Quando un vostro parente è ricoverato in ospedale, dovete partorire o andate al pronto soccorso, sapete come comportarvi? Conoscete i vostri diritti in quanto pazienti o familiari in merito a visite ed orari? Probabilmente no. Con l'aiuto di Mirko Damasco di Salvagente Italia abbiamo fatto chiarezza su questo tema tanto delicato quanto importante (ma di cui nessuno parla)
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Avere un parente o un amico in ospedale è già di per sé una situazione difficile da gestire a livello emotivo, ma spesso ad aggravare la cosa si presentano dei problemi di natura logistica. Vi è mai capitato di dover accedere in qualche struttura che invece risulta quasi “blindata” per i visitatori che vogliono dare conforto e far sentire la propria vicinanza ai malati?
Purtroppo dopo la pandemia, le nostre esperienze in ospedali o Rsa sono spesso cambiate (in peggio) e incontrare difficoltà nell’accesso, orari di visite assurdi o inesistenti o ancora un vero e proprio ostracismo da parte della struttura, sono situazioni non rare.
Al contrario, gli ospedali dovrebbero essere dei luoghi – per quanto possibile – “aperti” dove, sia pur con delle doverose regole, si possa assistere magari un padre o una madre morente, una donna che sta per partorire o ancora un bambino che ha bisogno di fare un intervento (ma questi sono solo i casi più eclatanti).
Quello che probabilmente non sapete è che, in realtà, gli ospedali sono (o dovrebbero essere) per legge più aperti di quanto non mostrano nel quotidiano. E se ci troviamo di fronte a difficoltà è importante conoscere i nostri diritti, sia in quanto pazienti che accompagnatori/visitatori.
Oggi vogliamo parlare di un’iniziativa che consideriamo di fondamentale importanza ma che pochi conoscono e di cui nessuno (incredibilmente!) parla.
A lanciarla, già da alcuni anni, è stato Salvagente Italia e il suo Presidente Mirko Damasco. Si tratta di “Ospedali aperti“, una battaglia che dovremmo fare tutti insieme, perché tutti accediamo (volenti o nolenti) negli ospedali, nelle RSA o nelle sale parto e nel momento del bisogno potremmo essere proprio noi a trovarci in difficoltà.
Abbiamo contattato Mirko per saperne di più.
La prima cosa ci ha detto – e che molti non sanno (ma fa riflettere) – è che in altri Paesi, pensiamo a Svezia e Finlandia ad esempio, gli ospedali non hanno orari di visita, il che non vuol dire che tutti stanno dentro e fanno quello che vogliono (ci sono comunque delle regole) ma che questi Paesi hanno capito – probabilmente meglio di noi – l’importanza per un malato (ma anche per una donna che deve partorire) di avere a fianco un parente.
Ma esiste un motivo sanitario per cui non possiamo entrare con facilità ad assistere un nostro parente in ospedale?
In realtà non c’è. È ormai dimostrato che le infezioni non aumentano e il Covid l’ha solo confermato, dato che si è diffuso con gli operatori non i parenti (che non potevano entrare).
Dopo la seconda ondata di Covid, Salvagente Italia ha iniziato a ricevere numerose segnalazioni e testimonianze di persone che non riuscivano ad accedere in ospedale, neanche se il padre stava morendo o la moglie era in procinto di partorire.
Fatti gravi e non giustificati. Mirko ci racconta una testimonianza davvero emblematica e terribile:
La storia che più ci è rimasta impressa è quella di una mamma di Pordenone con una morte intrauterina al nono mese, dentro da sola ad affrontare il parto e il marito seduto in macchina nel parcheggio.
Ma le segnalazioni di partorienti (o donne nel post parto), bambini ai cui genitori non viene consentita l’alternanza nell’accudimento o ancora di persone morenti che non si possono consolare, sono moltissime e arrivano giornalmente alla mail del Salvagente.
Dopo la seconda ondata di Covid, l’associazione ha iniziato prima a chiedere con una petizione e poi con degli scioperi della fame del Presidente, che le cose cambiassero ovvero che fosse emanata una legge per tutelare pazienti e familiari alle prese con le regole troppo rigide (e spesso assurde) degli ospedali.
Una battaglia che ci tiene a sottolineare Mirko:
Non ha nulla di etico, politico o religioso. Non si tratta di fare i buoni e far entrare i parenti, si parla di un qualcosa di scientifico. Qualsiasi pubblicazione oggi dimostra che la relazione cura e fa parte del percorso terapeutico. Il sillogismo è semplice: se il tuo paziente ha bisogno di essere idratato tu non pensi a sospendergli le flebo, allo stesso modo non vanno sospese le visite.
Grazie alla battaglia del Salvagente, una legge che tutela pazienti e familiari ora esiste, si tratta della n.11 del 18 febbraio 2022 che riguarda ospedali, sale parto ma anche RSA.
L’avvocato Valentina Starinieri ha scritto la parte di legge che riguarda queste tematiche e che poi è stata approvata.
Cosa dice la legge: quanto e come possono accedere parenti e famigliari in ospedale
La rivoluzione di questa legge è che stabilisce che i Direttori sanitari non hanno più la discrezionalità di vietare le visite dei parenti in nessun reparto ospedaliero (compresa la terapia intensiva), RSA o sala parto.
Possono però applicare misure più o meno restrittive, ad esempio chiedere un tampone. Quello che non possono fare è impedire l’accesso, neanche se si tratta di pazienti covid (in questo caso si useranno tutte le precauzioni necessarie, ovviamente).
Durata minima di visita giornaliera
Il diritto di visita è minimo di 45 minuti al giorno. Ogni ospedale può decidere una tempistica delle visite ma non può mai scendere sotto i 45 minuti:
Quindi tutti quelli che fanno 30 minuti o 15 minuti a giorni alterni non possono. La legge dice tutti i giorni almeno 45 minuti, se sei sotto questo parametro non stai rispettando la legge.
Importanti eccezioni per partorienti e anziani over 85
La donna che deve partorire ha diritto ad un caregiver che non è un visitatore ma può rimanere con lei sempre, H24 (una persona scelta dalla donna e non per forza il marito). Lo stesso diritto lo hanno anche i pazienti sopra gli 85 anni.
La legge non parla specificatamente di parto, la “questione caregiver” è trattata da raccomandazioni Iss e da alcune leggi regionali, ha quindi valore normativo:
Gli ospedali che ti dicono puoi entrare dal travaglio attivo non stanno rispettando la legge.
Naturalmente c’è da usare un po’ anche il buonsenso, ricorda Mirko, considerando le situazioni spesso carenti – anche in termini di spazi – degli ospedali italiani:
È vero che la legge stabilisce che posso rimanere giorno e notte, però se l’ospedale mi dice che posso rimanere solo fino a mezzanotte, bisogna vedere un attimo la situazione. Oggettivamente ci sono ospedali dove le partorienti sono 4 in stanza e 4 mariti non entrano. Quindi un conto è che non lo fanno entrare proprio, un conto è che magari gli dicono puoi rimanere 4-5 ore. Dipende un po’ dai casi.
Cosa fare se non si riesce ad accedere in ospedale
La procedura del Salvagente quando riceve segnalazioni di difficoltà ad accedere in ospedale (e sono tantissime) è la seguente: prima manda una Pec, se non funziona l’avvocato segue il diritto dei pazienti/accompagnatori anche telefonando e parlando con i Dirigenti ospedalieri. Si lavora poi anche tramite i social.
In questo modo:
Noi abbiamo il 100% di riuscita – ricorda Mirko
E questo è un esempio recente, preso dalla pagina Facebook del Salvagente.
Ma le partorienti spesso segnalano la situazione troppo tardi, quando magari sono già in travaglio e non fanno entrare il papà. In questo caso è più difficile agire, perché è una situazione urgente, il consiglio quindi a tutte le donne in gravidanza è quello di informarsi prima sulle abitudini dell’ospedale o clinica in cui si intende partorire:
Sei al 7°/8° mese scrivi una mail o chiami l’ospedale e chiedi com’è la politica di ingresso. Se scopri che non è adeguata hai così tutto il tempo di intervenire.
E al pronto soccorso?
Il pronto soccorso è come se fosse un reparto ospedaliero, ci spiega Mirko, e dunque fa riferimento sempre a questa legge:
Anche al pronto soccorso si può avere un accompagnatore, l’unica eccezione è se sei in un trattamento di urgenza (ovvero un codice rosso), lì è previsto che il parente non entri ma può rimanere in sala d’aspetto.
Bambini
Tante segnalazioni arrivano al Salvagente anche per quanto riguarda i bambini, alcuni ospedali fanno una sorta di “àut àut” tra padre e madre, ma non è corretto:
Nella legge c’è scritto specificatamente che il bambino, ove possibile (si intende fondamentalmente dove c’è spazio), può avere tutti e due i genitori accanto. Se nella stanza non entrano entrambi i genitori questi possono comunque alternarsi tutte le volte che vogliono. E questo purtroppo molti ospedali non lo rispettano.
La stessa regola vale anche nella terapia intensiva. La legge non prevede eccezione di reparti.
Arrivate preparati e consapevoli dei vostri diritti
La segnalazione al Salvagente può essere fatta in seconda battuta. La prima cosa da fare è essere consapevoli dei propri diritti in quanto pazienti o accompagnatori.
Citare la legge n.11 del 18 febbraio 2022 può essere importante se vi trovate in ospedale in difficoltà, così come anche nominare il Salvagente Italia, specificando che ci si rivolgerà a loro (e al loro avvocato) se non si riuscirà ad ottenere quanto richiesto (e dovuto secondo la legge):
moltissime volte è successo che quando le persone hanno citato la legge che era dalla loro parte e anche noi del Salvagente (il cui nome inizia a far paura perché i dirigenti ospedalieri sanno che non molliamo) poi li hanno fatti entrare.
I carabinieri o le forze dell’ordine, al contrario, non possono essere utili.
Noi crediamo che questa “battaglia” sia doverosa e che tutti noi – pazienti o accompagnatori a seconda dei casi – dovremmo conoscere bene i nostri diritti e batterci, per quanto possibile, per farli sempre rispettare.
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