Incentivi rinnovabili: tutti i limiti del nuovo decreto

Incentivi rinnovabili. Aiutare le energie pulite non è di certo la priorità dell'Italia. Il nuovo decreto invece di incentivarli, starebbe addirittura riducendo gli aiuti a disposizione

Incentivi rinnovabili. Aiutare le energie pulite non è di certo la priorità dell’Italia. Il nuovo decreto invece di incentivarle, starebbe addirittura riducendo gli aiuti a disposizione.

Di recente, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, in audizione in Commissione Industria al Senato, ha reso note le nuove politiche del Ministero sul fronte della produzione elettrica con le rinnovabili diverse dal fotovoltaico.

Tutti col fiato sospeso se si considera che gli incentivi per il fotovoltaico sono ormai finiti da un pezzo e quelli a favore delle altre rinnovabili elettriche, sono ormai vicinissimi al tetto di 5,8 miliardi di euro/anno: gli ultimi aggiornamenti parlavano infatti di 5,705 miliardi di euro. Da qui la volontà del Ministero di emanare un nuovo provvedimento per ri-utilizzare le risorse. Ma il trucco c’è.

Riduzione degli incentivi. Secondo il decreto, infatti, gli incentivi resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2016. Ma le rinnovabili elettriche dovranno comunque rientrare nel tetto dei 5,8 miliardi di euro/anno previsti. Una soluzione che ridurrebbe addirittura gli incentivi invece di aumentare la quota.

Il decreto prevede infatti tagli fino al 40% agli incentivi per l’eolico destinati ai piccoli impianti e del 24% per il mini idroelettrico. Via anche l’eolico offshore ma spazio agli incentivi destinati ai rifiuti da bruciare negli inceneritori. Questi ultimi infatti potranno beneficiare di tariffe più alte rispetto a quelle previste per l’eolico.

A farlo notare sono state varie associazioni, tra cui Assorinnovabili. Secondo il suo presidente, Agostino Re Rebaudengo

“la bozza, oltre ad interessare un orizzonte temporale molto breve, solo fino al 1° dicembre 2016, riduce i contingenti incentivabili al punto da non sanare nemmeno tutte le istanze non ammesse ai registri precedenti. Anche l’entità degli incentivi è drasticamente ridotta (fino al 40% in meno al mini eolico, fino al 18% in meno per il mini idroelettrico e fino al 17% per i piccoli impianti a biomasse e biogas) impedendo, di fatto, nuove installazioni e bloccando lo sviluppo di un settore che ha generato occupazione, senza contare i benefici per l’ambiente e la nostra salute e che, non ultimo, ci ha resi più indipendenti dai produttori di energia da fonti fossili.”

Incentivi bassi e senza il confronto con le parti. Sul piede di guerra anche il Coordinamento FREE, secondo cui la bozza di decreto sulle rinnovabili è “contraddittoria, imbarazzante e senza senso” perché da una parte

“il Governo propone bassissimi incentivi, che bloccano le prospettive di sviluppo futuro, dall’altra lo stesso Governo ha annunciato un Green Act che punta a rilanciare le politiche ambientali, avviando un confronto positivo con diversi attori per sfruttare al meglio l’occasione della conferenza sul clima di Parigi a dicembre”.

Per questo il Coordinamento ha deciso di indire una manifestazione il 17 giugno a Roma, cinque giorni prima dell’iniziativa sul clima promossa dal governo, il prossimo 22 giugno in vista della Conferenza di Parigi.

Green Act? Sì ma al contrario. È questa l’opinione di Legambiente secondo cui invece di aiutare l’autoproduzione da parte dei cittadini, il decreto penalizza le rinnovabili e favorisce i mega impianti a biomasse e gli inceneritori.

Ci auguriamo davvero che il governo Renzi non voglia approvare, dopo lo spalma-incentivi che ha penalizzato il solare e lo Sblocca Italia che ha rilanciato le trivellazioni di petrolio e gas, un ennesimo provvedimento nel settore energetico che risponde solo alle richieste di alcune lobby e va contro gli interessi dei cittadini e dell’ambienteha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

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