Catturati, rinchiusi in asettiche gabbie, torturati, sottoposti ad anni di sperimentazioni profondamente angoscianti e dolorose, ideate per provocare, peggiorare e misurare ansia, paura, aggressività, depressione e malattie psicologiche. Sono agghiaccianti gli esperimenti subiti dai macachi, in gran parte cuccioli, detenuti nei laboratori. Tanto da restare quasi sempre nascosti agli occhi dell'opinione pubblica
Catturati, rinchiusi in asettiche gabbie, torturati, sottoposti ad anni di sperimentazioni profondamente angoscianti e dolorose, ideate per provocare, peggiorare e misurare ansia, paura, aggressività, depressione e malattie psicologiche. Sono agghiaccianti gli esperimenti subiti dai macachi, in gran parte cuccioli, detenuti nei laboratori. Tanto da restare quasi sempre nascosti agli occhi dell’opinione pubblica.
Per fortuna ora lo rivela chiaramente una recente scoperta fatta nell’Istituto tedesco di Tübingen, il Max Planck Institute for Biological Cybernetics (dopo 7 anni di investigazione), grazie all’Associazione britannica contro la vivisezione-BUAV, in collaborazione con la Soko Tierschutz. Ma parlano chiaro anche le centinaia di ore di video e fotografie ottenuti dalla PETA sugli esperimenti dei National Institutes of Health negli Stati Uniti, dove ben 60 scimmie sono allevate ogni anno per sviluppare depressione e altre malattie mentali.
IMMOBILIZAZIONE E PRIVAZIONE DELL’ACQUA – Tutte le volte che è stata fatta un’investigazione nei laboratori dove si pratica la vivisezione, sono emersi orrori e violenze inaudite, nel caso specifico dell’investigazione BUAV – diffusa in Italia dalla LAV – in questo laboratorio tedesco: le scimmie, oggetto di ricerche di base al cervello subiscono gravi deprivazioni e coercizioni fisiche con impianti nel cranio e immobilizzazioni in strutture di contenzione chiamate “ingenuamente” sedie da primate.
I macachi durante l’esperimento subiscono deprivazioni gravissime, come la mancanza di acqua per giorni e sono così assetate da bere l’urina delle altre scimmie, inoltre le strutture di contenzione comportano elevati livelli di dolore dove gli animali terrorizzati rimangono immobilizzati dalla testa in giù con impianti elettrici nel cervello e negli occhi, che registrano le attività mentali con evidenti segni di dolore, con lividi e sanguinamenti che si protraggono per settimane.
DEPRIVAZIONE MATERNA DEI CUCCIOLI – Oltre mezzo secolo dopo che il famigerato ricercatore Harry Harlow per primo dimostrò che i cuccioli di scimmia strappati dalle loro madri soffrono di psicosi, PETA rilascia un filmato che rivela come centinaia di piccoli di scimmia siano ancora oggi sottoposti, senza alcuna necessità scientifica, a deprivazione materna, isolamento sociale e traumatici esperimenti. Come ad esempio quelli che prevedono la sedazione delle mamme mentre i cuccioli vengono spaventati con rumori forti e potenti raffiche di aria.
I piccoli gridano e cercano di nascondersi o fuggire. Ma non possono. Sono in una gabbia vuota con le loro madri, sedate chimicamente e inserite in un seggiolino per auto, mentre loro tentano freneticamente di scuoterle per svegliarle. In un filmato, si sentono addirittura gli sperimentatori ridere mentre una madre lotta per rimanere sveglia e confortare il suo piccino sconvolto.
La vivisezione esiste ed è (ancora) legale: è assurdo continuare a pubblicizzare la sperimentazione animale come una procedura poco invasiva dove gli animali non soffrono, perché non corrisponde alla realtà e alla verità. Ma l’orrore ha origini lontane: come se non bastasse i macachi provengono da catture invasive nelle Mauritius dove sono prelevati in natura e, costretti in anguste scatole, a voli interminabili nel buio e al gelo delle stive degli aerei, al termine dei quali arrivano in fin di vita e sotto shock allo stabilimento fornitore che li smista come merce a tutti i laboratori europei.
“Non illudiamoci che questi esperimenti non avvengano in Italia! – afferma Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Vivisezione – Purtroppo molte scimmie trovano la morte nei nostri laboratori: anche qui si effettuano esperimenti che assomigliano alle stanze degli orrori, come nel caso dell’Università di Modena, oggetto di contestazioni da mesi, dove sotto il termine “ricerca di base” vengono inserite delle viti sotto la congiuntiva oculare, fili d’acciaio nei muscoli della nuca e camere di registrazione nel cervello: procedure non solo eticamente inaccettabili, ma scientificamente non ammissibili. È ora di smettere di giustificare dolore e violenze, in nome di una pseudo-scienza che non cura alcun malato.“
Roberta Ragni
Leggi anche:
Dai laboratori alla liberta’: la nuova vita di 110 scimpanze’ in “pensione”
#Salviamoimacachi: 90 parlamentari scrivono al Rettore dell’Universita’ di Modena per liberarli