano vuote
- problemi di salute in uno degli animali dovuti alla gengivite iperplastica ereditaria, malattia che colpisce le volpi di allevamento, destinata a peggiorare per il tipo di vita a cui le volpi sono costrette
Una esistenza di sofferenza e privazioni per soddisfare le richieste del mercato delle pellicce totalmente inadeguata alle esigenze della specie.
Le condizioni documentate mostrano il confinamento estremo e repressivo a cui le volpi sono sottoposte, animali che in natura hanno una vita sociale complessa, formano coppie e gruppi familiari e sono abituate a scavare tane con numerosi tunnel e muoversi in un raggio molto ampio (fino a 20-30 km quadrati per le volpi artiche). Le volpi rosse sono in grado di camminare anche 10 km al giorno, mentre le volpi artiche nelle stagioni migratorie coprono fino a 100 km in un singolo periodo, precisa Essere Animali.
L’inchiesta è parte della campagna europea Fur Free Europe, promossa da oltre 60 associazioni per i diritti animali in 23 Stati membri. Oltre 1 milione e mezzo di firme sono state raccolte per chiedere all’Unione europea di bandire le pellicce nei territori comunitari.
La grande adesione da parte dei cittadini europei dimostra la volontà di abbandonare per sempre questo capo sanguinario che mai e poi mai potrà essere etico o sostenibile. Tantissime case di moda hanno scelto di non utilizzare più pellicce nelle loro collezioni per tutto l’orrore e i danni ambientali che gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce comportano.
12 Paesi europei tra cui l’Italia hanno già chiesto alla Commissione Europea di elaborare un piano per un divieto permanente della produzione di pellicce. Ci auguriamo che questo arrivi il prima possibile. Intanto, per chi non lo avesse ancora fatto, c’è tempo fino al 1 marzo per firmare l’Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe.
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Fonte: Essere Animali
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