Meno pesticidi nel cibo che mangiamo?

La quantità di pesticidi presente nei cibi che portiamo quotidianamente sulla nostra tavola sembra essere diminuita rispetto agli scorsi anni. Almeno questo è quello che dice l'Unione europea, secondo la quale il 97,4% dei campioni analizzati nell'UE nel corso del 2009 rientra nei livelli massimi consentiti per legge, con un margine di miglioramento dell'1% rispetto al 2008. A dare la notizia è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha pubblicato la terza relazione annuale sui residui di pesticidi, per fare un bilancio sull'esposizione dei cittadini ai residui chimici presenti nei cibi consumati quotidianamente.

La quantità di pesticidi presente nei cibi che portiamo quotidianamente sulla nostra tavola sembra essere diminuita rispetto agli scorsi anni. Almeno questo è quello che dice l’Unione europea, secondo la quale il 97,4% dei campioni analizzati nell’UE nel corso del 2009 rientra nei livelli massimi consentiti per legge, con un margine di miglioramento dell’1% rispetto al 2008. A dare la notizia è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha pubblicato la terza relazione annuale sui residui di pesticidi, per fare un bilancio sull’esposizione dei cittadini ai residui chimici presenti nei cibi consumati quotidianamente.

Ma come è stata fatta questa analisi dell’UE? Tutti i Paesi membri dell’Ue (inclusa anche l’Islanda e la Norvegia) hanno fatto analizzare quasi 68.000 campioni di prodotti alimentari per verificare la presenza di 834 pesticidi. Secondo i risultati ottenuti dall’analisi dall’EFSA ”sono stati superati più frequentemente nei campioni provenienti da Paesi esterni allo spazio economico europeo (6,9% dei campioni) che in quelli provenienti dai Paesi UE ed Efta (1,5% dei campioni). Nel complesso, le percentuali di superamento più basse si sono registrate nei prodotti alimentari di origine animale (0,3%)”.

Ma non è tutto, secondo l’Authority, con sede a Parma, la presenza negli alimenti di pesticidi in quantità superiori rispetto ai livelli massimi consentiti ”non comporta necessariamente timori sulla sicurezza” e ciò significa che secondo l’autorità la presenza di sostanze tossiche non comporta alcuna conseguenza sulla salute dell’uomo.

Dai dati emersi, rispetto al 2006, anno in cui è stata svolta l’ultima analisi di questo tipo, “la percentuale di superamento dei livelli massimi residui e’ scesa dal 4,4% all’1,4 %” e questo dovrebbe essere dovuto ”in parte all’armonizzazione degli livelli massimi residui, entrata in vigore nel settembre 2008; tuttavia al miglioramento potrebbero avere contribuito anche altri fattori, quali l’impiego più’ efficace degli strumenti legislativi che impongono a produttori e altri soggetti dell’industria di attuare sistemi di sicurezza nonchéle mutate modalità di impiego dei pesticidi in Europa”.

Questio dati ottimistici e le rassicurazioni sul rapporto pesticidi-salute forniti dall’Ue dovrebbero, dunque tranquillizzarci un minimo su quello che mangiamo e allora perché non riusciamo a rallegrarcene?

Forse perché l’analisi dell’Efsa andrebbe letta anche in funzione di quella sostenuta dall’ultimo dossier di Legambiente Pestici nel piatto 2011 che aveva sottolineato come i campioni di ortofrutta e derivati in Italia analizzati dalle ARPA regionali avevano sì “evidenziato una diminuzione dei campioni irregolari, ma anche una maggiore presenza di campioni multi residuo ovvero di campioni regolari che presentano contemporaneamente più e diversi residui chimici nello stesso campione di frutta, verdura o prodotto derivato”.

Ma forse questo nostro scetticismo deriva anche dal fatto che è ancora troppo fresco lo scandalo che proprio qualche mese fa ha investito l’Unione Europea riguardante il pesticida Roundup usato dalla multinazionale Monsanto (che ha provocato malformazioni genetiche) e che è stato nascosto per 30 anni proprio dalla UE. A rivelare le conseguenze nocive dei residui del pesticida infatti non è stata l’Efsa come dovrebbe essere, ma un rapporto scientifico, dal titolo “Roundup and birth defects: is the public being kept in the dark?”, realizzato da un team internazionale di studiosi e pubblicato lo scorso giugno.

Allo stato attuale quindi, aspettiamo a gioire e continuiamo nel nostro piccolo a rimanere scettici sugli OGM, a cercare di alimentarci con prodotti biologici e ad attuare piccole pratiche quotidiane per ridurre l’esposizione ai pesticidi.

Non sarà un toccasano definitivo, ma almeno limitiamo i danni!

Verdiana Amorosi

 

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