La bellezza dei capelli inizia con lo shampoo

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sugli shampoo eco-bio

Nell’ultimo post avevo promesso che avrei parlato di qualche prodotto per la bella stagione, ma questa benedetta bella stagione sembra non voler arrivare mai, quindi ne approfitto per affrontare un tema che va di moda tutto l’anno: lo shampoo.

In questi giorni sono bombardata da pubblicità di shampoo che promettono “estasi per i capelli” e che poi nell’etichetta INCI rivelano incubi, non solo per i capelli; dall’altra parte, trovo ricette naturali fai da te senza un minimo di logica nella formulazione.

Spero di riuscire a fare un po’ di chiarezza, per chi si avvicina a questo mondo di alchimie, spignatti, letture compulsive delle etichette, sul vasto e meraviglioso mondo degli shampoo.

Cosa deve fare uno shampoo? Lavare, prima di tutto. Cosa serve a uno shampoo, o a un qualsiasi detergente, per lavare? I tensioattivi. Se per il viso, le mani e in generale la pelle del corpo si può riuscire a fare a meno dei tensioattivi (o a ridurne l’utilizzo), per quanto riguarda i capelli il discorso è più complesso, perché sul cuoio capelluto abbiamo molto più sebo da lavare rispetto al resto del corpo. Cosa sono i tensioattivi? Sono sostanze basiche (sali) capaci di rompere la tensione superficiale dell’acqua, agganciarsi allo sporco da una parte (la parte lipofila) e all’acqua dall’altra (la parte idrofila) e lavare quindi via lo sporco dalla nostra pelle. Esistono tensioattivi ricavati da sostanze vegetali e tensioattivi ottenuti da molecole vegetali e di sintesi; alcuni tensioattivi sono più delicati rispetto ad altri e tendenzialmente quelli più aggressivi sono anche quelli che producono più schiuma e lavano di più. Uno shampoo ben formulato in genere contiene più di un tensioattivo per fare in modo che il prodotto finito sia lavante ma non aggressivo, così da non provocare irritazioni o reazioni allergiche.

Trattandosi di un detergente per capelli e non di un detersivo per i pavimenti, lo shampoo contiene, oltre ai tensioattivi, delle sostanze funzionali che idratano e districano i capelli, una profumazione, un regolatore di pH (lo shampoo è e deve essere leggermente acido) e il conservante, indispensabile poiché lo shampoo contiene prevalentemente acqua.

Detto questo, tutti gli ingredienti sopraelencati possono essere eco-bio o non esserlo e quindi nello shampoo possiamo trovare sostanze di sintesi o sostanze di derivazione vegetale, profumi o oli essenziali, conservanti ammessi nella cosmesi eco-bio o parabeni. Lo shampoo, così come lo conosciamo, può essere preparato in casa acquistando dai soliti siti specializzati materie prime eco-bio e studiando un po’ la formulazione dei detergenti; oppure, se non abbiamo tempo e voglia, possiamo comprare shampoo certificati, preparati da mani esperte.

Se scegliete questa seconda strada, vi consiglio questo shampoo delicato al girasole (linkaffiliazione). Oltre ad avere un buon INCI, l’ho provato e vi assicuro che pulisce bene, non è aggressivo e mantiene i capelli puliti a lungo (anche per chi, come me, ha i capelli che si sporcano in pochissimo tempo). Oltre a consigliarvelo, prendo come spunto l’etichetta di questo prodotto per chiarire meglio l’aspetto degli ingredienti: lo shampoo contiene al primo posto acqua, vari tensioattivi che lavano e hanno proprietà condizionanti (ammonium lauryl sulfate, cocamidopropyl betaine, sodium chloride, sodium phytate, coco glucoside, glyceryl oleate) sostanze funzionali, in questo caso le proteine idrolizzate del grano e l’olio di girasole (hydrolyzed wheat protein, helianthus annuus seed oil; la guar hydroxypropyltrimonium chloride è invece un antistatico) conservanti attivi contro la formazione di muffe, funghi, batteri (ethylhexylglycerin, phenoxyethanol), acido lattico per regolare il pH (lactic acid) e profumo.

Gli ingredienti di questo shampoo sono per la maggior parte a pallino verde secondo il Biodizionario; se provate a controllare gli ingredienti di un qualsiasi shampoo del supermercato, vedrete una pioggia di pallini rossi, indice che l’estasi per i capelli è ben lontana dalla realtà.

Arrivati a questo punto dovreste aver capito due cose: leggendo l’etichetta di uno shampoo si può stabilire se siamo di fronte a un buon prodotto oppure no e si può anche dedurre come formulare uno shampoo fai da te.

Passiamo ora agli shampoo naturali fatti in casa. Moltissime persone utilizzano la farina di ceci o il ghassoul, un’argilla saponina marocchina) mescolate all’acqua per lavarsi i capelli. Queste sostanze lavano poiché assorbono lo sporco, quindi hanno un’azione completamente diversa dai tensioattivi che abbiamo visto. Se usate questi ingredienti, dopo l’utilizzo vi consiglio di risciacquare i capelli con acqua e aceto, per chiudere le squame dei capelli ed evitare che questi diventino crespi nel tempo. Chiaramente questo metodo è meno pratico rispetto allo shampoo vero e proprio e non è adatto a tutti; ad esempio chi ha i capelli molto secchi, lunghi o ricci, difficilmente potrà trovarsi bene.

Le noci saponine, la radice saponaria e la corteccia di quillaia sono invece tensioattivi veri e propri ma sono molto aggressivi e possono dare reazioni allergiche; meglio utilizzare questi ingredienti per preparare detergenti per la casa.

Il sapone non va per niente bene per lavarsi i capelli, perché ha un pH troppo basico che tende a seccare la cute e i capelli.

I vari miscugli che mi capita di leggere in rete, spesso prevedono l’uso di vari ingredienti naturali (gel d’aloe, frullati di erbe), uniti all’acqua e senza conservanti, mi sento di sconsigliarli perché potrebbero essere aggressivi e perché se mal conservati possono dare seri problemi legati al proliferare di batteri, muffe e funghi all’interno della preparazione.

In conclusione: se volete uno shampoo naturale, ma allo stesso tempo sicuro, delicato e efficace, acquistatene uno eco-bio e certificato ICEA. Quando avrete trovato quello che fa al caso vostro, cercate di formularne uno simile.

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