econdo il dossier copertone selvaggio - presentato oggi ad Ecomondo 2010 da Legambiente ed Ecopneus, società costituita dai maggiori sei produttori di pneumatici nel nostro Paese, nel nostro Paese – da nord a sud - ci sono oltre 1.000 discariche illegali e 100.000 tonnellate di pneumatici dispersi ogni anno nell'ambiente. Una situazione che dal 2005 ad oggi ha già provocato più di due miliardi di euro di danno economico, sia per le nostre finanze che per l’imprenditoria onesta.
Vi siete mai chiesti che fine fanno gli pneumatici fuori uso? Forse no, ma è arrivato il momento di porsi anche questa domanda. Secondo il dossier “copertone selvaggio” – presentato oggi ad Ecomondo 2010 da Legambiente ed Ecopneus, società costituita dai maggiori sei produttori di pneumatici nel nostro Paese, nel nostro Paese – da nord a sud – ci sono oltre 1.000 discariche illegali e 100.000 tonnellate di pneumatici dispersi ogni anno nell’ambiente. Una situazione che dal 2005 ad oggi ha già provocato più di due miliardi di euro di danno economico, sia per le nostre finanze che per l’imprenditoria onesta.
Quello presentato da Legambiente ed Ecopneus è il primo studio sui traffici illegali di PFU (pneumatici fuori uso), diffuso poco prima di vedere il lancio di un sistema nazionale di raccolta.
Secondo quanto riportato dal dossier copertone selvaggio, ogni anno nel nostro Paese spariscono nel nulla – o si disperdono in modo oscuro – fino a 100 mila tonnellate di PFU, che corrispondono a circa un quarto degli pneumatici messi in commercio nello stesso periodo di tempo.
Il fenomeno dell’abbandono illegale dei pneumatici ha registrato un boom nell’ultimo anno essendo diventato anche in Italia (solo a partire dal 2010) illegale smaltire i copertoni in discarica dopo che l’Unione Europea ne aveva vietato lo smaltimento di quelli interi già nel 2003, e di quelli frantumati nel 2006.
L’illecito nel nostro paese è favorito inoltre dall’assenza di un sistema integrato di gestione a livello nazionale che non permette un controllo sistematico sui flussi globali di questo materiali nei vari passaggi della filiera. Inoltre è ancora insufficiente il riutilizzo dei PFU e dei suoi derivati come pure non esiste un’ottimizzazione tra i vari passaggi del sistema di raccolta, trasporto, recupero e impiego.
“Chi opera nel settore dei PFU sa bene che le potenzialità del settore non sono pienamente espresse a causa di una mancata razionalizzazione complessiva che metta sempre più materiale a disposizione degli impianti che ne effettuano un recupero di materia. Un panorama di piccole aziende con esperienze interessanti e di qualità che il nuovo assetto derivante dal decreto potrà adeguatamente valorizzare e sostenere, attraverso anche il consolidamento degli impieghi a valle oggi già esistenti e lo sviluppo di nuovi mercati e nuove applicazioni.” – ha commentato Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus.
“Il dossier realizzato da Legambiente – ha concluso Corbetta – ha il merito di aver sistematizzato un insieme di informazioni e dati raccolti a partire dai contesti territoriali in cui situazioni di degrado o rischio ambientale legati ai PFU abbandonati sono ben noti; in questo modo diventano una realtà di dimensioni ed interesse nazionale, in cui il nuovo decreto potrà incidere efficacemente per una decisa inversione di rotta.”
Tra le regioni più coinvolte da questo fenomeno, ricordiamo Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, dove le organizzazioni mafiose sono più radicate sul territorio.
“Il traffico illecito di pneumatici fuori uso rappresenta un settore consistente all’interno delle attività illegali legate al ciclo dei rifiuti – ha dichiarato Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente – . Questa tipologia di scorie, infatti, è al centro di oltre l’11% del totale delle inchieste svolte dal 2002 ad oggi, determinando rilevanti problemi ambientali e ingenti danni economici per le casse dello Stato. Proprio per questo è fondamentale che lo stesso mondo delle imprese assuma tale questione come prioritaria per contrastare un consistente mercato nero che dall’Italia si dirama verso l’estero.”
Verdiana Amorosi
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