Dal G8 impegno a dimezzare le emissioni entro il 2050, ma non basta

Ridurre di almeno il 50% le emissioni di gas serra entro il 2050, con l'impegno per i paesi industrializzati di arrivare ad una riduzione dell'80% o più. Queste le promesse che arrivano dai grandi alla chiusura del primo giorno del G8 che perà non soddisfano associazioni e paesi in via di industrializzazione

Ridurre di almeno il 50% le emissioni di gas serra entro il 2050, con l’impegno per i paesi industrializzati di arrivare ad “una riduzione dell’80% o più“. Queste le promesse che arrivano dai grandi alla chiusura del primo giorno del G8.

Nel documento finale approvato dagli otto capi di stato a L’Aquila ci si impegna a “raggiungere un accordo globale, ambizioso e onnicompresivo a Copenhagen” sul cambiamento climatico, riconoscendo “l’approccio scientifico secondo cui l’aumento medio globale della temperatura al di sopra dei livelli pre-industriali non dovra’ eccedere i 2 gradi centigradi“.

Questi gli obiettivi di lungo periodo, a cui i leader affiancano obiettivi di riduzione a medio termine soprattutto per le maggiori economie con sforzi e azioni quantificabili anno per anno soprattutto per le maggiori economie.

Un accordo definito ambizioso che però non soddisfa appieno né i Paesi in via di industrializzazione come India e Cina, né le aspettative delle associazioni ambientaliste. Così se per la Russia è “inaccettabile il taglio delle emissioni di gas serra dell’80%”, per il WWF questa riduzione sarebbe il minimo indispensabile e auspica che i Paesi industrializzati riducano le proprie emissioni del 95% entro il 2050 e di almeno il 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990

Anche per Greenpeace che intanto ha occupato in mattinata una quinta centrale elettrica, quello di ieri è stato un documento fallimentare perché privo di un impegno concreto a una riduzione delle emissioni nel medio periodo, in particolare quello di investire la cifra di 106 milioni di dollari che serve, annualmente, per aiutare i Paesi in via di sviluppo a contrastare gli impatti del cambiamento climatico e a fermare la deforestazione.

Riferendosi a un generico accordo per contenere l’aumento della temperatura terrestre entro i 2 gradi, senza un piano chiaro, senza investimenti e senza obiettivi” – commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia – “il G8 non aiuterà a uscire dal vicolo cieco nel quale sono arenati i negoziati sul clima delle Nazioni Unite. Anzi“.

Perché se è vero che è la prima volta che i leader del G8 si mettono d’accordo per contenere l‘aumento della temperatura entro i 2 gradi, questo rappresenta un passo in avanti per USA, Canada, Russia e Giappone, ma altri 124 Paesi in tutto il mondo sostengono già questi obiettivi, o addirittura altri ancora più rigidi.

Maggiore audacia al vertice poi è stata richiesta anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon essendo il cambiamento climatico un problema che imporrà delle sfide ben più difficili della crisi economica. Una sfida ribadita anche da Papa Benedetto XVI che invita i potenti a “prendersi cura della creazione”.

E oggi è in programma l’atteso Forum delle Maggiori Economie su Energia e Clima (MEF).

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