la scienza avrebbe scoperto il Sacro Graal del fotovoltaico, una cella solare uguale in tutto e per tutto a una foglia, che, proprio come una foglia, pare sia in grado di imitare il processo di fotosintesi clorofilliana
Così ha titolato il Daily Mail a proposito dell’invenzione messa a punto da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidati dal prof. Daniel Nocera. In base a quanto riportato dallo storico quotidiano britannico, la scienza avrebbe scoperto il Sacro Graal del fotovoltaico, una cella solare uguale in tutto e per tutto a una foglia, che, proprio come una foglia, pare sia in grado di imitare il processo di fotosintesi clorofilliana. Con una piccola differenza: la produzione di energia, secondo quanto riportato, sarebbe fino a 10 volte superiore rispetto alla fotosintesi naturale.
Il meccanismo è grossomodo quello che tutti noi abbiamo imparato alla scuola elementare, ma in versione artificiale: sostanze presenti nella foglia (in questo caso nichel e cobalto) catalizzano l’azione del sole, la cui energia viene utilizzata per separare le molecole di idrogeno e ossigeno che compongono l’acqua (H2O) in cui è immersa la foglia stessa. In seguito, i due elementi finiscono in un’apposita cella a combusatione, dove sono sfruttati per creare energia elettrica. Con meno di 4 litri d’acqua, secondo gli studiosi, la foglia sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di un’abitazione tipo di un paese in via di sviluppo. Per lo meno per quanto riguarda il riscaldamento.
E pensare che non più di dieci anni fa un’invenzione simile era stata collaudata da John Turner, ricercatore dell’U.S. National Renewable Energy Laboratory di Boulder (Colorado) ma il costo di produzione si era rivelato troppo elevato e l’energia prodotta… poca. Il cosiddetto Sacro Graal messo a punto dal Mit, al contrario, potrebbe cambiare la vita di miliardi di persone: africani, asiatici e in parte sud americani che ancora oggi non hanno accesso all’energia elettrica, nemmeno per ricaricare un telefonino. Non a caso il gigante automobilistico indiano Tata ha già sottoscritto un accordo per la costruzione – entro i prossimi 18 mesi – di una mini-centrale elettrica grande quanto la cella di un frigorifero. Ma saranno davvero gli abitanti poveri, spesso privi di un accesso all’acqua, a beneficiare di questa nuova e incredibile invenzione?
Roberto Zambon