Paola Egonu, campionessa di pallavolo e prossima conduttrice di Sanremo, ha parlato del razzismo subito, facendo storcere il naso a qualcuno.
Esistono due forme di razzismo: una conclamata e una decisamente più ambigua, velata, per questo più pericolosa. Se, in altre parole, da una parte ci sono quelli che si scagliano dichiaratamente contro chi, ad esempio, ha la pelle di un colore diverso dal proprio, dall’altra ci sono quelli che dicono «Non sono razzista» e immediatamente aggiungono un «ma». Lo sa bene Paola Egonu, campionessa di pallavolo e prossima co-conduttrice di Sanremo 2023.
La sportiva, di recente, ha rilasciato una lunga e intensa intervista al settimanale Vanity Fair e ha scoperchiato, udite bene, un vero e proprio vaso di Pandora. Cosa avrà mai detto di così sconcertante, da attirare a sé critiche, offese e insulti ancora più gravi (e pericolosi) di quelli che ha denunciato nell’intervista stessa? Niente di più di quello che già sappiamo: ha parlato del razzismo che, suo malgrado, ha sempre subito per via del colore della sua pelle.
E allora perché, vi chiederete, le sue parole hanno suscitato tante polemiche, se – in fondo – quel che ha detto era già ben noto a tutti?
Paola Egonu non piace a chi è razzista e a chi non sa di esserlo
E veniamo al dunque. Paola Egonu non piace a chi è razzista. E a chi non sa di esserlo. Perché, ahinoi, oltre al razzismo che si vede, quello esibito con la violenza verbale e fisica, quello che invade i social di certi politici che ci rappresentano, c’è quello interiorizzato. Quello che non alza la voce, che non storce il naso, che non si esprime quasi mai. Quasi, appunto, perché poi succede che una ragazza parli di razzismo e provochi fastidio, disappunto, disagio, rabbia e stizza persino in chi razzista non lo è davvero. O non sa di esserlo, appunto.
Dopo l’intervista della Egonu, oltre ai soliti noti, che hanno insultato (anche per mezzo stampa) la sportiva, si sono fatti strada quelli che l’hanno apostrofata come «esagerata», c’è chi l’ha invitata a smettere di «fare la vittima», chi le ha mostrato solidarietà «ma adesso basta». Insomma, i razzisti, nel nostro Paese, sono tanti, ma quelli che «non sono razzisti ma…» sono di più. E sono ben più pericolosi, perché fingono di accogliere la cosiddetta “diversità” degli altri, ma solo finché è accomodante, tiepida, ossequiosa. Finché, insomma, non sposta nessun equilibrio.
Ma la Egonu ha detto «Se dovessi avere un figlio di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, condannarlo all’infelicità?» e, sì, qualche equilibrio l’ha spostato, perché è stata diretta, spigolosa, disturbante. È facile accogliere il dolore di una vittima quando è timida, mite, arrendevole. La Egonu, invece, non (ci) ha risparmiato nulla. E quindi ha infastidito anche quelli che «non sono razzisti ma», che prontamente hanno alzato la voce.
«Mi sembra una reazione esagerata», hanno detto, «Non prendertela, tanto i razzisti esisteranno sempre» ha scritto qualcun altro. Oppure ancora «Secondo me non era il momento di parlarne e soprattutto non con quei toni» come se un bianco possa stabilire quando, quanto e in che modalità un nero debba o possa soffrire per un’ingiustizia. Ecco, “accettare” il “diverso” solo a patto che non sia disturbante non ci rende meno razzisti, anzi. Ci illude, semmai, di non esserlo.
Se, come a me, non vi piace che Paola Egonu descriva l’Italia come Paese razzista, invece di insultarla (confermando le sue parole), cerchiamo di diventare italiani migliori, italiani a cui il razzismo non appartiene e che non pensano che l’italianità dipenda dal colore della pelle di un essere umano. Ci riusciremo, prima o poi?
Leggi tutti i nostri articoli Speciale Sanremo 2023.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube