Il nostro Paese si prepara ad una svolta green: entro il 2030 sarà in grado di generare oltre l'80% di elettricità usando l'energia solare e altre fonti rinnovabili. E questi investimenti daranno vita a mezzo milione di nuovi posti di lavoro
Al momento soltanto il 35% dell’elettricità nazionale è prodotta da fonti rinnovabili. Una cifra ancora troppo esigua, a maggior ragione se si guarda ad altri Paesi europei come l’Austria. Ma anche la nostra nazione si è posta un ambizioso obiettivo legato alla transizione energetica: arrivare all’84% di energia elettrica proveniente dalle rinnovabili entro il 2030.
A prevederlo è il Piano 2030 del settore elettrico, elaborato da Elettricità Futura (la principale associazione del settore), che avrebbe delle ricadute straordinarie non solo a livello ambientale, ma anche economico. Secondo un interessante studio condotto da Enel Foundation realizzato in collaborazione con Althesys ed Elettricità Futura, basato su dati e informazioni scientifiche e istituzionali, i benefici di questi investimenti supererebbero i 360 miliardi di euro.
L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili rappresenta la via fondamentale per attuare gli obiettivi che ci siamo posti entro il 2050. – ha sottolineato a tal proposito il Ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto – Questo settore oggi rappresenta il motore economico e culturale della transizione energetica, in grado di attivare entro dieci anni fino a mezzo milione di nuovi posti di lavoro green. Esiste un parco di progetti e investimenti che attende il via libera dal sistema delle autorizzazioni: al Ministero stiamo lavorando per sbloccare procedure spesso farraginose che bloccano questi impianti. La conoscenza e il talento dell’imprenditorialità italiana – conclude – possono costruire la nostra sicurezza energetica, nella sostenibilità ambientale.
La filiera delle tecnologie elettriche rinnovabili e smart dell’Italia, che conta quasi 800 imprese e 12 miliardi di euro di fatturato, rappresenta un settore strategico e una grande opportunità di crescita per il nostro Paese, che grazie agli investimenti nell’energia pulita può rendersi sempre più indipendente dai combustibili fossili.
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Cosa prevede il Piano 2030
Ma come riusciremo a raggiungere il traguardo green entro il 2030?
Il Piano 2030 del settore elettrico è un percorso di indipendenza e sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, e una strategia di sviluppo della filiera elettrica in linea, peraltro, con gli obiettivi europei. – chiarisce Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura – Il Piano prevede di allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro.
Il percorso per arrivare all’obiettivo dell’84% di elettricità da fonti pulite e rinnovabili non sarà lineare in tutti i settori. Nello specifico:
● Per il solare si assiste a un’accelerazione della capacità installata dopo il quinto anno di previsione riconducibile al calo dei costi, soprattutto per gli impianti di grande dimensione. In particolare, il ricorso massiccio agli impianti a inseguimento avverrà solo a partire dall’anno 2025. La differenza tra i due scenari – quello BASE e quello DESIRE (Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy) è di circa 9 GW al 2030.
● Per l’eolico l’espansione riguarda quasi esclusivamente l’onshore di grandi dimensioni e l’offshore. Quest’ultima tecnologia, che si affaccia sul panorama nazionale con la prima installazione nel 2022 (Taranto), sconta un andamento spezzato della curva, a causa dell’entrata in
funzione di nuovi progetti di grandissime dimensioni ad intervalli non regolari nello scenario DESIRE (ad esempio, Renexia al largo della Sicilia).
● Per l’idroelettrico, invece, l’incremento di capacità realizzato al 2030 è limitato dalla scarsità di nuovi siti con sufficiente numero di ore di funzionamento sul territorio nazionale. Nello scenario BASE la capacità risulta in contrazione per effetto dell’uscita di vecchi impianti non rimpiazzati da nuove unità o da rifacimenti. Non sono previsti nuovi impianti di pompaggio. La differenza tra i due scenari è di circa 4,5 GW al 2030
● Per le bioenergie, nello scenario BASE, si prevede un decremento della capacità installata e una crescita di circa 500 MW nello scenario DESIRE. La differenza è inferiore a 2 GW al 2030
● Per il geotermoelettrico è prevista una leggera espansione della capacità solo nello scenario DESIRE, con allineamento al dato PNIEC per il 2030. Una riduzione si prefigura nello scenario BASE. La differenza è inferiore a 500 MW.
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L’impatto positivo a livello economico e sul mondo del lavoro
Come anticipato, potenziare il settore dell’energia elettrica investendo nelle rinnovabili, avrebbe un impatto straordinariamente positivo per la crescita economica del Paese. La filiera al 2030 potrebbe generare, infatti, ben 50 miliardi di euro annuali.
“I benefici socio-economici per l’Italia derivanti dallo sviluppo di questo settore sono cospicui e potrebbero equivalere fino al 2% del PIL annuo da qui al 2030” evidenzia Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys.
Tali investimenti creerebbero decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, aiutando l’Italia a combattere la piaga della disoccupazione. Secondo le stime entro il 2030 potremmo avere ben 540.000 occupati in più nel settore elettrico e nella sua filiera industriale, che andrebbero ad aggiungersi ai circa 120.000 attuali.
Insomma, sostenere la transizione energetica conviene per più di una ragione e non possiamo più permetterci di rimandare ulteriormente.
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Fonte: Elettricità Futura
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