Il nucleare sicuro non esiste: Greenpeace occupa centrale in Francia

Questa mattina alcuni attivisti di Greenpeace si sono introdotti all'interno della centrale di Nogent-sur-Seine, a 100 km da Parigi, dimostrando la scarsa sicurezza delle centrali francesi

Centrali nucleari sicure. Un’utopia. A confermarlo è stata Greenpeace che questa mattina si è intrufolata dentro la centrale francese di Nogent-sur-Seine, a 100 chilometri da Parigi. Scopo del blitz dimostrare che le centrali nucleari non sono poi tanto sicure, come spesso ci sentiamo dire.

E il messaggio lanciato dagli attivisti alle 7.30 di questa mattina è stato: “Il nucleare sicuro non esiste“. Non solo dentro, ma fin sulla cupola di uno dei due reattori della centrale francese, per mettere sotto gli occhi di tutti una realtà di cui però siamo ben consapevoli. Il nucleare, per quanto molti sforzi possano essere compiuti, non è sicuro. Non solo come tecnologia – lo dimostrano le ultime notizie provenienti da Fukushima, dove una nuova fuga di combustibile radioattivo è stata resa nota – ma anche come grado di sicurezza delle centrali.

Non vorremmo suggerire idee malsane, ma se lo hanno fatto i pacifici ambientalisti, figurarsi un esperto attentatore, al quali le centrali potrebbero fare gola. Secondo Greepeace, il blitz di questa mattina è servito a dimostrare che gli impianti nucleari francesi sono vulnerabili anche per i pacifisti, che con pochi mezzi sono riusciti a farsi strada facilmente fino a raggiungere il cuore di una centrale nucleare.

Ma possibile che le nuove norme di sicurezza introdotte dai governi all’indomani di Fukushima, non abbiano contemplato solo la sicurezza nucleare in senso stretto, senza garantire le misure contro l’intrusione umana? Bella domanda. Dopo il blitz, Greenpeace ha inviato una richiesta al governo francese: “estendere la portata della verifica degli impianti nucleari francesi, integrando tutti i rischi”. Questo è quanto si legge su Greenpeace.fr.

In realtà, alcune verifiche erano già state effettuate. E i risultati non sono soddisfacenti a giudicare dalla facilità con cui gli ambientalisti si sono introdotti nella centrale. “Il completamento della verifica commissionata dal governo francese è stata affidata agli operatori nucleari stessi (CEA, Areva e EDF) – rivela Greenpeace – e sarà analizzata dall’Autorità per la sicurezza nucleare entro la fine dell’anno. L’audit è stato svolto interamente all’interno del consorzio nucleare francese, ma solo per studiare i problemi legati a eventi naturali come terremoti e inondazioni”. Ma tutti gli altri rischi “non naturali” non sono proprio stati considerati. Tra essi la minaccia del terrorismo, un incidente aereo o ancora i virus informatici.

Ma il governo francese, a suo dire, sta in una botte di ferro. Almeno sulla carta visto che ha dichiarato di avere dei piani per tutti gli eventi nel parco atomico francese, tra cui l’intervento dei vigili del fuoco in 15 minuti al massimo su tutti i siti nucleari, la continua presenza di un plotone speciale presente su ciascun sito, o dispositivi di rivelamento radar via aria sopra alcuni impianti, una doppia recinzione elettrica e di videosorveglianza attorno ad ogni sito, uno spazio aereo limitato. Ma allora, se tutto ciò è vero, come hanno fatto gli attivisti ad entrare fino al cuore della centrale?

Francesca Mancuso

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