Cozze: a Napoli mitili infetti da Epatite A. L’allarme del ministero

Cozze con epatite A a Napoli. Provengono dallo stabilimento IRVEM di Bacoli (numero di riconoscimento CE IT 2 CDM) le cozze nelle quali è stato riscontrata la presenza del virus dell'epatite A e del Norovirus (virus della famiglia dei Caliciviridae, responsabili di gastroenteriti acute di origine non batterica).

Cozze con epatite A a Napoli. Provengono dallo stabilimento IRVEM di Bacoli (numero di riconoscimento CE IT 2 CDM) le cozze nelle quali è stato riscontrata la presenza del virus dell’epatite A e del Norovirus (virus della famiglia dei Caliciviridae, responsabili di gastroenteriti acute di origine non batterica).

È per questo che il Dipartimento di Prevenzione Area di Sanità animale dell’Asl Na2 Nord ha disposto il divieto di raccolta di mitili nel campo di allevamento di Punta Cento Camerelle – Punta del Poggio, nel cuore dei Campi Flegrei.

A rilevare la presenza dei due patogeni ci ha pensato il monitoraggio dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, eseguito lo scorso 24 febbraio in un campione di cozze proveniente da quel tratto marino e in stabulazione nel Centro Irsvem della frazione di Bacoli.

Inoltre, l’Asl e il ministero della salute hanno chiesto allo stabilimento dove è stato rinvenuto il virus l’elenco dei servizi commerciali che lì acquistano le cozze.

Da una nota del ministero della salute, si legge infatti che: “essendo stata riscontrata la positività anche su campioni prelevati nell’allevamento di molluschicoltura di origine (MITILIMONTESE SOC. COOP. MITILICOLTURA) il Ministero della salute ha richiesto alla Regione Campania la lista di distribuzione dei prodotti provenienti dall’allevamento, per completare le informazioni sulla tracciabilità dei lotti coinvolti e adottare i conseguenti provvedimenti, e di verificare se essi siano stati commercializzati anche da altri centri di spedizione molluschi“.

Ma pochi sanno che in questa città c’è la mala abitudine di molti sedicenti venditori ambulanti di comprare cozze e rivenderle poi per la strada, su un improbabile carrettino senza pulizia alcuna né tanto meno la possibilità di conoscerne la provenienza. E quel che è peggio è che c’è ancora gente che acquista i molluschi presso di loro…

In ogni caso, sono in corso dei prelievi direttamente sui filari di allevamento per verificare l’origine del virus e si attende da parte dell’Istituto Zooprofilattico l’esame di revisione della partita posta sotto sequestro.

Intanto, siate tranquilli e non scatenate il panico. In genere, per stare assolutamente sereni basta assicurarsi che le cozze comprate provengano da uno stabulario (l’etichetta che deve accompagnarle ne fa fede). Da sempre le cozze possono essere veicolo di tifo o di epatite virale: un rischio che però non dipende dalle cozze, ma dall’acqua in cui vengono coltivate. Ed è per questo che esistono proprio gli impianti di stabulazione.
Ora, come l’epatite a sia arrivata a quello di Bacoli è ancora da verificare e l’Asl ha disposto ulteriori accertamenti per comprendere quali siano i motivi che hanno determinato la contaminazione delle cozze.

La ciliegina sulla torta? La tradizione popolare partenopea vuole che le cozze più buone da mangiare si trovino nei mesi il cui nome non comprende la lettera R (gennaio, maggio, giugno…), mesi in cui sarebbero abbastanza piene e carnose…

Germana Carillo

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