Quel delfino che sarebbe morto per un selfie: cosa (non) dovrebbe fare un turista responsabile

Sulla scia della scioccante notizia del delfino che sarebbe stato torturato e ucciso dai turisti per un selfie, ci siamo chiesta cosa debba realmente fare un vero turista responsabile in questi casi

Lo avrebbero preso dall’acqua e trasportato sulla spiaggia per un selfie: è rimbalzata su tutte le pagine, nel tardo pomeriggio di ieri, la notizia del piccolo delfino che in Argentina srebbe stato letteralmente torturato dai turisti. Lo avrebbero ucciso perché potessero scattare delle foto ricordo con lui.

Il tempo trascorso tra le ingannevoli braccia umane, infatti, gli sarebbeè stato fatale. Nessuno di quei turisti avrebbe pensato che tenere quel povero delfino lontano dall’acqua e sotto il sole lo avrebbe condannato a morte

Ciò che renderebbe ancora più spietato l’episodio, se possibile, è che si tratta di un tipo di delfino classificato come “vulnerabile” dalla Iucn (L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), dal momento che attualmente esistono meno di 30mila esemplari appartenenti a questa specie, la “franciscana”.

Anche se le versioni su questa storia sono discordanti (alcuni sostengono che il deflino già fosse morto),.

Se fosse vero, non si tratterebbe nemmeno dell’unico caso al mondo. Già qualche anno fa un delfino fu maltrattato dai bagnanti della città cinese di Sanya, nella provincia di Hainan, che lo sollevarono ripetutamente fuori dall’acqua per fare delle fotografie (e ci scommetto la testa che di casi del genere ce ne sono a iosa…).

Delfino maltrattato

Il turista responsabile, cosa deve fare

Sulla scia di queste scioccanti notizie, ci siamo allora chiesti cosa dovrebbe fare o non fare in questi casi un turista con un minimo di coscienza, responsabile e consapevole di essere solo un ospite della terra che sta calpestando.

foto animali

In molti luoghi di tutto il mondo, spesso ai turisti viene offerta la possibilità di farsi fotografare con un animale selvatico. E può capitare a un loris lento fuori a un bar sull’isola di Phuket, o a una scimmia vestita a Marrakech o a un cucciolo di leone a Cancun.

Tutto ciò può sembrare tutto sommato carino e “caratteristico”, ma il vero turista responsabile sa che questi animali sono stati molto probabilmente oggetto di abusi. Chris Pitt, di Right Tourism, spiega i migliori consigli per aiutarvi a sapere cosa fare se qualcuno si avvicina per una foto:

1. Non lasciatevi ingannare dal “legame” che appare tra il proprietario e l’animale. Quasi sempre, infatti, quell’animale è puramente una fonte di reddito, non è un animale domestico, e in molti luoghi del settore è un business gestito da bande criminali organizzate.

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2. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto dell’animale. Sembrano rilassati e felici, ma molti di loro, per esempio i loris lenti, hanno un meccanismo di difesa che li fa quasi immobilizzare o li fa essere estremamente docili se sotto stress.

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3. Non crediate che “una foto veloce non farà male”. Lo farà eccome, perché ogni foto scattata significa mantenere questa “industria dell’orrore” in vita.

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4. Non siate tentati dall’idea di “salvare” l’animale comprandolo, perché così si causerebbe solo un altro problema e nel giro di un paio di giorni, un altro animale sarà preso dal suo ambiente naturale per riempire lo spazio.

5. Girate alla larga, via di lì, la foto non si fa.

Elefante

6. Per rincarare la dose potete scrivere all’ente turistico regionale o nazionale (sia all’interno di quel Paese che all’estero) e lamentarvi del problema. La pressione internazionale può aiutare. E la stessa cosa potete farla con il tour operator con cui avete eventualmente viaggiato

7. Spargete la voce sui social network, ditelo a tutti i conoscenti. Se sempre più persone conoscono pratiche così losche, forse un giorno questo tipo di commercio morirà

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