Caccia: l’Italia salva gli uccelli. Al via divieto richiami vivi

Addio richiami vivi per la caccia. Ieri mattina il Senato ha finalmente approvato l'articolo 21 della "Legge europea", grazie al quale d'ora in poi nel nostro Paese sarà vietato catturare gli uccelli migratori per farne dei richiami da caccia

Addio richiami vivi per la caccia. Ieri mattina il Senato ha finalmente approvato l’articolo 21 della “Legge europea”, grazie al quale d’ora in poi nel nostro Paese sarà vietato catturare gli uccelli migratori per farne dei richiami da caccia.

Con un ritardo di oltre 35 anni, come fanno notare le associazioni animaliste e ambientaliste, l’Italia si è così adeguata alla Direttiva comunitaria 2009/147/Ue, che vieta l’uso di metodi non selettivi per la cattura degli uccelli. Di fatto le reti e il vischio, normalmente utilizzati dagli uccellatori, sono finalmente fuorilegge.

Prima dell’approvazione dell’articolo 21, durante l’autunno di ogni anno, decine di migliaia di uccelli migratori come merli, tordi e allodole venivano catturati nel corso del loro volo verso le zone di svernamento. Uccelli abituati a coprire migliaia di chilometri, ad avere per solo limite il cielo, dal momento della cattura erano costretti a vivere in gabbie delle dimensioni di un foglio A4.

Aperti con una lametta per determinarne il sesso, spennati a vivo, rinchiusi tutto l’anno in cantine fredde e al buio, sottoalimentati, all’apertura della stagione venatoria venivano riportati alla luce. Convinti del sopraggiungere della primavera, i loro ritmi biologici così sfalsati li inducevano a cantare a tutto vantaggio dei cacciatori da appostamento che li utilizzavano, quindi, come richiami per altri malcapitati uccelli che finivano uccisi dalle doppiette.

richiami vivi

“D’ora in poi tutto ciò non sarà più ammissibile, gli uccelli tornano ad essere liberi di migrare nei nostri cieli, senza correre il rischio di finire nelle reti degli uccellatori italiani”, dichiara Massimo Vitturi, Responsabile Animali selvatici della Lav.

Anche la Lipu festeggia “la fine dell’uccellagione di stato“, traguardo che attendeva da decenni.

“È una gioia immensa e una grande vittoria del Paese – dichiara Fulvio Mamone Capria, Presidente della Lipu-BirdLife Italia – La formula normativa adottata è contorta e macchinosa, dovendo rispondere al dettato della direttiva, e però la sostanza è chiara: da questo momento in Italia la cattura degli uccelli selvatici è vietata. Nessuna importanza ha l’ordine del giorno approvato dal Senato che impegna il Governo a valutare con quali mezzi i piccoli uccelli migratori potrebbero essere catturati. Non ce ne sono e non ce ne saranno più. Si rassegnino dunque gli uccellatori italiani”.

L’Enpa, infine, parla di un grande passo avanti di civiltà, di rispetto degli animali e delle regole europee, che sana una vergognosa procedura di infrazione.

“Siamo grati al Parlamento per questo voto atteso da decenni. Una vera vittoria per la biodiversità e per tutto il “popolo dei selvatici – dice la consigliera nazionale di Enpa, Annamaria Procacci -. Nelle reti – mezzi vietati come le trappole, dalla direttiva europea sulla conservazione degli uccelli selvatici – per tanti anni, tanti migratori, soprattutto tordi e cesene, hanno finito il loro volo di libertà nei cieli di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria: animali destinati ad una vita orribile di detenzione e di sofferenze in gabbiette piccolissime e sporche, al buio per lungi mesi, e spesso sottoposti alla muta forzata, per divenire fischietti viventi nella caccia da appostamento, una delle facce più barbare della cosiddetta attività venatoria in Italia”.

La prossima mossa? Mettere fine anche alla dolorosa schiavitù degli uccelli “da richiamo” provenienti da allevamento.

Roberta Ragni

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