Pizza napoletana patrimonio dell’umanità: all’Unesco arrivano 200mila firme (#pizzaUnesco)

Consegnate alla Commissione italiana Unesco le 200.000 firme raccolte per la petizione: “Proteggiamo il made in Italy: la pizza come patrimonio Unesco”

200mila sono le firme consegnate ieri all’Unesco per la petizione: “Proteggiamo il made in Italy: la pizza come patrimonio Unesco”, #pizzaUnesco.

Con essa, si chiede all’Unione europea di tutelare la pizza partenopea, o meglio “l’Arte della Pizza”, come bene dell’umanità e di sostenere la sua candidatura come bene immateriale.

La petizione per chiedere l’inserimento dell’Arte della Pizza nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” fu lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio su Change.org, con il sostegno della Coldiretti, dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e di Rossopomodoro e le prime 200mila firme raccolte sono state consegnate al Presidente della Commissione Italiana Unesco Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma in piazza.

Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale“, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. E non solo: con il riconoscimento si riuscirebbe probabilmente anche a garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione.

Un rischio diffuso soprattutto all’estero e un’occasione per fare chiarezza anche in Italia dove secondo un’analisi della Coldiretti quasi due pizze su tre (il 63%) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

Troppo spesso – conclude Moncalvo – viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale“.

Il prossimo step è ora arrivare al prossimo mese di marzo alla formalizzazione della pratica della candidatura dell'”Arte della pizza”, tra l’altro ferma dal marzo 2011, al Comitato Intergovernativo dell’UNESCO.

La raccolta firme continua anche nel mese di febbraio nei punti di raccolta e sul sito di Change.org:
https://www.change.org/p/proteggiamo-il-made-in-italy-la-pizza-come-patrimonio-unesco

Germana Carillo

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