Il terremoto in Giappone riapre il dibattito sul nucleare in tutto il mondo

Ci sono voluti un terremoto di magnitudo 9 e uno tsunami tra i più devastanti della storia umana per scoperchiare le tombe di Chernobyl e riaprire il dibattito sul nucleare. Mai come oggi, a poco più di tre giorni da quella che il primo ministro giapponese Naoto Kan ha definito “la peggior tragedia dal dopoguerra”, i governi di tutto il mondo si interrogano sui limiti dell'energia atomica, in attesa di sapere il destino delle centrali nucleari di Tokai, Onagawa e, soprattutto, Fukushima.

Ci sono voluti un terremoto di magnitudo 9 e uno tsunami tra i più devastanti della storia umana per scoperchiare le tombe di Chernobyl e riaprire il dibattito sul nucleare. Mai come oggi, a poco più di tre giorni da quella che il primo ministro giapponese Naoto Kan ha definito “la peggior tragedia dal dopoguerra”, i governi di tutto il mondo si interrogano sui limiti dell’energia atomica, in attesa di sapere il destino delle centrali nucleari di Tokai, Onagawa e, soprattutto, Fukushima.

Il terremoto ha infatti provocato alcuni gravi malfunzionamenti ai sistemi di raffreddamento dei rispettivi noccioli, la parte più importante e delicate di un reattore nucleare. E nonostante non si sappia ancora se il pericolo di una fusione (il famigerato melt-down) è davvero scongiurato – come del resto assicura il governo nipponico – la paura di una nuova Chernobyl ha già contagiato i cittadini e i rappresentanti di molti paesi, tra cui India, Belgio, Svizzera, Germania, Finlandia, Regno Unito e… Italia.

Germania: catena umana e centrali nucleari chiuse

È forse la Germania, ai primi posti nell’uso e nella produzione di energie rinnovabili, ad aver reagito in modo più deciso alle notizie che arrivano dal Giappone. Il commissario europeo all’Energia Günther Öttinger ha convocato per martedì una riunione di esperti sulla sicurezza nucleare dell’UE, per discutere delle conseguenze del terremoto in Giappone. Ma già all’indomani del sisma, 60.000 manifestanti avevano formato una fila di 45 km per collegare la centrale nucleare di Neckarwestheim, nel Baden-Wuerttemberg(sudovest), con il palazzo del governatore del LandVilla Reitzenstein – a Stoccarda. Tutt’altro che casuale la scelta dei luoghi, visto che lo scorso settembre il governo tedesco aveva deciso di prolungare di altri 12 anni la vita delle vecchie centrali nucleari, tra cui, appunto, quella di Neckarwestheim. Decisione che ora, fa sapere il ministro degli Esteri Guido Westerwelle, potrebbe essere rivista. “La moratoria durerà tre mesi” – ha fatto sapere la Merkel, dopo di che “la situazione sarà analizzata in modo diverso e più attento“.

Svizzera: sospese le nuove centrali

Risoluta anche la presa di posizione del governo svizzero, il cui ministro dell’Ambiente Doris Leuthard ha deciso di sospendere le procedure di autorizzazione per due nuove centrali nucleari fino a quando non sarà stata fatta un’approfondita analisi degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale adeguamento. Anche l’Austria, uno dei pochissimi paesi europei a non avere una centrale nucleare funzionante nel proprio territorio, esige standard di sicurezza adeguati, e chiede al parlamento di Bruxelles di effettuare nuovi controlli in giro per l’Unione Europea.

Ripensamenti simili anche per India e Finlandia, 20 centrali la prima e 4 la seconda. Il capo del governo Manmohan Singh ha infatti annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari indiani, mentre il governo finlandese ha commissionato all’Agenzia di sicurezza nazionale un nuovo studio sui piani di emergenza degli impianti nucleari. I fantasmi di Cernobyl sono tornati a spaventare anche paesi come la Francia (59 reattori in funzione) e il Regno Unito (19).

 

Ma c’è anche chi, avviata la progettazione di nuovi reattori, non ne vuole sapere di dichiararsi perplesso, né tantomeno di fare marcia indietro. Siamo determinati a continuare la costruzione degli impianti nucleari, ha comunicato il ministro dell’Energia turco Taner Yildiz, riferendosi ai due o tre impianti la cui resa operativa è prevista entro il 2023.

Anche l’Italia si affianca alle posizioni della Turchia, con al seguito l’immancabile botta e risposta di politici di destra e di sinistra, giornalisti, opinionisti, professori e tuttologi. Secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, ad esempio, l’allarme nucleare giapponese ha riaperto il dibattito in Italia in modo sbagliato […]. Il Giappone ha un rischio sismico elevatissimo e centrali non di ultima generazione, che malgrado un sisma di 9 gradi non sono esplose. Inoltre, nessuno ha mai immaginato di fare una centrale nucleare in Italia in zona sismica. E ancora, a mo’ di dichiarazione-spot: in Francia ci sono decine di centrali atomiche a pochi chilometri delle nostre frontiere. E infine: tutti si strappano i capelli quando succede un incidente.

L’occasione per fare del caso giapponese uno “Spot per nucleare” si fa largo anche al di fuori del governo, con articoli dal titolo esemplari quali il Sisma Tokyo? Spot per nucleare di Luisa Confalonieri. Il punto centrale è quello già citato: le centrali giapponesi hanno retto alla grande. A tale corollario – tuttora da verificare – si aggiungono poi una serie di argomentazioni tipo che un sisma così, in Italia, non si verificherà mai, o che le centrali giapponesi non sono di ultima generazione – come saranno le nostre… – tesi entrambe sostenute, ad esempio, dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il problema, in pratica, viene ridotto a una sola variabile, quella del terremoto, mentre, come ricordano in molti, è la vulnerabilità del nucleare stesso il vero problema da affrontare.

Chi propone il ritorno al nucleare in Italia dovrebbe riflettere sulla irresponsabile leggerezza con cui sta procedendo. – commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia – Dalla barzelletta del professor Umberto Veronesi, che dormirebbe con le scorie in camera da letto per tranquillizzare i cittadini che è chiamato a proteggere dalle radiazioni, alle esibizioni di Chicco Testa che continua imperterrito a spargere comunicazione ingannevole in tutti i media. È ora di finirla di trattare questo tema in modo così poco serio: l’Italia non ha alcun bisogno di tornare al nucleare, deve invece puntare sulle energie rinnovabili. (A tal proposito si rimanda all’articolo sulle conseguenze del terremoto sul ritorno del nucleare in Italia)

E anche se non si condivide una simile posizione, e anche se si vuol guardare solo al problema terremoto, e anche se si crede alla voce del governo, è forse utile ricordare che il 45% della superficie del territorio nazionale, dove risiede il 40% della popolazione, è classificato come “a rischio sismico”… a insegnarcelo, guardacaso, sono il Ministero dell’Interno e della Pubblica Istruzione.

Roberto Zambon

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