La prima parte della nostra indagine sulla pasta volta a capire quali, tra i marchi più noti, utilizzano grano italiano e quali invece miscele di grano Ue e non Ue. Un'indicazione utile per scegliere con più consapevolezza ciò che acquistate (al di là della preferenza di una marca piuttosto che un'altra in termini di sapore, tenuta di cottura, ecc.)
Indice
Se siete consumatori particolarmente attenti e scrupolosi, probabilmente leggete sempre le etichette di ciò che acquistate e, nel caso della pasta, sapete da dove proviene il grano con cui è realizzata. Nel caso però non abbiate mai fatto un tipo di ricerca del genere vogliamo aiutarvi.
Siamo andati al supermercato per condurre una piccola indagine sulla pasta, con l’obiettivo proprio di capire la provenienza del grano utilizzato dalle marche più famose e consumate nel nostro Paese.
Si tratta ovviamente di un piccolo campione di un ampio mercato, appunto quello della pasta, che amplieremo però con successivi articoli dedicati alle marche del supermercato, a quelle del discount e alle linee “deluxe”.
Inauguriamo dunque oggi una rubrica dedicata a tutti i consumatori che vogliono conoscere più da vicino quello che portano in tavola, a partire proprio dalla pasta dei marchi più noti.
Si tratta di una lista stilata controllando le etichette delle confezioni, in cui per legge le aziende produttrici sono obbligate a dichiarare la provenienza del grano.
Abbiamo cercato questa indicazione nella pasta:
- Barilla
- De Cecco
- Garofalo
- Divella
- Rummo
- La Molisana
Barilla
La pasta Barilla usa grano 100% italiano, come potete vedere dalle seguenti foto che abbiamo scattato al supermercato. Sul sito del marchio si specifica che il grano proviene da 13 regioni del nostro Paese.
De Cecco
Come ben indicato sul fronte dell’etichetta, la pasta De Cecco è realizzata con grani italiani e del resto del mondo. Quindi si utilizza un mix che, come si legge sul retro della confezione, è Ue e non Ue.
Sul sito De Cecco si specifica inoltre che:
Scegliamo il grano italiano per il sapore, i grani del resto del mondo per la quantità e la qualità delle proteine che rendono la pasta al dente, tenace ed elastica, rendendola unica nel suo genere.
Garofalo
Situazione simile anche per la pasta Garofalo che in etichetta, alla voce Paese di coltivazione del grano, riporta: Ue e non Ue, mentre il Paese di molitura è l’Italia.
Sul sito del marchio si legge:
Riteniamo fondamentale la selezione della materia prima di Pasta Garofalo e abbiamo deciso di usare solo semola di prima scelta ricavata da grano “Desert Durum” dell’Arizona (USA), oltre che dai migliori grani australiani e italiani. Nessuno dei grani che scegliamo è trattato con il metodo del pre-harvest, ovvero l’essiccazione anticipata della spiga per evitare che sia esposta a temperature troppo rigide prima di essere raccolta.
Divella
Anche la pasta Divella è realizzata con semola di grano duro coltivato in Italia e in Paesi Ue e non Ue (macinato in Italia).
Vi segnaliamo però che la pasta integrale Divella è prodotta da grano duro 100% italiano e rimacinato a pietra.
Rummo
Rummo per la sua pasta utilizza grano Ue e non Ue (Italia e Australia). Anche in questo caso la pasta integrale (così come quella biologica) è prodotta con grano 100% italiano.
La Molisana
La pasta La Molisana in bella vista sul fronte della confezione scrive “solo grano italiano decorticato a pietra“.
Sul sito del marchio in merito al grano utilizzato si legge:
Abbiamo scelto di coltivarlo in Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo, aree naturalmente vocate alla produzione cerealicola, grazie al clima particolarmente favorevole.
Pasta Armando
Al supermercato ci ha colpito particolarmente la Pasta Armando che, oltre ad essere realizzata con grano italiano (contenuto minimo proteico del grano del 14,5%), è certificata “Zero residui di pesticidi e glifosato”, nonostante sia prodotta in modo convenzionale (non è quindi biologica, per intenderci).
Grazie ai nostri controlli e alla certificazione imparziale di un ente terzo, la pasta di Armando contiene meno dello 0,00001g/kg (zero tecnico) di residui dei più diffusi prodotti fitosanitari (i pesticidi) utilizzati nella coltivazione e conservazione del grano duro impiegato per produrla, come ad esempio il glifosato.
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