Il rogo della Giubiana: l’antico rito lombardo-piemontese celebrato a fine gennaio per dire addio al rigido inverno

In Lombardia e in Piemonte l'ultimo giovedì di gennaio si brucia la Giubiana, un antichissimo rito che scaccia i mali dell'inverno attraverso il fuoco purificatore

Nella vita contadina i giorni della merla decretavano il passaggio dalle rigide temperature invernali a un clima progressivamente più mite ed erano per questo celebrati con riti propiziatori, diversi a seconda delle regioni.

In Lombardia, soprattutto nell’area occidentale pedemontana, e in alcune zone del Piemonte, l’ultimo giovedì di gennaio (proprio all’inizio dei giorni più freddi dell’anno), si usa bruciare la Giubiana, anche nota come Gibiana, Gioeubia, Giubbiana, o Giòbia e Giobiassa in Piemonte.

Secondo la teoria più accreditata il nome deriverebbe da quello del dio romano Giove, ma c’è anche chi lo fa risalire a Giunone, Giano o Diana. In ogni caso, il nome della festa denota origini precristiane. 

Il rogo della Giubiana, fantoccio dalle sembianze di strega, ha un importante valore simbolico: propizia infatti la rinascita scacciando l’inverno e tutti i mali dell’annata appena trascorsa.

La leggenda della Giubiana

Esistono diverse leggende sulla Giubiana, una di esse la descrive come una strega che viveva nei boschi e indossava calze rosse per coprire le lunghe gambe, grazie alle quali si spostava di albero in albero senza toccare terra.

Dato che terrorizzava i bambini e l’ultimo giovedì di gennaio era solita mangiarseli, proprio quel giorno una mamma decise di attirarla preparando un piatto di risotto con la luganega.

La strega divorò il piatto e non si accorse che il sole stava sorgendo e dato che quest’ultimo uccide le streghe, morì. Ecco perché il primo piatto dei giorni della merla è proprio il risotto con la luganega che, secondo tradizione, porta fortuna e abbondanza.

FONTI: ilvaresotto/inLombardia

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