Troppi pesticidi (e anche glifosato) sulle mele della Val Venosta, la nuova analisi conferma: “c’è da preoccuparsi”

L'Umweltinstitut München, istituto ambientale di Monaco di Baviera, ha reso noti i dati sui pesticidi in Alto Adige/Südtirol. Un'analisi che non ha precedenti in Europa e che, anche se si riferisce al 2017, mostra una situazione davvero molto seria che non sappiamo se sia sostanzialmente migliorata negli anni (ma temiamo di no)

I dati che emergono dall’ultima indagine del Umweltinstitut München, istituto ambientale di Monaco di Baviera, sull’uso di pesticidi in Alto Adige, mostrano una situazione allarmante: vi è un impiego di principi attivi estremamente pericolosi e un utilizzo initerrotto di prodotti fitosanitari per svariati mesi, il che provoca un’esposizione multipla a più pesticidi (il cosiddetto effetto cocktail).

Ma partiamo dall’inizio. L’uso di pesticidi in Alto Adige/Südtirol è legato principalmente alla coltivazione delle mele. Nel 2017, dopo aver parlato e dato risalto al problema del largo impiego di pesticidi nella zona, l’allora referente per l’agricoltura dell’Umweltinstitut, Karl Bär, è stato accusato di diffamazione ai danni dell’agricoltura altoatesina dall’assessore provinciale all’Agricoltura e da centinaia di agricoltori altoatesini.

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Bär è stato poi assolto nel 2022 ma la questione pesticidi è ancora aperta e questa nuova analisi, che ha preso in esame i dati contenuti nei registri riferiti alla melicoltura della Val Venosta, svela per la prima volta quali pesticidi sono stati utilizzati, quando e in che quantità.

Si tratta di informazioni che finora non sono mai state di pubblico dominio e il Umweltinstitut München definisce il suo lavoro:

Un’analisi comparabile e dettagliata sull’effettivo utilizzo dei pesticidi in un territorio, non ha precedenti in Europa.

Già studi precedenti avevano segnalato l’uso eccessivo e pericoloso di pesticidi nella melicoltura intensiva ma questa nuova analisi, che ha utilizzato i dati del 2017 relativi a 681 aziende frutticole della Val Venosta (operanti su un totale di 3.124 ettari di superficie produttiva, quasi la metà di quella complessiva di questa zona), non fa che confermare che la situazione è preoccupante.

Basti pensare che, dall’inizio di marzo alla fine di settembre 2017, in questa valle dell’Alto Adige non c’è stato un solo giorno in cui i meleti non sono stati irrorati con pesticidi.

Ma fa riflettere anche un altro dato: su un totale di 83 principi attivi utilizzati, 17 erano già presenti nell’elenco ufficiale dei candidati alla sostituzione dell’Ue nel 2017, si tratta infatti di principi attivi particolarmente preoccupanti e che devono essere sostituiti al più presto con alternative sostenibili.

Fabian Holzheid, referente politico dell’Umweltinstitut ha dichiarato:

Quando nel 2017 abbiamo denunciato l’uso massiccio di pesticidi nella melicoltura intensiva altoatesina, la Giunta provinciale ci ha trascinati in tribunale. L’analisi che presentiamo oggi dimostra ancora una volta che le nostre critiche erano assolutamente lecite.

Dall’analisi emerge infatti, tra le altre cose, che in media su ogni meleto sono stati fatti 38 trattamenti antiparassitari:

Il dato si riferisce al numero delle singole applicazioni dei principi attivi. Spesso, durante un’irrorazione, gli agricoltori applicano diversi principi attivi in contemporanea. Dai dati non si evince se tali applicazioni siano state effettuate in un’unica soluzione, sotto forma di miscela, o distribuite in diversi passaggi durante la giornata.

Ma quali pesticidi sono stati usati sui meleti della Val Venosta?

Christine Vogt, una delle autrici dell’indagine e referente per l’agricoltura dell’Umweltinstitut ha dichiarato:

La nostra analisi evidenzia come nel 2017, in Val Venosta, siano stati utilizzati numerosi pesticidi in melicoltura. Pesticidi che possono rivelarsi pericolosi per la salute di chi li utilizza e per quella dei residenti locali. Molti dei pesticidi più frequentemente utilizzati possono essere potenzialmente dannosi per la riproduzione umana o cancerogeni. L’erbicida totale glifosato, che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms ha classificato come “potenzialmente cancerogeno”, risulta essere il quinto pesticida più comunemente impiegato nei meleti. È stato rilevato anche il clorpirifos metile, attualmente vietato, pericoloso perché può causare disturbi dello sviluppo neurologico dei bambini in stato embrionale.

Di che pesticidi parliamo? L’analisi evidenzia che si trattava spesso di sostanze pericolose per l’ambiente e gli insetti, come ad esempio gli Icneumonoidei (una famiglia di vespe), ma anche pesticidi classificati dall’Ue come “potenzialmente dannosi per la riproduzione” come:

  • Penconazolo
  • Fluazinam
  • Fosmet

o classificati come “potenzialmente cancerogeni” nell’Ue come:

Tra i più utilizzati (dall’89% delle aziende agricole) c’è l’Etofenprox, pericoloso per gli organismi acquatici, le api e altri insetti.  Anche il neonicotinoide Thiacloprid è stato tra i più utilizzati (dal 65% delle aziende agricole).

Come scrive l’Umweltinstitut München, poi:

In oltre la metà dei trattamenti esaminati si evidenzia l’applicazione in contemporanea di più agenti chimici. Inoltre, si riscontra come nello stesso giorno siano stati spruzzati fino a nove agenti diversi. Questo nonostante ci siano chiare evidenze in merito al cosiddetto effetto cocktail, e quindi alla possibilità di modificare o intensificare gli effetti dannosi su uomo e ambiente da parte di una miscela di pesticidi diversi. Un aspetto ancora poco considerato nella procedura di approvazione dei pesticidi nell’UE.

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Questa è la fotografia del 2017 ma temiamo che la situazione non sia sostanzialmente migliorata negli anni. Lo testimonia anche un recente studio che ha evidenziato come l’inquinamento che arriva dalle colture intensive di mele e di vino sugli spazi pubblici sia sempre più invasivo in Alto Adige. Leggi anche: Altalene e pesticidi: la contaminazione nei parchi giochi per bambini è sempre più grave in Alto Adige

Quali possono essere le alternative?

Come ha dichiarato Christine Vogt:

Che si tratti di fungicidi, insetticidi o erbicidi, quasi il 90% di tutti i trattamenti con pesticidi effettuati dalle aziende agricole nel 2017 erano a base di sostanze chimiche di sintesi. Esistono però misure alternative e più sostenibili come, ad esempio, la scelta da parte delle aziende agricole di piantare varietà di mele più resistenti, tenere sotto controllo le piante infestanti con appositi macchinari e promuovere gli antagonisti naturali ai parassiti invece di combatterli con l’abbattimento chimico.

In seguito a questa analisi, l’Umweltinstitut chiede – tra le altre cose – l’immediato divieto dell’uso dei pesticidi più pericolosi e degli erbicidi nei frutteti altoatesini.  Inoltre, l’organizzazione ambientalista sostiene la necessità di eliminare gradualmente l’uso dei pesticidi chimici di sintesi in tutta Europa entro il 2035.

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Fonte: Umweltinstitut München

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