Sono ben tremila le tonnellate di immondizia che oggi deturpano Napoli, recando enormi danni alla popolazione locale, e altre 3.500 tonnellate sono sparse per le strade dei comuni della provincia. Ma non è tutto, perché ogni ora a Napoli si producono 50 tonnellate di rifiuti: una montagna di fetore che non accenna a diminuire, e anzi aumenta ogni minuto di più.
Sono ben tremila le tonnellate di immondizia che oggi deturpano Napoli, recando enormi danni alla popolazione locale, e altre 3.500 tonnellate sono sparse per le strade dei comuni della provincia. Ma non è tutto, perché ogni ora a Napoli si producono 50 tonnellate di rifiuti: una montagna di fetore che non accenna a diminuire, e anzi aumenta ogni minuto di più.
I sacchi si accumulano per le vie, davanti alle scuole, alle case e perfino davanti agli ospedali, mettendo in condizioni difficili la popolazione e rischiando anche la diffusione di malattie.
E proprio su questo tema è intervenuto Gaetano Pecorella, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie, che ieri da Napoli ha ribadito che la città è a rischio ambientale: “si devono trovare alternative; non basta spostare i rifiuti” – ha commentato.
In base ai dati elaborati della commissione, il totale dei rifiuti abbandonati in strada senza soluzione tocca le 9.000 tonnellate e tra un mese probabilmente supererà le 60.000.
E se secondo il Premier, Silvio Berlusconi, il problema doveva essere risolto in appena due giorni, oggi assistiamo ad un rimbalzo di responsabilità senza precedenti tra vertici governativi e amministratori locali, che ancora non trova una via di uscita.
L’assessore regionale all’Ambiente – infatti – ha detto che “i Comuni aspettano le risorse finanziarie per realizzare opere pubbliche compensative”; il procuratore Lepore ha fatto sapere che “l’inefficienza della gestione del ciclo dei rifiuti dura ormai da 20 anni”, la Iervolino ha aggiunto che “la situazione si aggrava e l’unica soluzione è la ricerca di solidarietà”.
Ma intanto nessuno risolve nulla.
Verdiana Amorosi
Foto: Germana Carillo (dalla finestra)