In UK la “sugar tax” ha prevenuto oltre 5.000 casi di obesità annui nelle ragazze in età scolare

L'incidenza dell'obesità fra le bambine di 10 e 11 anni è diminuita dell'8% grazie all'introduzione della nuova tassa. Purtroppo gli stessi risultati positivi non si sono raggiunti anche fra i maschi

Ricorderete certamente l’approvazione, nel Regno Unito, della cosiddetta sugar tax, ovvero di una tassa che penalizza l’utilizzo di zucchero negli alimenti processati, in particolare nelle bevande. L’obiettivo di questo provvedimento, in vigore dal 2018, è quello di diminuire la quantità di zucchero presente nei cibi e nelle bevande vendute al supermercato, al fine di prevenire l’obesità dei consumatori – specie di quelli più piccoli.

Nel Regno Unito, bambini e adolescenti consumano molto più zuccheri rispetto alle dosi suggerite dai medici: si pensi che, ogni giorno, vengono assunti in media 70 grammi di zuccheri (la dose raccomandata è di 30 grammi).

Una importante fonte di zuccheri per i giovanissimi è rappresentata dalle bevande zuccherate. Dal punto di vista economico, sono i bambini che vivono in nuclei familiari meno abbienti a essere forti consumatori di queste bevande e a esporsi così a un più alto rischio di obesità.

Oggi nel Paese un bambino su dieci fra i 4 e i 5 anni è già obeso. Questa cifra raddoppia nella fascia d’età 10/11 anni, dove un bambino su cinque soffre di questa patologia. Convivere con l’obesità significa esporsi sin dai primi anni di vita a patologie quali ipertensione, diabete di tipo II, depressione.

Ma la sugar tax si è rivelata davvero efficace nel contrastare l’obesità, specie quella infantile? Sembrerebbe proprio di sì: un recente studio condotto su questo dai ricercatori dell’Università di Cambridge ha monitorato i cambiamenti nell’incidenza dell’obesità infantile nel Paese fra il 2014 e il 2020, osservando una riduzione dell’8% dei livelli di obesità nelle bambine fra i 10 e gli 11 anni – corrispondente a più di 5.200 casi di obesità.

La riduzione del fenomeno è stata maggiore fra le bambine che vivono in aree più svantaggiate, dove è noto che i bambini consumano la maggior quantità di bevande zuccherate: in queste zone, si è registrata una riduzione del 9%.

Leggi anche: Scoperta una prima correlazione fra il consumo di bevande zuccherate da parte dei bambini e il loro rendimento scolastico

Risultati altrettanto positivi non si sono registrati fra i maschi della stessa fascia d’età. Ciò potrebbe essere legato al fatto che i ragazzini subiscano più delle coetanee l’influenza della pubblicità e siano più propensi a consumare cibi ipercalorici o eccessivamente dolci, spesso proposti dai media in abbinamento all’attività fisica intensa.

Non si sono registrate sensibili riduzioni nell’incidenza dell’obesità infantile neanche fra i bambini più piccoli, di età prescolare. Questo dato potrebbe derivare dal fatto che l’obesità in questa fascia d’età non è legata a un forte consumo di bevande zuccherate ma ad altri fattori – perciò la sugar tax non ha mostrato i suoi effetti.

Abbiamo urgentemente bisogno di trovare modi per affrontare il numero crescente di bambini che vivono con l’obesità, altrimenti rischiamo che i nostri figli crescano affrontando gravi problemi di salute – ha spiegato la dottoressa Nina Rogers, fra gli autori dello studio. 

Questa è stata una delle ragioni per cui è stata introdotta la tassa sull’industria delle bevande analcoliche del Regno Unito e le prove finora sono promettenti. Abbiamo dimostrato per la prima volta che è probabile che abbia contribuito a prevenire l’obesità di migliaia di bambini ogni anno.

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Fonti: PLOS One / Cambridge University

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