La Natura si guadagna un posto nel CDA di una grande azienda. È una svolta epocale e la dobbiamo a Faith in Nature, azienda inglese di cosmetici
Faith in Nature ha annunciato il suo nuovo membro nel consiglio direttivo: la Natura. Il marchio scozzese di prodotti per la cura della casa e della bellezza è il primo al mondo a dare alla Natura voce in capitolo legale nella sua strategia aziendale, modificando di sana pianta lo statuto della società per dare al mondo naturale gli stessi diritti di voto di qualsiasi altro amministratore della società.
La natura sarà rappresentata nel consiglio attraverso un ruolo di delega in base al quale un essere umano sarà legalmente obbligato a parlare a nome del mondo naturale, agisce per conto della natura (proprio come un tutore agisce per conto di un bambino nei tribunali), si legge sul sito.
Così, dopo la rivoluzionaria decisione di Patagonia, un altro provvedimento innovativo potrebbe portare un cambiamento nel modo di fare business, tenendo conto delle conseguenze sulla natura.
Il marchio fornirà a un Guardian, un “tutore”, tutte le risorse per consultare esperti su qualsiasi cosa, dall’approvvigionamento degli ingredienti al confezionamento, per prendere decisioni più informate che mettano al primo posto le esigenze della natura.
Ma in cosa consiste la scelta di Faith in Nature concretamente?
Il nome dell’azienda significa letteralmente “Fede nella Natura” e da sempre, dal 1974, ha messo al centro proprio la natura. Classificata tra le più “sostenibili”, nei mesi scorsi in quattro e quattr’otto ha deciso di cambiare formalmente anche la propria governance.
Così, secondo la nuova versione dello statuto, missione dell’azienda sarà promuovere il suo successo a beneficio dei suoi membri, facendo del suo meglio per avere un impatto positivo sulla Natura nel suo complesso. E minimizzare le conseguenze nocive delle proprie attività e delle operazioni aziendali sulla stessa Natura.
Da qui, l’inserimento di un articolo che prevede che il consiglio di amministrazione includa almeno un “tutore” che sia “in grado di agire in nome della Natura” (Guardian è il termine che identifica appunto l’equivalente del nostro “tutore”).
Il Guardian tutelerà e preserverà gli interessi dell’ambiente nell’attività produttiva e nei processi decisionali dell’azienda. E non solo: le modifiche allo statuto hanno anche individuato le “questioni riservate alla natura” (Nature related matters) e stabilito che per tutte le riunioni del cda che le riguardano il quorum per le votazioni debba includere il rappresentante della natura.
Infine, una volta all’anno dovrà essere pubblicato un “Nature report”, che ovviamente vada a descrivere l’impatto complessivo dalle attività aziendali. Non è bellissimo?
Crediamo in un futuro in cui i diritti della natura siano rappresentati e rispettati in ogni attività. Quindi condividiamo il nostro processo nella speranza che altri facciano lo stesso.
E, infatti, convinta che anche altre aziende debbano mettere in pratica le loro parole sulla sostenibilità, Faith in Nature ha documentato l’intero processo legale che ha attraversato e condivide QUI liberamente una guida con chiunque sia interessato a portare la Natura al tavolo delle decisioni aziendali.
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Fonte: Faith in Nature
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