Dopo anni di studi e ricerche, inizieranno i test su Stem (letteralmente stelo), la prima creatura di KiteGen, un progetto tutto italiano per produrre energia elettrica dal vento di alta quota.
Dopo oltre cinque anni di studi e ricerche, dal prossimo autunno a Berzano S. Pietro (Asti), inizieranno i test su Stem (letteralmente “stelo”), la prima creatura di KiteGen, un progetto tutto italiano per produrre energia elettrica dal vento di alta quota, nato da un’intuizione dell’Ing. Massimo Ippolito, fondatore della Sequoia Automation di Chieri, in collaborazione con il Politecnico di Torino. Se il funzionamento del prototipo confermerà le aspettative del team che vi ha lavorato, l’Italia avrà la straordinaria opportunità di porsi all’avanguardia nel settore delle energie alternative, con importantissime ricadute non soltanto in termini di sostenibilità e autosufficienza energetica ma anche di occupazione, di competitività industriale e di immagine.
Di cosa si tratta, nello specifico? L’idea di fondo di KiteGen è di ricavare energia dal vento in quota, facendo volare dei profili alari simili ad aquiloni (l’idea è nata proprio dal meccanismo del kitesurf) fino a 800-1000 metri, e cioè ad un’altezza in cui il vento può essere sfruttato per più tempo e su aree più estese e in cui la sua velocità è maggiore.
Così facendo, si può ottenere energia pulita in modo più abbondante, costante ed economico rispetto ai generatori eolici tradizionali: ad esempio, si stima che una centrale KiteGen che occupi una superficie complessiva di 5 km2 (includendo anche l’esistenza di una fascia perimetrale di rispetto) possa produrre la stessa quantità di energia che viene raggiunta da circa 150 torri eoliche di ultima generazione, che andrebbero ad occupare un’area totale di 40 km2. Inoltre, l’impatto visivo ed ambientale di un impianto sarebbe molto inferiore e ciò consentirebbe di superare buona parte delle perplessità e delle obiezioni che l’energia eolica ha fino ad oggi sollevato nell’opinione pubblica.
Il filmato diffuso da KiteGen mostra il funzionamento del generatore Stem, un sistema robotico decisamente molto sofisticato: uno stelo di 25 metri di altezza, molto simile ad una canna da pesca, sorregge un enorme aquilone di forma allungata, che viene fatto decollare da due turbine e innalzato fino a 200 metri, a un livello, cioè, in cui può mantenersi in quota da solo. Costantemente controllato da un computer, l’aquilone continua a salire tracciando un percorso guidato che ha la forma di un 8. Una volta arrivato al culmine della sua traiettoria, scivola lateralmente, come una bandiera, per essere poi recuperato in poche decine di secondi e intraprendere un nuovo ciclo produttivo: ciò significa che per il 90% del tempo il profilo alare è in grado di produrre energia (e in quantità sufficienti per fronteggiare il fabbisogno di un piccolo paese), mentre solo il 10% del tempo viene speso nel suo recupero.
Se Stem darà i risultati sperati, il passo successivo, già prefigurato dagli ideatori di KiteGen, potrebbe essere una centrale simile ad un’enorme giostra, con 200 profili alari legati ad altrettanti steli e su una superficie circolare di diametro fino a 1,5 km: stando alle stime e alle simulazioni al computer, un complesso simile potrebbe produrre la stessa quantità di energia di una centrale nucleare di medie dimensioni. E a costi molto inferiori, sia in termini economici che ambientali.
Insomma, non ci resta che augurare in bocca al lupo a Stem e agli ingegnosissimi membri del team di KiteGen, anche perché in ballo, non dimentichiamolo, c’è anche il nostro futuro.
Se siete incuriositi, perplessi o semplicemente volete saperne di più, sul sito di KiteGen trovate anche una sezione di risposte alle domande più frequenti sul generatore ad aquiloni. Informazioni e dettagli più tecnici sono invece disponibili su The Oil Drum: Europe, qui e qui.