Impossibile ma vero: l'industria del riciclo italiana si conferma come una delle più avanzate d'Europa. È quanto emerge dallo studio annuale L'italia del riciclo, presentato questa mattina durante un convegno tenutosi a Roma presso Palazzo Montecitorio. La ricerca – promossa da FISE Unire (Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – ha analizzato da una parte i flussi dei principali materiali destinati al riciclo e dall'altra la crescita del riciclaggio degli imballaggi. La conclusione? Nel 2009 il settore ha tenuto bene, ma ora serve l'impegno di tutti. Governo compreso.
Impossibile ma vero: l’industria del riciclo italiana si conferma come una delle più avanzate d’Europa. È quanto emerge dallo studio annuale L’italia del riciclo 2010, presentato questa mattina durante un convegno tenutosi a Roma presso Palazzo Montecitorio. La ricerca – promossa da FISE Unire (Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – ha analizzato da una parte i flussi dei principali materiali destinati al riciclo e dall’altra la crescita del riciclaggio degli imballaggi. La conclusione? Nel 2009 il settore ha tenuto bene, ma ora serve l’impegno di tutti. Governo compreso.
Anche in un periodo di crisi economica – ha detto Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – un settore cruciale della green economy, come quello del riciclo dei rifiuti, non solo regge, ma riesce a fare passi in avanti significativi. Questo Rapporto sull’ Italia del riciclo ci fa vedere che non c’è solo la crisi dei rifiuti di Napoli, ma che esiste ormai in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in non pochi settori, è fra le più avanzate d’Europa. Parole inequivocabili, che illustrano bene la situazione descritta dalle tabelle del rapporto stesso: se nel 2008 le tonnellate dei principali materiali avviati al riciclo – rottami ferrosi, alluminio, carta, legno, plastica e vetro – erano circa 31, l’anno scorso lo stesso quantitativo ha subito una flessione in negativo pari al 24,7%, fermandosi a quota 24 milioni di tonnellate.
Colpa della crisi globale, che ha avuto come effetto diretto una forte riduzione dei consumi. Solo nel comparto siderurgico, ad esempio, sono state impiegate 6,7 milioni di tonnellate di ferro in meno rispetto al 2008. E così per ogni altro materiale. A fronte di tutto questo però, la media degli imballaggi avviati al riciclo è cresciuta del 4%, con punte del 7% nel caso della carta. Solo l’alluminio, tra i sei materiali presi in considerazione, ha subito un calo dell’8%. Bene invece l’export di materiale riciclato, sopratutto verso il gigante cinese. Da segnalare inoltre il decollo del sistema di Raccolta e avvio al recupero dei rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), la cui raccolta nel 2009 ha raggiunto la quota di 193.000 tonnellate ( da 126.000 nel 2008).
Tuttavia, la situazione deve essere tenuta sott’occhio. Lo evidenzia Corrado Scapino, Presidente di Unire, quando dice che “per poter compiere quel salto di qualità necessario ad uscire definitivamente dalla crisi le aziende devono vedere affiancati i propri sforzi da un reale impegno del Governo per un sistema davvero efficiente sotto diversi aspetti: quello della concorrenza nel mercato (in particolare tra soggetti pubblici e privati), quello della semplificazione delle norme e delle procedure, quello, in una parola, della convenienza a investire in tecnologie e rimanere in Italia”. Il rischio, secondo Scapino, è che anche questo settore, come già accaduto per altri, si sposti all’estero.