Stefania Prestigiacomo aveva promesso il Quarto Conto Energia entro il 10 aprile. Oggi è l’11 e, come già anticipato dalle parole di Stefano Saglia la scorsa settimana, la bozza del decreto attuativo per la definizione dei nuovi incentivi al fotovoltaico a seguito del Decreto Romani arriverà nel tavolo del Consiglio dei Ministri solo nei prossimi giorni.
Stefania Prestigiacomo aveva promesso il Quarto Conto Energia entro il 10 aprile. Oggi è l’11 e, come già anticipato dalle parole di Stefano Saglia la scorsa settimana, la bozza del decreto attuativo per la definizione dei nuovi incentivi al fotovoltaico a seguito del Decreto Romani arriverà nel tavolo del Consiglio dei Ministri solo nei prossimi giorni.
La situazione di incertezza sul futuro del fotovoltaico in Italia e le modalità con cui il Governo sta stilando la bozza dei nuovi incentivi che dovrebbero ricalcare il modello tedesco, sta facendo prolungare polemiche e insoddisfazioni soprattutto dalle associazioni del settore che si sono sentite escluse dal tavolo delle trattative in cui si è privilegiata la posizione di ANIE/GIFI che proprio su questo fronte, come abbiamo avuto modo di vedere, non è riuscita a rimanere compatta e a trovare il consenso di tutte le aziende membre.
Si compattano e fanno fronte comune, invece, le altre associazioni come APER, ASSOSOLARE, ASSO ENERGIE FUTURE, GRID PARITY che insieme, in un comunicato congiunto, esternano la loro posizione chiedendo al Governo “che il fotovoltaico divenga una precisa scelta strategica per l’autonomia energetica del Paese e che il IV Conto Energia sia ispirato da principi di sviluppo e non di penalizzazione del settore”.
In particolare i principi a cui le associazioni fanno riferimento sono essenzialmente 5:
- a) Salvaguardia degli investimenti già avviati dalle imprese, con certezza delle tariffe fissate solo sei mesi fa nel III Conto Energia, almeno fino a fine anno
- b) Nessun limite alle installazioni, annuale o cumulato, per tipologia o per taglia. Quindi niente tetto annuale sui megawatt installati e niente tetto complessivo al 2020. Questo perché introducendo un limite alle installazione verrebbe pregiudicato lo sviluppo e lo stesso meccanismo di incentivazione, ma soprattutto di finanziamento in quanto le banche bloccherebbero tutto il credito non avendo la certezza del buon fine delle domande presentate.
- c) Diminuzione costante delle tariffe sul modello tedesco fino a un taglio che può arrivare a un massimo del 20% nel 2012. Al di sotto di tali tariffe, le riduzioni non sarebbero più sostenibili dall’industria come confermato dallo studio “Solar Energy Report” presentato dal Politecnico di Milano lo scorso 7 Aprile, e metterebbe a rischio oltre 100 mila posti di lavoro. Al contrario una riduzione progressiva consentiranno al fotovoltaico italiano di allinearsi ai costi dei Paesi europei con rapidità, garantendone così lo sviluppo.
- d) Per chi comincia a costruire oggi (a metà 2011), riduzione degli incentivi non superiore al 10% (più un ulteriore 4% in caso di raggiungimento anticipato della soglia di 9,5 GW).
- e) Nel 150° anniversario dell’Italia, sostegno alla fiorente industria nazionale del fotovoltaico e all’occupazione che ha generato negli ultimi anni.
Le associazioni tengono a far notare al Governo come il fotovoltaico rappresenti “un’alternativa concreta e attuale per l’autonomia energetica, per una produzione democratica dell’energia e per ridurne i costi proprio nelle ore diurne, nelle quali essa arriva ai prezzi più elevati”.
Anche perché alla cosiddetta Grid Parity, ovvero il momento in cui il fotovoltaico diventerà conveniente anche senza incentivi, mancano pochi anni e non traghettare al meglio questo periodo attraverso tariffe incentivanti adeguate, significherebbe “stroncare sul nascere il fiorire di un comparto produttivo strategico e capace di offrire nuovi posti di lavoro, occupazione qualificata, rispetto degli impegni assunti in sede europea (impegni che, se non rispettati porterebbero al pagamento di pesanti sanzioni), autonomia e sicurezza energetica al paese”.
Una sicurezza che oggi più che mai diventa fondamentale vista la crescente instabilità della sponda sud del Mediterraneo e dopo i drammatici fatti di Fukushima che hanno spinto il governo e il mondo tutto a prendersi una pausa di riflessione sul nucleare.
Simona Falasca
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