L'Associazione italiana di difesa dell'ambiente ha reso noto, in questi giorni, “Pendolaria 2010”, un documento nel quale è stato tastato il polso delle strade ferrate nazionali, la loro incidenza sull'economia del Paese, le prospettive per l'anno prossimo. Il tutto, anche alla luce dei dati elaborati dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture nell'Allegato G del Documento di programmazione economico finanziaria (Dpef) 2010.
“Bambole, non c’è una lira”, confessavano senza falsi pudori i capicomici delle compagnie di avanspettacolo nell’Italia forse meno preparata culturalmente, ma più ficcante e onesta, degli anni 40. Secondo Legambiente, il concetto va applicato anche all‘attuale (e futura, nell’ottica del domani immediato) situazione delle ferrovie in Italia.
L’Associazione italiana di difesa dell’ambiente ha reso noto, in questi giorni, “Pendolaria 2010”, un documento nel quale è stato tastato il polso delle strade ferrate nazionali, la loro incidenza sull’economia del Paese, le prospettive per l’anno prossimo. Il tutto, anche alla luce dei dati elaborati dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture nell’Allegato G del Documento di programmazione economico finanziaria (Dpef) 2010.
Non è un Paese per treni
Il panorama che emerge da “Pendolaria 2010” indica un presente ferroviario che fa fatica nell’adeguarsi alla “concorrenza” del traffico veicolare e in un futuro tutt’altro che roseo. Con buona pace dei pendolari che, ogni giorno, utilizzano il treno per gli spostamenti casa – lavoro. E alla faccia dell’evidente vantaggio per l’ambiente apportato dalla mobilità in treno: meno veicoli a motore sulle strade, e di conseguenza – logicamente – una mobilità urbana meno congestionata e livelli inferiori di inquinamento atmosferico.
La responsabilità, affermano i responsabili di Legambiente, va, in parte, addebitata alla chiara preferenza, già a livello politico, conferita al trasporto su gomma, privato e pubblico, di persone come di merci. Lo afferma, senza mezzi termini, il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza: “Ci sono state, a livello di spostamento dei pendolari, delle scelte sbagliate e irresponsabili da parte del Governo – punta il dito Cogliati Dezza – Ci riferiamo al taglio di 1215 milioni di euro di fondi regionali che sarebbero dovuti andare a beneficio del trasporto ferroviario e la soppressione della norma della Finanziaria del 2008 che dava alle Regioni la possibilità di trattenere una parte delle accise sul gasolio per il miglioramento del servizio ferroviario dal 2011”.
Il risultato? È presto detto: dall’anno prossimo la situazione si prospetta in picchiata per il trasporto su ferrovia. E chi ne farà le spese, manco a dirlo, saranno i pendolari e l’ambiente.
“Asfalto” batte ferrovia 70 a 30 (in termini percentuali)
Diamo ancora qualche termine economico, secondo il report di Legambiente. Negli ultimi dieci anni, il settore dei trasporti su gomma ha ricevuto, in totale, 4 miliardi di euro, che nemmeno l’ultima Finanziaria ha “declassato” in favore del treno; lo prova uno stanziamento di 400 milioni destinato a sgravi e sconti su pedaggi e “Detrazioni varie”. Interventi di ampliamento, miglioria e costruzione ex novo per strade e autostrade hanno ricevuto, grazie alla Legge Obiettivo, più di 35 miliardi di euro dal 2002 a oggi.
Si dirà: spesso, gli interventi programmati sono necessari al miglioramento delle condizioni delle nostre strade. Ma ècurioso come, in un Paese chiamato a uniformarsi alle normative europee in materia di emissioni nocive (e, peraltro,unica Nazione in Europa a finanziare strade e autostrade con fondi pubblici pressoché doppi rispetto ai fondi destinati alle ferrovie), la quota capitale complessiva stanziata nell’ultimo decennio pesi a favore del traffico veicolare su gomma per il70%, mentre alle ferrovie è andato un ben più “misero” 30%, suddiviso fra reti metropolitane (16%) e reti ferroviarie (13,7% degli investimenti totali).
Le Regioni potrebbero intervenire. Ma poche lo fanno
Con la “riforma Bassanini” del 1999 era stato conferito un maggiore potere decisionale alle Regioni, che in materia di trasporto ferroviario potrebbero dire la loro. Il problema, rileva il documento di Legambiente, è che, spesso, le stesse amministrazioni locali tendono a privilegiare il trasporto su gomma.
Fra i territori “virtuosi”, in questo senso, va annoverata la Provincia autonoma di Bolzano, che nel 2010 ha investitol’1% in più per i pendolari; mentre fra le Regioni a statuto ordinario, la Campania ha stanziato lo 0,64% del proprio Bilancio a favore delle ferrovie (grazie anche a 77 milioni di euro ricevuti per l’acquisto di nuovi treni e l’adeguamento strutturale dei convogli esistenti). Segnali positivi anche dalla Puglia, intervenuta con 60 milioni di euro per rimpolpare il parco convogli delle Fse (Ferrovie Sud Est) e delle Fal (Ferrovie Apulo Lucane), nonché dalla Toscana, una delle regioni italiane che dimostrano di credere sempre più al trasporto dei pendolari via treno e che, nel 2010, ha stanziato 41,4 milioni di euro per nuovi servizi e 8,6 milioni di euro per l’acquisto di treni a due piani.
Situazione in negativo, invece, per il Veneto (che anche nel 2010 ha deliberato lo 0,04% appena del proprio Bilancio per il trasporto su ferrovia e “Continua a ignorare le oltre 140mila persone che ogni giorni prendono il treno per andare al lavoro”); per l’Umbria e la Sicilia (“Nel 2010 non hanno stanziato nemmeno un euro per i pendolari”); e per Liguria e Piemonte(“Continuano una politica di disattenzione verso i viaggiatori, avendo stanziato lo 0,12% del proprio Bilancio regionale”).
Pericolo “tagli” al trasporto ferroviario
Il risultato della fotografia scattata da Legambiente è di un futuro difficile per la rete ferroviaria nazionale: “Con tutta probabilità, il 2011 sarà un anno nero per il trasporto ferroviario in Italia – evidenzia una nota di Legambiente a margine di Pendolaria 2010 – Saranno tagliati più di 150 treni a lunga percorrenza su 600, mentre rispetto al 2010 il traffico pendolare lamenterà un disavanzo di ben 800 milioni di euro, cioè il 45% delle risorse necessarie a garantire un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini, rispetto al 2010”.
Eppure, osservano i responsabili di Legambiente, alcuni dati sono positivi. Lo evidenzia, ad esempio, l’aumento del 57%dei viaggiatori giornalieri in Campania, nel periodo 2000 – 2010 grazie a miglioramenti nei servizi e all’abbonamento unico. O la crescita, in Toscana, che in alcune aree ha raggiunto il 75% grazie all’utilizzo dei treni a due piani e all’inaugurazione di tratte metropolitane.
L’obiettivo: 5 milioni di pendolari nel 2020
Cosa serve ai pendolari? “Più treni e investimenti per nuove carrozze, orari precisi e abbonamento unico”, indica Legambiente. E per l’atmosfera? È presto detto: più treni per avere meno emissioni nocive nell’aria. “Occorre puntare all’aumento del traffico dei pendolari fino ad arrivare a 5 milioni di cittadini trasportati nel 2020”, osserva Edoardo Zanchini, responsabile Trasporti per Legambiente.
Per arrivarci, Legambiente avanza alcune priorità: dal richiamo a Governo e Regioni alle proprie responsabilità, all’aumento di treni per i pendolari, a una maggiore cura nei servizi e ai trasporti urbani.
Piergiorgio Pescarolo
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