Scandalo Volkswagen: quello che le lobby europee già sapevano (e hanno nascosto) sulle false emissioni

Volkswagen, è guerra anche in Europa. La società tedesca avrebbe ammesso problemi analoghi alle emissioni delle sue auto anche nel Vecchio Continente. A confermarlo è stato il Ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrindt, che non sa però quanti degli 11 milioni di veicoli interessati dal software della discordia siano in circolazione in Europa

Volkswagen, è guerra anche in Europa. La società tedesca avrebbe ammesso problemi analoghi alle emissioni anche nel Vecchio Continente. A confermarlo è stato il Ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrindt, che non sa però quanti degli 11 milioni di veicoli interessati dal software della discordia siano in circolazione in Europa.

Secondo Dobrindt sarebbero coinvolti i motori diesel 1.6 e 2.0 della società tedesca. Ma il Ministro ha anche puntato il dito contro i veicoli di altri costruttori, invitando ai controlli a tappeto. In Europa, le auto diesel sono di gran lunga più diffuse rispetto agli Stati Uniti quindi dalle nostre parti il problema potrebbe essere molto esteso.

E come se non bastasse, a complicare ulteriormente la vicenda è una nuova denuncia del Guardian, che avrebbe visto dei documenti che mostrano che Francia, Gran Bretagna e Germania abbiano fatto pressione alla Commissione europea. L’obiettivo? Mantenere nascoste il fatto che alcune auto aumenterebbero le emissioni di anidride carbonica del 14% rispetto ai livelli reali.

I tre paesi sono accusati di ipocrisia per l’attività di lobby fatta dietro le quinte con l’obiettivo di non far trapelare l’inadeguatezza dei test sulle emissioni delle auto. Gli stessi paesi che avrebbero poi chiesto pubblicamente un’indagine sull’inquinamento prodotto dai modelli Volkswagen in Europa. Appena quattro mesi prima dello scandalo Volkswagen, stando a quanto riportato dal Guardian, le tre nazioni avrebbero escogitato una serie di scappatoie sui risultati di un vecchio test risalente al 1970, conosciuto come il NEDC, cioè la procedura certificata a livello mondiale per veicoli leggeri che dovrebbe essere sostituita nel 2017 con un nuovo sistema. Le scappatoie avrebbero aumentato le emissioni di CO2 delle auto nuove a 110 g di CO2 per km.

Le emissioni dei veicoli sono responsabili del 12% delle emissioni di carbonio in Europa e entro il 2021, tutte le nuove auto dovranno rispettare il limite UE di 95 grammi di CO2 per km.

Huw Irranca-Davies, deputato laburista e presidente del comitato di parlamentari per il controllo ambientale, ha dichiarato: “Dato che il Regno Unito sta lottando per abbattere le emissioni di carbonio e di altri inquinanti nocivi dai veicoli stradali, è estremamente preoccupante che il governo sembra stia cercando di annacquare la nuova proposta di programma di test su strada dell’UE”.

Mercoledì scorso, la commissione ambiente dell’Ue ha approvato un aggiornamento delle norme sulle emissioni auto UE che fissa i limiti per alcuni inquinanti tra cui NOx. Essi chiedono una nuova procedura di prova delle emissioni da eseguire entro il 2017 e prevede anche dei nuovi indicatori sul consumo di carburante di tutte le nuove automobili entro il 2019.

La salute pubblica dipende dalla buona qualità dell’aria, soprattutto nelle città dove vivono molte persone. La salute può essere influenzata dalle emissioni degli autoveicoli e di altri inquinanti”, ha detto l’eurodeputato Albert Dess. “Oggi la commissione ambiente ha dimostrato il suo forte sostegno per il completamento della procedura delle emissioni reali di guida. È molto importante che i veicoli stradali siano conformi alle leggi dure sulle emissioni non solo in laboratorio, ma anche nel mondo reale.”

La Commissione deve quindi introdurre un vero banco di prova delle emissioni di guida per tutti i veicoli omologati o registrate a partire dal 2015, con una sorta di “fattore conformità”. I nuovi requisiti dovrebbero entrare in vigore a partire dal 2018 per l’omologazione di nuovi modelli, e dal 2019 per tutti i nuovi veicoli.

La proposta legislativa dell’Ue punta ad affrontare alcune lacune nella legislazione esistente, tra cui la possibilità di inserire il metano nel calcolo delle emissioni di CO2, l’introduzione di un limite di emissione specifico per il biossido di azoto (NO2) e la possibilità per la Commissione di rivedere i cicli di prova attuali e prendere come base le “emissioni del mondo reale” che non corrispondono a quelle effettuate in un ambiente di laboratorio.

E in Italia? Forte è stata la denuncia di Francesco Ferrante, che nella nostra intervista su GreenBiz ha spiegato:

“Purtroppo i “trucchi” delle case automobilistiche sui dati delle emissioni, seppur “legali” sono noti da tempo e molte Ong qui in Europa (prima fra tutte Transport&Enviroment) le denunciano da anni. Lo “scherzo” consiste nel preparare i modelli auto per i test in laboratorio in modo da ottenere risultati sensibilmente migliori di quelli che poi si manifestano nella realtà. Si è calcolato che nella vita vera un’auto consumi in media il 23% in più (e in alcuni casi fino al 50%) di quanto risulterebbe dai test effettuati in laboratorio. I trucchi “legali” utilizzati? Sigillare con nastro tutte le fessure, usare lubrificanti speciali, pneumatici più gonfi del normale, non usare l’aria condizionata, staccare l’alternatore, modificare i freni in modo che facciano meno resistenza. Peraltro i test sono stati concepiti quando sul mercato c’erano vetture molto meno potenti di adesso e così auto più inquinanti risultano avvantaggiate nel confronto con quelle più piccole”.

Che sia questa la volta buona per il decollo delle auto elettriche?

Francesca Mancuso

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