Ecosistema urbano 2012: ecco le pagelle dei capoluoghi italiani. Prime Venezia, Trento e Verbania

Quali sono le città italiane che prestano maggiore attenzione alle politiche ambientali? Purtroppo è poco confortante il quadro emerso dal 19esimo Rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore sulle eco-performance dei 104 capoluoghi di provincia

Quali sono le città italiane che prestano maggiore attenzione alle politiche ambientali? Purtroppo è poco confortante il quadro emerso dal 19esimo Rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore sulle eco-performance dei 104 capoluoghi di provincia. Secondo quanto evidenziato dal dossier Ecosistema Urbano 2012 nel complesso è tornato a crescere l’inquinamento atmosferico, con un aumento medio delle polveri di 2 microgrammi per metro cubo, e con 10 giorni in più in cui l’ozono scavalca i limiti di legge.

Ma le nostre città non hanno fatto passi avanti nell’inefficienza energetica né nel trasporto pubblico. Non è aumentato il numero di isole pedonali, di zone a traffico limitato e ahinoi di reti ciclabili urbane. Esaminando però i dati nel dettaglio, emergono molte differenze. Il rapporto di Legambiente ha raggruppato i 104 capoluoghi di provincia in tre gruppi in base alla dimensione geografica: 15 grandi città con più 200mila abitanti, 44 medie città con popolazione tra 80mila e 200mila abitanti e 45 piccole città con meno di 80mila abitanti.

Le tre migliori e le tre peggiori

Venezia, tra le grandi città, Trento, tra i centri urbani di medie dimensioni, e Verbania, tra le piccole città hanno guadagato il primato di città più sostenibili, o meglio di centri “meno insostenibili” come ha sottolineato Legambiente. Messina, Reggio Calabria e Vibo Valentia sono invece le ultime in classifica, rispettivamente per grandi capoluoghi, medi o piccoli centri.

Grandi città

In testa al gruppo c’è Venezia grazie al miglioramento della depurazione dei reflui salita al 90%. Lieve la crescita della raccolta differenziata (35,4%) ma va bene il trasporto pubblico con 571 viaggi per abitante all’anno. Sugli altri due gradini del podio, al secondo e terzo posto vi sono Bologna e Genova. I tre centri urbani sono gli stessi, e nello stesso ordine di podio, della scorsa edizione.

Medie città

Trento primeggia nella graduatoria, scalzando Bolzano che lo scorso anno era prima e che quest’anno è scesa in seconda posizione seguita da La Spezia. A Trento però sono scesi a 42,5 microgrammi al metro cubo le medie relative al biossido di azoto, rispetto ai 49,5 mcrogr./mc della passata edizione. Bene anche la raccolta differenziata che ha superato il 60% (64,3%). Nel trasporto pubblico Trento registra 182 viaggi per abitante all’anno. Più in generale, secondo il dossier, i centri urbani di medie dimensioni hanno dimostrato una migliore reattività allo stallo generale rispetto alle altre due categorie.

Piccole città

Infine per i piccoli centri urbani, il primo posto è stato conquistato da Verbania, che lo scorso anno era seconda dietro Belluno, grazie alla raccolta differenziata giunta al 72,1%, seconda solo a Pordenone. Bene anche la superficie urbana complessivamente destinata alle bici con 23,69 metri equivalenti ogni 100 abitanti, che le vale il terzo posto in questa graduatoria, dietro Mantova e Lodi. In classifica dietro Verbania, ci sono Belluno e Pordenone.

Nel complesso, il rapporto ha nmostrato che anche quest’anno le emergenze ambientali da affrontare sono lo smog, i rifiuti, il traffico, l’inefficienza energetica e quella del trasporto pubblico. Nel 2011 salgono a 17, contro i 6 dello scorso anno, i capoluoghi dove si registra un valore medio annuo di polveri sottili superiore al limite dei 40 microgrammi per metro cubo. In quest’ambito tra città peggiori vi sono Verona, Milano, Torino e Monza. Risultati non buoni anche per la densità automobilistica, che si attesta a 63,8 auto ogni 100 abitanti, per cui l’auto è ancora il mezzo più usato, a discapito del trasporto pubblico locale: in media un cittadino compie solo 83 viaggi l’anno, contro gli 85 dello scorso anno, su bus, tram e metro.

Sono rimasti stabili i consumi di acqua potabile (164 litri a testa ogni anno, 3 in meno rispetto allo scorso anno) e l’efficienza della depurazione (che dall’86 per cento arriva all’88 per cento). Non migliora neanche la dispersione idrica, ma sono salite a 56 le città nelle quali un terzo dell’acqua immessa negli acquedotti si perde lungo il percorso.

classifica ecosistemaurbano

Una piccola buona notizia riguarda la riduzione della produzione di rifiuti solidi urbani (20 chili in meno a testa in un anno, soprattutto a causa della riduzione dei consumi) e l’aumento della raccolta differenziata che, pur passando dal 31,97% dello scorso anno all’attuale 37,96%, resta però lontana dal raggiungimento dell’obiettivo normativo del 60% raggiunto solo da 12 città: Novara, Salerno, Trento, Pordenone, Verbania, Belluno, Oristano, Teramo, Benevento, Asti, Nuoro, Rovigo.

Un riconoscimento postivo è andato però all’Area C di Milano, al porta a porta per i rifiuti di Andria, ai tetti solari delle scuole di Bergamo, agli orti urbani di Bologna, agli acquisti verdi di Perugia. “Nel nostro Paese, diverse best practices ci dicono che produrre significativi cambiamenti nel modo di gestire e vivere la città è possibile” ha commentato Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente. “Sono esperienze che mostrano come – anche in tempi di vacche magre – il vero motore resta la voglia di fare. Anzi a dispetto della crisi (o forse proprio in ragione della crisi) gli interventi appena citati – road pricing, energie pulite, efficiente gestione dei rifiuti – evidenziano che la riduzione degli impatti ambientali sulle città può creando opportunità economiche per il pubblico, il privato, la collettività”.

Ripartire dall’ambiente per risollevarci dalla crisi, la strada da intraprendere è chiaramente questa.

Francesca Mancuso

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