La Unionplast ha attaccato la decisione del governo, che, come abbiamo visto, intende finalmente mettere al bando i sacchetti di plastica a partire dal 1 gennaio del prossimo anno, e chiede ai parlamentari modificare la normativa. Ma non è tutto, perché oltre a sminuire i danni provocati dalla produzione e dall’utilizzo delle buste di plastica si scaglia contro i sacchetti biodegradabili che minaccerebbero il mercato alimentare e la nostra economia.
La Unionplast ha attaccato la decisione del governo, che, come abbiamo visto, intende finalmente mettere al bando i sacchetti di plastica a partire dal 1 gennaio del prossimo anno, e chiede ai parlamentari modificare la normativa. Ma non è tutto, perché oltre a sminuire i danni provocati dalla produzione e dall’utilizzo delle buste di plastica si scaglia contro i sacchetti biodegradabili che minaccerebbero il mercato alimentare e la nostra economia.
L’Unione, infatti, preoccupata che il provvedimento possa minare le aziende produttrici non ancora in grado di riconvertire gli impianti, ha inviato una lettera ai parlamentari italiani in cui sottolinea alcuni aspetti problematici dell’imminente divieto che porterebbe presto a “insidie nascoste, danni all’industria e problemi per il consumatore“, accusando le bioplastiche di non essere ancora abbastanza convenienti e competitive sui mercati internazionali, nonché di togliere spazio alle culture a scopi alimentari.
In difesa del provvedimento e dei sacchetti biodegradabili è scesa in campo Legambiente, promotrice della petizione contro le buste di plastica che ha subito : “La richiesta degli industriali di settore di cambiare la legge per conservare l’assurdo spreco di sacchetti di plastica è quantomeno arrogante – ha fatto sapere Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente – 300 shopper a testa per ogni italiano sono un danno all’ambiente e anche per il consumatore che paga il sacchetto ogni volta che fa la spesa, ma anche il suo parziale riciclo e poi il suo smaltimento con la tassa rifiuti dei comuni. Ormai gran parte dei negozi ha già sostituito i sacchetti di plastica e più di 100 mila persone hanno firmato la nostra petizione. Molti comuni e il Governo sono dalla nostra parte per dire stop ai sacchetti di plastica!”
Nei report di Unioplast, IPPR e Federazione Gomma Plastica emergono infatti – come riferisce Legambiente – dati allarmistici, spesso incompleti, superficiali e che talvolta non corrispondono affatto a realtà. Ad esempio, a differenza di quanto dice Unionplast, non è vero che la Francia abbia commesso un’infrazione per aver fissato il divieto; tutt’altro! Intere zone della Francia hanno deciso di mettere addirittura uno stop definitivo all’uso dei sacchetti di plastica.
Inoltre – spiegano da Legambiente – non è vero che la produzione di bioplastica toglierà risorse al mercato alimentare, perché è un materiale che offre importanti sviluppi futuri e potrà diventare una vera e propria fonte di reddito per il settore agricolo, che stenta a stare in piedi. Proprio come avviene in Francia, che da mesi produce bioplastica dalle patate. Insomma, la plastica biologica è un materiale che non comporta sprechi, non è tossica e aumenta le opportunità per il futuro dell’ambiente e dell’economia.
Verdiana Amorosi
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