Nuovi scenari e interessanti e quanto mai suggestive prospettive si aprono nel campo del fotovoltaico: dallo spazio ai capelli umani, ecco la nuova energia solare
Nuovi scenari e interessanti e quanto mai suggestive prospettive si aprono nel campo del fotovoltaico. Conquistata la luna, ora si pensa allo Spazio per accaparrarsi meglio l’energia del Sole. Come? Piazzando un gigantesco pannello solare in orbita che, attraverso un raggio laser, invia energia alla Terra. Fantascienza? Assolutamente no per l’Agenzia Spaziale giapponese che, in collaborazione con le multinazionali Mitsubishi Electric Corp. e IHI Corporation, vuole costruire entro il 2030 una gigantesca centrale fotovoltaica da 1000 MW a 36.000 km di altezza sulla Terra.
Tra i vantaggi dell’ambizioso progetto nipponico, la maggiore e costante radiazione solare 24 ore su 24 che permetterebbe una produzione di energia 10 volte superiore a quella terrestre e una minore usura dei componenti data dalla mancanza di atmosfera. E infatti l’idea del fotovoltaico in orbita frulla in testa agli ingegneri fin dagli anni ’60 e stuzzica anche diverse aziende americane.
Tante le potenzialità e gli sviluppi possibili, ma purtroppo sono tanti anche gli ostacoli in quanto l’energia solare spaziale ha un costo esagerato – circa 1 miliardo di dollari per megawatt – che ridurrebbe il target di persone che potrebbe usufruirne. È stato stimato, infatti che solo 300.000 case potrebbero essere alimentate dalla centrale solare orbitante. Ma i due colossi giapponesi non demordono e, insieme alla Jaxa (Japanese Aerospace eXploration Agency ), con un investimento complessivo stimato in 21 miliardi di dollari, prevedono di montare circa 4 kmq di pannelli in posizione geostazionaria scadenzando già tutte le fasi del progetto, articolato in tre tappe essenziali. A cominciare dal 2015 quando verrebbe lanciato in orbita un impianto dimostrativo della potenza di 10 MW per sperimentare il sistema di trasmissione dell’energia solare prodotta nello spazio a terra. Questa, che dovrebbe avvenire mediante fasci di microonde radio è già in corso di sperimentazione al suolo e ha permesso di trasferire energia a 180 W tramite uno speciale raggio laser. La centrale sarà pienamente operativa a partire dal 2030, assicurano i giapponesi.
Staremo a vedere, ma nel frattempo è da un molto più vicino che potrebbe arrivare l’energia solare del futuro. E, precisamente dai capelli che ognuno di noi (o quasi) ha sulla propria testa. A scoprirlo Milan Karki, un diciottenne nepalese che, da uno sperduto villaggio sulle montagne, sta facendo parlare di sé tutto il mondo per uno speciale pannello solare realizzato al costo di 30 Euro circa utilizzando proprio i capelli umani al posto del costoso silicio. Dopo esser stato schernito e preso per pazzo dai suoi compaesani, ha dimostrato di aver ragione lasciando il suo villaggio e il mondo intero sbalorditi.
Milan è arrivato all’originale scoperta ispirandosi a Stephen Hawking il primo ad aver teorizzato che l’energia statica dei capelli era una risorsa da sfruttare. Tentando di trovare una fonte di energia pulita e gratuita per la sua casa, invece che impiegare il silicio e dopo diversi tentativi, ha preso un mucchio di capelli umani dal suo parrucchiere, constatando che effetivamente ne rappresentano una valida alternativa.
A quanto pare, infatti, i capelli essendo composti di melanina ed estremamente fotosensibili, sono un potente conduttore che riesce ad immagazzinare molta più energia delle batterie utilizzate per i pannelli solari attualmente in commercio, con costi molto minori. Ci si aspetta ora che il pannello, in grado di fornire 9 kilowattora, venga prodotto in massa riducendo così ulteriormente i già esigui costi di produzione.
Simona Falasca