RAEE: con Trashware a Cesena nuova vita ai vecchi computer

Recuperare i computer non più utilizzati perché obsoleti o con qualche piccolo problema di funzionamento per metterli a disposizione di scuole, associazioni di volontariato o altre realtà cittadine che ne dimostreranno l'esigenza. Questo l'obiettivo di Trashware Cesena, il progetto di riutilizzo dei personal computer usati che prende il via nella città romagnola grazie alla convenzione firmata nei giorni scorsi dal Comune di Cesena

Recuperare i computer non più utilizzati perché obsoleti o con qualche piccolo problema di funzionamento per metterli a disposizione di scuole, associazioni di volontariato o altre realtà cittadine che ne dimostreranno l’esigenza. Questo l’obiettivo di “Trashware Cesena“, il progetto di riutilizzo dei personal computer usati che prende il via nella città romagnola grazie alla convenzione firmata nei giorni scorsi dal Sindaco Paolo Lucchi per il Comune di Cesena , dal Presidente Giuseppe Placucci per il Polo Scientifico – Didattico di Cesena, dal consigliere Roberto Sacchetti per Hera S.p.A. e da Luca Lo Iacono per l’associazione universitaria S.P.R.I.Te. (costituita fra studenti del Polo Scientifico – Didattico di Cesena afferenti ai Corso di Studio in Scienze e Tecnologie Informatiche).

Operativa già dai primi giorni di gennaio 2011 questa convenzione, in pratica, permetterà di avere meno rifiuti elettronici nei cassonetti e più computer a disposizione di chi ne ha bisogno. Il tutto grazie alla valorizzazione delle capacità dei giovani universitari a cui è affidata la gestione della bella iniziativa.

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Grazie a questo progetto, che diventerà operativo dall’inizio di gennaio 2011 – sottolinea il Sindaco Lucchi – Cesena si pone fra le città all’avanguardia per il recupero di materiale tecnologico: a tutt’oggi sono appena una ventina le realtà italiane che si occupano di trashware. Ricordo che quando, durante la campagna elettorale, incontrai gli universitari, il trashware fu una delle principali richieste che formularono, insieme al wifi. Oggi il trashware diventa una realtà, mentre anche per il wifi ci saranno presto novità importanti“.

A beneficiare del progetto e dei pc usati anche i privati cittadini che non hanno la possibilità di acquistare attrezzatura informatica nuova. Ma come funzionerà in pratica?

Come viene precisato sul sito del Comune, il recupero avverrà “ unendo i componenti di due o più pc, in modo da realizzarne uno perfettamente funzionante. Verificato il funzionamento dell’hardware, si procederà all’installazione di software libero, cioè privo dei costi di licenza e con necessità di potenza ridotte”.

La scelta di ricorrere all’open source si giustifica sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista funzionale e tecnico essendo questo tipo di software estremamente manipolabile e in grado di assumere la migliore configurazione possibile e adattarsi a uno specifico computer o al suo ambito di utilizzo. In questo modo, “anche macchine vecchie avranno sempre la possibilità di funzionare. – spiegano i promotori dell’iniziativa – Spesso quando si passa ad un sistema operativo superiore o a programmi più nuovi, l’hardware viene meno alla sua capacità di lavoro e inevitabilmente questo determina la necessità di comprare nuovi computer anche se quelli vecchi sono stati utilizzati per una minima capacità della loro potenziale esistenza”.

A gestire operativamente il progetto L’Associazione Studentesca S.P.R.I.Te che attraverso il sito internet www.trashwarecesena.it avrà il compito di “gestire la ricezione dei PC ceduti, eseguire le riparazioni finalizzate al ripristino/riutilizzo dei computer, gestire la lista di richieste da parte delle realtà cittadine interessate, organizzare momenti di formazione sull’uso di base dei computer ceduti per i cittadini o le associazioni della città”, insomma gestire la domanda e offerta di attrezzature, oltre che informare periodicamente gli altri soggetti firmatari della convenzione sull’andamento del progetto.

La priorità nel soddisfare le richieste verrà data alle scuole pubbliche e alle associazioni senza scopi di lucro e, in secondo luogo, verranno prese in considerazione le domande di privati e delle altre realtà.
Il progetto costerà 22 mila euro l’anno di cui 10 mila messi a disposizione dal Comune e 12 mila da Hera Spa.

Una bella iniziativa che speriamo venga presa ad esempio anche per altri comuni virtuosi nel resto della Penisola essendo il problema dello smaltimento dei rifiuti hi-tech di grande attualità costituendo essi più del 5% del totale di tutti i rifiuti generati dall’intero pianeta. Senza contare che anche la fabbricazione di un pc nuovo ha un notevole impatto ambientale: si calcola che, ad esempio, che nelle varie fasi di fabbricazione si utilizzino ben 1500 litri d’acqua oltre che l’impiego dei vari metalli pesanti.

Simona Falasca

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