Sai che pollo stai mangiando? La verità sugli allevamenti dei broiler a rapido accrescimento, i più consumati al mondo

Polli selezionati geneticamente per poterne consumare la carne: solo in Italia, il 98% dei polli allevati sono "broiler". Condizioni di vita infami, costretti ad atroci sofferenze e a convivere con fratture ossee e ferite. Una verità probabilmente scomoda scoperchiata mesi fa da Animal Equality che aveva depositato in Commissione europea una denuncia contro 27 Stati membri. Ora, la stessa Commissione comunica che sta valutando le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative di questo tipo di allevamenti

Non possono camminare, la loro è la posizione dello “splay leg” – arti divaricati per via del peso della muscolatura che schiaccia lo scheletro – oppure rimangono accasciati su un fianco, arti rigidi o peggio ancora con protesi, e non sono in grado nemmeno di raggiungere mangiatoie o abbeveratoi. In quei quattro metri quadri di incubo c’è puzzo di lacerazioni e ferite non curate, di arrossamenti e di morte.

Sono gli allevamenti dei polli broiler a rapido accrescimento, dove con “broiler” si indicano tutti quei polli selezionati geneticamente dall’uomo per poterne consumare la carne (broiler è il nome tecnico dei pulcini destinati all’allevamento da carne). Le loro sono condizioni di “vita” terrificanti, del tutto incompatibili con il rispetto del benessere animale.

A luglio 2022 una maxi inchiesta aveva svelato la breve e infernale esistenza dei polli broiler allevati in Italia, costretti ad atroci sofferenze. Anche noi ne abbiamo parlato più volte e, finalmente, pare sia una questione che sta venendo fuori anche nelle sedi istituzionali.

QUI i dettagli dell’inchiesta: Carcasse in decomposizione, fratture alle ossa e ferite: il lato oscuro degli allevamenti di polli Broiler (che l’Europa dovrebbe vietare)

Cosa sono i polli broiler

Tecnicamente, con questo termine si fa riferimento a tutti quei polli nati da un’esasperata selezione genetica a cui un agronomo statunitense diede inizio mezzo secolo fa a vantaggio dell’industria della carne. Questa tipologia di pollo è più diffusa di quanto si pensi: 98% dei polli allevati in Italia, infatti, sono Broiler.

I polli Broiler sono chiamati “a rapido accrescimento” proprio perché sono il risultato di una selezione volta ottenere la crescita rapidissima e un volume sempre maggiore di petto e cosce, le parti più richieste dal mercato. Tutto ciò avviene in una vera e propria prigionia che li condanna a dolori e a gravi danni cardio-respiratori nell’arco della loro breve esistenza (che in genere non supera i 2 mesi), oltre a danni alle ossa o a numerose irritazioni e infezioni provocati dall’alto tasso di ammoniaca presente nella lettiera.

Già in 30-40 giorni questi esemplari dispongono di un petto e delle cosce gonfie, che possono essere vendute sul mercato a un prezzo ridotto. Nel giro di 50 anni il tasso di crescita giornaliero di questa razza creata ad hoc per fare profitto è aumentato del 400%. Il confronto è sconvolgente: nel 1925 un pollo arrivava a pesare 1,2 kg in 112 giorni, mentre nel 2019 un pollo ha raggiunto quasi 3 kg di peso in circa 45-48 giorni di vita.

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La petizione e la denuncia

Alla luce dei risultati emersi dalle varie inchieste realizzate all’interno degli allevamenti di polli Broiler, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministro per le Politiche Agricole e al Ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo la messa al bando delle razze a rapido accrescimento e di vietare queste razze in Italia. Inoltre, l’associazione decise di depositare nel giugno 2022 una denuncia presso la Commissione europea contro 27 Stati membri, rilevando come la condizione dei polli broiler allevati per la loro carne sia in netto contrasto con la legislazione UE che regola il benessere animale (Direttiva 98/58/CE).

Infatti, su tutto il territorio europeo è possibile allevare polli broiler “a rapido accrescimento” ma, come gli studi scientifici dimostrano, non è possibile assicurare a queste razze di polli una vita priva di sofferenza e dolore, rendendo così impossibile il loro benessere all’interno di un qualsiasi allevamento, come è invece richiesto dalla normativa UE, che impone il rispetto di standard minimi di benessere degli animali (riconosciuti come esseri senzienti dall’articolo 13 TFUE).

“L’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico”, la risposta della Commissione europea

Dopo aver accolto la petizione di Animal Equality depositata presso il Parlamento europeo, la Commissione Ue ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico e la stessa Commissione ha comunicato che sta valutando – nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati entro il 2023 e sulla base del parere scientifico che sarà fornito dall’EFSA – “la necessità e le opzioni per affrontare le potenziali conseguenze negative sul benessere animale di alcune strategie di allevamento in questo processo di revisione della legislazione”.

È chiaro che la Commissione europea è ben consapevole del fatto che l’allevamento di questa tipologia di polli presenta delle gravi criticità, che a nostro avviso sono in contrasto con le leggi europee a tutela del benessere degli animali. Per questo è necessario porre per sempre fine allo sfruttamento dei polli broiler a rapido accrescimento, condannati ad essere fin dalla nascita prigionieri del proprio corpo per il profitto dell’industria della carne, dice Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa.

Come abbiamo visto, la crescita di questi animali non procede di pari passo con lo sviluppo dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e scheletrico: questa condizione causa loro numerosi scompensi e malattie, fino a portarli spesso alla morte precoce in allevamento, senza cure e tra atroci sofferenze. La Direttiva europea 98/58/CE obbliga tuttavia i Paesi membri a rispettare le disposizioni in essa previste a tutela del benessere degli animali allevati e a evitare loro dolori, sofferenze o lesioni inutili.

Inoltre, fin dal 2010, l’EFSA ha prodotto degli studi che rilevano conseguenze negative sulla salute degli animali proprio a causa del rapido incremento del loro peso, collegando esplicitamente le criticità rilevate, tra le quali si annoverano i disturbi scheletrici, ai tassi di crescita eccessivi di questa razza di polli.

Nulla sinora, però, è cambiato, ma può darsi che, man mano che questa terribile questione viene fuori anche nelle sedi istituzionali, qualcosa cominci a muoversi realmente.

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Fonte: Animal Equality

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