Veleni nel piatto: i 10 cibi di importazione più contaminati

Allarme veleni nel piatto. Attenzione ai peperoncini che arrivano dal Vietnam, ma anche ai cachi coltivati in Israele, alle lenticchie turche e alle arance dell’Uruguay. La Coldiretti ha reso nota la classifica dei dieci cibi di importazione più contaminati da sostanze potenzialmente pericolose per la salute.

Allarme veleni nel piatto. Attenzione ai peperoncini che arrivano dal Vietnam, ma anche ai cachi coltivati in Israele, alle lenticchie turche e alle arance dell’Uruguay. La Coldiretti ha reso nota la classifica dei dieci cibi di importazione più contaminati da sostanze potenzialmente pericolose per la salute.

Le elaborazioni sono state condotte dalla Coldiretti su dati Efsa. In cima alla lista dei cibi più contaminati troviamo il peperoncino proveniente dal Vietnam. È il prodotto meno sicuro in vendita in Italia. Il 61,5% dei campioni analizzati è risultato irregolare per la presenza di residui chimici indesiderati. L’Italia nel 2013 avrebbe importato ben 273.800 chili di peperoncino dal Vietnam per la realizzazione di sughi tipici, per insaporire l’olio o per condire la pasta, senza alcuna informazione per i consumatori.

I dati provengono dal dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014”, che è stato presentato accanto ad una classifica dei cibi più contaminati elaborata sulla base del Rapporto 2014 sui Residui fitosanitari in Europa dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.

Il timore è che con la crisi i consumatori tendano ad acquistare di più prodotti a basso costo e che le aziende utilizzano senza problemi materie prime di scarsa qualità per mantenere spese e prezzi più contenuti.

Le importazioni in Italia hanno raggiunto la cifra record di 39 miliardi nel 2013, con un aumento del 20% rispetto al 2007. I residui chimici in eccesso sono presenti non soltanto sul peperoncino del Vietnam, ma anche sulle lenticchie che provengono dalla Turchia, risultate irregolari in un caso su quattro.

La lista si allunga e comprende melagrane, foglie di tè, fagioli, cachi, ananas frutto della passione, riso, fagioli e cachi, tutti provenienti da Paesi esteri dove evidentemente l’utilizzo di prodotti fitosanitari in quantitativi elevati o in modo scorretto porta alla permanenza di residui elevati sui cibi destinati alla vendita.

Secondo la Coldiretti, il pericolo di consumare cibi contaminati colpisce ingiustamente soprattutto coloro che dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di diversa qualità o metodi di produzione alternativi. Dall’inizio della crisi sono più che triplicate in Italia le frodi a tavola con un incremento record del 248% del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati.

La Coldiretti ha infine sottolineato che: “In questo contesto è importante la decisione annunciata dal Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, di accogliere la nostra richiesta di togliere il segreto e di rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri per poi magari parlare di Made in Italy nelle pubblicità”.

La speranza è dunque in maggiori controlli per garantire la tutela dei consumatori. Ecco la classifica dei 10 cibi di importazione più contaminati secondo i dati Coldiretti/Efsa.

1) Peperoncino dal Vietnam (irregolarità 61,5%)
2) Melagrana dalla Turchia (irregolarità 40,5%)
3) Frutto della passione dalla Colombia (irregolarità 25,0%)
4) Lenticchie dalla Turchia (irregolarità 24,3%)
5) Arance dall’Uruguay (irregolarità 19,0%)
6) Ananas dal Ghana (irregolarità 15,6%)
7) Foglie di tè dalla Cina (irregolarità 15,1%)
8) Riso dall’India (irregolarità 12,9%)
9) Fagioli dal Kenya (irregolarità 10,8%)
10) Cachi da Israele (irregolarità 10,7%)

Marta Albè

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