Nei giorni in cui in cui l'Italia si divide intorno alla questione del nucleare in seguito all'approvazione del DDL Sviluppo che reintroduce le centrali atomiche, arriva come fulmine a ciel sereno, la conferenza stampa di stamane indetta da Coldiretti assieme a Amici della Terra, Mountain Wilderness, Altura, V.A.S., Wilderness Italia, Movimento Azzurro, Comitato del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Fareverde e Italia Nostra che riaccende la polemica su un'altra fonte d'energia: l'eolico. E non si fa attendere la sfilza di reazioni dal mondo delle associazioni ambientaliste e di categoria.
”La speculazione dell’eolico – palazzinari dell’energia – svendere il territorio e devastare il paesaggio per briciole di elettricità?”: questo il nome dell’intervento dalla quale già emerge la posizione assunta da queste associazioni che denunciano i danni provocati al paesaggio dall’energia prodotta dal vento.
In particolare spara duro Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato nazionale del paesaggio: “In Italia, se tutte le domande istruttorie fossero accolte, avremmo 25 mila pale eoliche”, che rappresenterebbero una “sofferenza inflitta al paesaggio dell’Italia”. Sofferenza addirittura maggiore rispetto a quella delle centrali atomiche sulla quale “noi ci poniamo senza chiusure di preconcetto“.
Nucleare preferito all’eolico, alla quale la Coldiretti contrappone invece le biomasse preoccupato per i 25 mila ettari di terreni coltivabili che lo sviluppo dell’energia eolica sottrarrebbe al nostro paese e per la moria delle aquile che provocherebbe.
Sul fotovoltaico e sull’efficienza energetica punta invece Amici della Terra che nell’intervento del suo Presidente Rosa Filippini, illustra come il potenziale di risparmio energetico realizzabile nel nostro paese possa, se incentivato, rendere del tutto inutile la realizzazione di nuove centrali nucleari e nuove turbine.
“Nessuna fonte energetica rinnovabile da sola e’ decisiva – si apprestano a commentare Greenpeace Italia, ISES Italia e Kyoto Club con un comunicato congiunto dove si legge che è inaccettabile sostenere che l’eolico produca “briciole di energia” – : “la strategia deve necessariamente comporre un mosaico di fonti, e l’eolico e’ proprio quella che da sola può dare le maggiori quantità di elettricità, senza emissioni di CO2‘‘.
”L’eolico non produce emissioni, non produce scorie e non determina modifiche irreversibili del paesaggio. Attaccare l’eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima e’ l’emergenza ambientale del secolo”, ha commentato poi Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. ”L’atteggiamento antieolico preconcetto e infondato e’ ambientalmente inaccettabile – continua Onufrio – mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anziché portare l’acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto”.
G.B. Zorzoli, presidente di ISES Italia mette l’accento sull’aspetto legislativo e la vigilanza degli impianti eolici “che in più di un caso ne ha rallentato la diffusione, nonostante il raggiungimento di elevati standard energetico-ambientali e le intese con le principali associazioni ambientaliste per l’individuazione dei criteri per la scelta dei siti. Se a ciò si aggiunge la vigilanza delle Regioni per mezzo delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di tutela del paesaggio, risultano inconcepibili e inaccettabili posizioni che tendono a demonizzare l’eolico e mistificano la realtà negando che tale fonte di energia pulita sia oggi al primo posto nella generazione di energia da nuove fonti rinnovabili e che sarà determinante per raggiungere al 2020 gli obiettivi che l’Unione Europea ci ha posto”.
Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, ne evidenzia le potenzialità in termini occupazionali dichiarando che “puntare sull’eolico in Italia è anche una straordinaria occasione per l’industria nazionale e per tutta la filiera; significa creare nuova occupazione nella green economy, oggi la più concreta strategia contro la recessione”. Precisando poi che “le installazioni eoliche in Italia sono realizzate soprattutto in aree rurali e montane, spesso abbandonate e non utilizzate né a fini agricoli né per il pascolo. L’eolico consente invece una ricaduta positiva in termini occupazionali ed economici, impensabile con altre opzioni economiche ed energetiche, e senza danni per il turismo”, dice il direttore scientifico del Kyoto Club. “Sempre in termini di sviluppo economico va ricordata l’esperienza di centinaia di migliaia di agricoltori danesi e tedeschi che traggono parte del loro reddito proprio dalla produzione di elettricità da fonte eolica“.
Anche Legambiente alza la voce contro la conferenza stampa di oggi definendo le dichiarazioni emerse “assurdità senza senso nell’interesse delle lobby del carbone e del nucleare fonti che non aiuteranno certo l’Italia a ridurre inquinamento e CO2 e a rispettare gli impegni presi nello lotta al mutamento climatico”. Lo scempio è altro per l’associzazione: abusivismo edilizio, colate di cemento, ed è dunque “stupefacente che, mentre in tutto il mondo ci si confronta sui cambiamenti climatici per capire le conseguenze di un aumento delle temperature dovuto alla crescita dei gas serra e si cerca di trovare un accordo internazionale che impegni i governi a ridurre le emissioni e a condividere tecnologie e soluzioni – prosegue Legambiente – qualcuno in Italia faccia la guerra all’eolico, praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita (+22% di crescita annua) e che in molti Paesi europei è già un pezzo importante degli approvvigionamenti elettrici come in Danimarca ( 20%), Spagna (12%), Portogallo (9%) e Germania (7%)“.
Sul piede di guerra anche le varie associazioni di categoria:
Roberto Longo, presidente di Aper (Associazione Produttori Energie Rinnovabili) ha dichiarato che “bisognerebbe ricordare a questi signori che l’eolico da solo produce oltre 6 TWh di elettricità pulita, apporto che non si può certo definire ininfluente e che, al contrario, riveste un’importanza chiave nel raggiungimento dei livelli minimi di produzione di energia rinnovabile, per soddisfare gli obblighi recentemente imposti dalle direttive comunitarie e come già accade in altri paesi (Spagna, Germania, Danimarca) dove l’eolico fornisce già oggi un contributo cospicuo al mix energetico“.
L’ANEV (Associazione Nazionale Energia dal Vento) grida alla “diffamazione di una tecnologia pulita, facendo una raccolta di menzogne, illazioni, insulti, bugie e falsità sull’eolico” chiedendosi quale secondo fine c’è dietro tale sforzo diffamatorio e ricorda alcuni dati dell’eolico in Italia: “ha fornito nel solo 2008 oltre a 6,5 miliardi di kWh (pari ai consumi domestici di oltre 7 milioni di italiani), ha evitato l’emissione di 3,5 milioni di tonnellate di CO2, evitato l’importazione di 10 milioni di barili di petrolio, dando lavoro ad oltre 18.000 persone tra occupati diretti ed indiretti”
E ci va giù pesante anche Francesco Ferrante dell’Ecodem, Ecologisti democratici: “un gruppo di sedicenti ambientalisti con la strana compagnia della Coldiretti si è dato appuntamento oggi, a Roma per frenare quelli che loro chiamano ´i palazzinari dell´energia´. E chi sarebbero questi speculatori nemici dell´ambiente? Coloro che sulla spinta del governo Berlusconi vorrebbero far tornare il nucleare nel nostro paese? Per carità di quello nulla si dice, anzi alcuni di quegli ‘ambientalisti’ sarebbero persino favorevoli al ritorno all´energia più vecchia, pericolosa e costosa che ci sia pur di fermare gli ´speculatori dell´eolico’!“.
Insomma, nucleare si o nucleare no? Eolico si o eolico no? Che sotto ci siano interessi più grandi di noi è palese, ma forse invece di sbrigarsi a creare dicotomie, come è solito fare nel pieno stile italiano, ci si dovrebbe fermare un attimo e spostare l’attenzione sul concetto di consumo sostenibile perché ogni energia, soprattutto se rinnovabile, va utilizzata e non sfruttata all’eccesso, perché così, all’eccesso verranno portati anche i suoi limiti che potrebbero oscurarne tutte le potenzialità. Ma sarà troppo tardi per spostarla “nella lista dei cattivi”.