Dopo il lancio della classifica di Greenpeace “Rompiscatole”, il mercato italiano del tonno in scatola inizia a dare segnali positivi. Ecco i risultati.
Alle volte, rompere le scatole, serve eccome. Dopo il lancio, a gennaio 2010, della classifica di Greenpeace “Rompiscatole”, il mercato italiano del tonno in scatola inizia a dare segnali positivi.
Il report sulla sostenibilità delle scatolette che tanto piacciono agli italiani, frutto di un confronto con il settore del mercato del tonno iniziato un anno fa, rompe le scatole a molti, da Mareblu a Callipo, da Riomare a Nostromo.
Ed ecco i primi risultati positivi, che evidenziano come il tema della sostenibilità stia diventando sempre più determinante nelle politiche aziendali.
Premiata AsdoMar, già al primo posto in occasione del lancio della classifica e, oggi, ancora più in alto grazie all’ulteriore prova di trasparenza nelle scelte aziendali per la sostenibilità. AsdoMar è tra i rari marchi a utilizzare parzialmente nei propri prodotti il tonnetto striato, specie non a rischio, pescata con metodi rispettosi della biodiversità, parliamo della pesca con lenza e amo.
Callipo, che a gennaio rientrava nella fascia rossa del “non ci siamo!”, avanza e raggiunge la zona arancio. L’azienda calabrese, infatti, è stata la prima a decidere di limitare al 25% l’utilizzo di tonno pescato con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD) nella propria produzione. Secondo Greenpeace, questa tecnica di pesca, non rispetta la biodiversità perché causa la cattura accidentale di tartarughe, squali ed esemplari immaturi di tonno, insieme a moltissime altre specie.
Sviluppando una politica per l’approvvigionamento sostenibile, Callipo raggiunge il “ci siamo quasi” di Greenpeace.
Anche Esselunga da prova di impegno. L’azienda è salita di alcune posizioni decidendo di non acquistare tonno trasbordato in mare, pratica che favorisce spesso attività illegali, diminuendo così l’impatto che la pesca del tonno ha sull’ambiente, seguita da Castiglione e Consorcio che, disponibile al dialogo con gli ambientalisti, abbandona il fondo della classifica.
Curiosi di sapere come si comporta Riomare?
L’azienda ha deciso di predisporre entro la fine dell’anno una politica di sostenibilità, avvicinandosi alle fasce dei virtuosi. Un segnale importante poiché Riomare, è uno dei primi marchi italiani del tonno in scatola coprendo il 30% del mercato nazionale.
Nostromo, invece, secondo a Riomare per presenza sul mercato, non dà segnali di miglioramento rimanendo sul fondo della classifica in compagnia di Mare Aperto della Star.
Greenpeace festeggia gli avanzamenti ma ricorda che c’è ancora molto da fare.
«Siamo soddisfatti di vedere che se prima il tema della sostenibilità era considerato da pochi, adesso le aziende iniziano a confrontarsi con queste problematiche e a porre maggior attenzione all’origine del tonno utilizzato nelle loro scatolette. Adottare dei principi scritti però non basta, bisogna dimostrare di essere in grado di metterli in pratica nella realtà. Alle parole devono seguire i fatti!» dichiara Giorgia Monti responsabile della campagna Mare di Greenpeace.
Dei 14 marchi in classifica, 10 rimangono nella zona rossa del “non ci siamo!” e nemmeno AsdoMar raggiunge il verde.
Dalle parole di Giorgia Monti, emergono alcune importanti richieste per la tutela di una specie preziosa come il tonno: eliminare gli attrezzi pericolosi, ridurre lo sforzo di pesca e tutelare con riserve marine le aree più importanti per queste specie, azioni decisive per salvare il tonno prima che gli stock tropicali vengano totalmente compromessi come è già accaduto per il tonno rosso del Mediterraneo.
Guarda la classifica “Rompiscatole”.
Serena Bianchi