Ode al fiore reciso (e distrutto), no il gesto di Blanco non ci è piaciuto affatto

Mazzi di fiori a chiunque calpestasse il palco, fiori ovunque e in ogni dove, manco fosse l’Hanami giapponese. Fiori, fiori e ancora fiori. D’altronde si sa, il Festival della canzone italiana è anche questo: piazzare dinanzi agli occhi dell’universo mondo la non poco discreta fioricoltura di quella parte di riviera ligure. Poi arriva lui, Blanco, e ci mette del suo

Non si sentiva la voce, mi sono comunque divertito”, con quell’aria un po’ così, tra lo scanzonato e lo sbarbatello che proprio non comprende di averla fatta grossa, arriva lui – bello, bello – e ti sfascia l’impossibile.

No, Blanco del nostro cuor, non ci siamo proprio.

Già facciamo fatica a deglutire a ogni mazzo di fiori che attraversa lo sfavillante palco dell’Ariston, un via vai incontrollato di bouquet di ogni sorta quest’anno destinati sia a femminucce che a maschietti (sciala popolo): ginestre, rose, eucalipto, papaveri, garofani, e poi fronde e rami secchi a prova di starnuto. Tutto ovviamente fornito dal mercato dei fiori di Sanremo, che da solo potrebbe bastare a contenere il PIL locale (400milioni di export, 4mila aziende e svariati laboratori).

Già facciamo fatica, insomma, ad addentrarci nel fatidico mondo del fiore reciso, che in pochi sanno ha un impatto ambientale non di poco conto. Facciamo fatica, Blanco caro, a considerare la tua piazzata di ieri come un “semplice” gesto da ragazzino arrabbiato. Ragazzino, certo, ma un tantinello sopra le righe, che si è solo guadagnato critiche e i fischi del pubblico pagante.

Perché non ci piacciono i fiori recisi

Per amore, per amicizia, per festeggiare un evento, talvolta anche ai funerali, la pratica del donare un mazzo di fiori è così potente e comune che si fa fatica a concepirla con meno superficialità.

Un pensiero poco carino, invece, per l’ambiente, perché il più delle volte il loro trasporto e il trattamento dei terreni e dei terricci tra fitosanitari e fertilizzanti impattano in maniera incisiva sulla salute del Pianeta.

I fiori infatti, quelli che vediamo nei laboratori o tra le bancarelle di un mercato, sono spesso trasportati spesso da Paesi lontani, producendo grandi quantità di CO2. E non solo: i terreni per questo tipo di coltivazioni sono spesso trattati chimicamente per modificarne il PH, il che porta anche a trasformazioni organiche del suolo che non sempre (diciamo mai) sono reversibili.

Chi ama l’ambiente, quindi, dovrebbe preferire almeno un omaggio in vaso, e soprattutto a Km 0, per ridurne l’impatto in termini di anidride carbonica. È probabilmente il caso della Riviera dei Fiori, che comunque esporta in tutto il mondo.

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E perché non ci è piaciuto il comportamento di Blanco

A vent’anni credi di essere un supereroe, diciamocelo, il che fa sorridere ma anche riflettere: se qualcuno è riuscito a piazzarti sul palco della festa canora più popolare dell’universo italiota rendi grazie e fai il tuo.

Mediamente carino e mediamente bravo, Blanco ha invece pensato bene di sfasciare mezzo mondo che nemmeno Pete Townshend degli Who. Solo che in questo caso non era una chitarra (e santa pace) ma tutto il cuccuzzaro di fiori e fiorellini piazzati a corredo del palco.

Un comportamento maleducato e assolutamente irrispettoso di chi ci ha lavorato dietro e di quei benedetti fiori che Dio solo sa.

Uno scempio che avremmo voluto evitarci, non fosse altro che ora quei fiori deturpati saranno finiti belli dritti nella pattumiera. QUI trovate il video della furia del cantante. Che ancora continua a dire “mi sono comunque divertito”.

Blanco, voto 0. Brividi. Sipario.

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Fonte: RAI

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