Un evento sconvolgente ed inspiegabile quello della morte in massa di oltre 3.000 delfini, spiaggiati misteriosamente lungo un tratto della costa del Perù, quello di Lambayaque, dall'inizio dell'estate. l'ultimo ritrovamento di 481 cetacei trovati senza vita segna ulteriormente l'inquietante scia di decessi dietro la quale potrebbero nascondersi le esplorazioni condotte dalle compagnie petrolifere sui fondali.
Un evento sconvolgente ed inspiegabile quello della morte in massa di oltre 3.000 delfini, spiaggiati misteriosamente lungo un tratto della costa del Perù, quello di Lambayaque, dall’inizio dell’estate. l’ultimo ritrovamento di 481 cetacei trovati senza vita segna ulteriormente l’inquietante scia di decessi dietro la quale potrebbero nascondersi le esplorazioni condotte dalle compagnie petrolifere sui fondali.
Chi ha visto di persona lo spiaggiamento è rimasto impressionato, anche perché tra le centinaia di delfini morti ce n’erano anche alcuni appena nati, con il cordone ombelicale ancora attaccato. Sul posto ora, ad indagare sulle possibili cause, c’è anche Hardy Jones, co-fondatore di BlueVoice.org , arrivato nel paese latino americano lo scorso martedì, dopo essere stato allertato via e-mail da Carlos Yaipen Llanos, direttore dell’organizzazione di salvataggio dei mammiferi marini, ORCA Perù, che continua tristemente ad aggiornare il triste numero dei delfini morti.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Perù 21, i pescatori locali sono stati i primi a notare l’aumento inspiegabile dei delfini morti sulla spiaggia, a una media impressionante di circa 30 al giorno. Per Yaipen non ci sono dubbi: la colpa è di una tecnica controversa per il rilevamento di petrolio sotto il fondo marino che utilizza sonar in acque profonde con onde ad alta frequenza, che potrebbero disorientare i delfini perché danneggiano le ossa dell’apparato uditivo dei mammiferi.
“Le compagnie petrolifere –spiega Yaipen- utilizzano diverse frequenze delle onde acustiche e gli effetti prodotti da queste bolle non sono chiaramente visibili, ma generano successivamente effetti negli animali, che possono causare la morte per impatto acustico non solo nei delfini, ma anche nelle balene e in altri animali marini“. Le esplorazioni sismiche, insomma, disturbano il sistema uditorio degli animali marini, causando lesioni, danni all’udito e al sistema dell’orientamento, confusione, e emorragie interne.
Potrebbe quindi non essere un caso che questa strage, classificata come “Evento di Mortalità Inusuale” (UME), secondo il codice del Marine Mammal Protection Act del 1972 (modificato nel 1994) , stia avvenendo in una zona prossima a un blocco di esplorazioni petrolifere detto “Block Z34″, dove la “Gold Oil” di Londra, la corporazione peruviana “Petrotech” in cui partecipano anche la Corea del Sud e la Colombia estraggono gas naturale. Ora, anche se niente è stato dimostrato scientificamente, il solo sospetto che dietro la più grande moria al mondo di questi stupendi cetacei possa esserci lo zampino delle compagnie petrolifere, ci sembra un ulteriore valido motivo per dire basta all’oro nero.