L' Ufficio Valutazione Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente ha espresso parere favorevole in merito alla richiesta, presentata dalla società petrolifera Petroceltic Elsa, controllata al 100% dalla irlandese Petroceltic international Plc, di effettuare trivellazioni sottomarine alla ricerca del petrolio lungo i fondali marini della Puglia, compresi tra il Gargano e le Isole Tremiti. Per poter procedere effettivamente con le trivellazioni, tuttavia, manca ancora la firma del Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, in questi ultimi giorni investita da un coro di proteste provenienti da ogni parte
L’Ufficio Valutazione Impatto Ambientale del ha espresso parere favorevole in merito alla richiesta, presentata dalla società petrolifera Petroceltic Elsa, controllata al 100% dalla irlandese Petroceltic international Plc, di effettuare trivellazioni sottomarine alla ricerca del petrolio lungo i fondali marini della Puglia, compresi tra il Gargano e le Isole Tremiti.
Per poter procedere effettivamente con le trivellazioni, tuttavia, manca ancora la firma del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, in questi ultimi giorni investita da un coro di proteste provenienti da ogni parte dopo la valutazione dell’ ufficio VIA del suo Ministero, nonostante il parere contrario dell’analogo ufficio della Regione Puglia. Proteste e inviti alla prudenza che giungono non solo dalle associazioni ambientaliste o dai parlamentari dell’opposizione, ma anche da un europarlamentare del Pdl. Salvatore Tatarella, infatti, con una lettera indirizzata ieri alla Prestigiacomo ha annunciato la volontà di presentare, insieme ad altri europarlamentari pugliesi e molisani, una interrogazione presso la Commissione Europea, vista l’importanza naturalistica dei luoghi che potrebbero diventare oggetto dei futuri sondaggi marini.
La Petroceltic Elsa, infatti, ha fatto due richieste al Ministero dell’ Ambiente: quella che ha avuto il parere positivo ha ad oggetto ricerche petrolifere da fare davanti al lago di Lesina, a 12 chilometri dalle Tremiti e 11 dalla costa. La seconda, ancora in itinere, riguarda un’area a 7,8 chilometri dalla foce del Fortore e a 4,5 dall’arcipelago delle Tremiti, una zona considerata, tra l’altro, un paradiso per i sub. Si tratta di porzione di mare, di profondità compresa tra i 40 ed i 150 metri, con una superfice complessiva pari a 528 chilometri quadrati.
Per autorizzare le ricognizioni, il Ministero ha preteso unicamente che le navi siano dotate di sistemi di avvistamento dei cetacei evitando, così, di mettere in funzione i sonar che potrebbero disturbare gli animali. L’area prescelta, del resto, è molto vicina a quella in cui nello scorso dicembre nove capodogli si spiaggiarono (davanti alla foce di Varano, sulla spiaggia di Capoiale) e solo due riuscirono a riprendere il mare. Con la firma del Ministro Prestigiacomo, dunque, le ricerche e le trivellazioni nella zona, ai confini di una riserva marina di inestimabile valore, non avrebbero limitazioni.
Tutto ciò ha fatto andare su tutte le furie il WWF di Foggia, che ritiene inaccettabile e del tutto incomprensibile la valutazione ambientale positiva fatta dal Ministero. Secondo il Presidente Carlo Fierro: “Non si può pensare che tutto possa coesistere: petrolio, turismo, pesca e ambiente. Una cosa esclude necessariamente l’altra. È come volere la classica moglie ubriaca e la botte piena. I cittadini e i politici locali di ogni colore, che si stanno mobilitando in difesa del nostro mare, lo hanno ben capito. Ora è essenziale che lo comprenda anche il Ministro dell’Ambiente, bloccando simili disastrosi progetti. Diversamente ancora una volta il nostro territorio sarà consegnato agli interessi delle multinazionali.” Secondo il WWF, infatti, l’industria petrolifera è una industria inquinante in tutte le sue fasi, in grado di compromettere seriamente le altre opportunità e i delicati equilibri del territorio che, nel caso del Gargano e delle Tremiti, sono costituite soprattutto dalla pesca, dal turismo e dalla biodiversità marina di pesci e mammiferi.
La pericolosità per la fauna marina, ad esempio, si avrebbe fin dalle prime fasi delle ricerche petrolifere, che potrebbero avvenire attraverso ricognizioni sismiche con la generazione di onde sonore secondo la tecnica “Air-Gun“, che può fare seri danni agli animali, compresi invertebrati e tartarughe marine. Anche la pesca, tuttavia, sarebbe duramente colpita, con una riduzione del pescato anche fino al 70% in un raggio di quaranta miglia nautiche, circa settanta chilometri. Forti preoccupazioni ,poi, derivano dal flusso continuo di inquinanti che sarebbero dispersi in mare, molti dei quali tossici (come l’idrogeno solforato, il piombo, il cromo e il mercurio) o potenti cancerogeni (come il toluene, il benzene e lo xilene). L’incremento del traffico di imbarcazioni, che circolerebbero in mare a seguito della realizzazione delle piattaforme petrolifere, poi, determinerebbe un aumento del rischio di incidenti e di sversamento di petrolio e di altri inquinanti con ulteriori gravi conseguenze per la biodiversità marina e delle coste, con ovvie forti ripercussioni negative sul turismo.
Sulla stessa linea del WWF si è aggiunta la presa diposizione di Legambiente, che ha definito vergognosa la sola idea di trivellare il mare a pochi metri dalla riserva marina, mentre i Verdi, per mezzo del presidente nazionale Angelo Bonelli, hanno annunciato la presentazione immediata di un esposto all’ Unione Europea a cui seguiranno manifestazioni sotto il Ministero dell’ Ambiente con l’obiettivo di coinvolgere anche i turisti.
Sul piano più strettamente politico, invece, sono arrivate le critiche di due senatori del PD, Roberto della Seta e Francesco Ferrante, che hanno dichiarato: ”Continua l’assalto delle trivelle petrolifere ai mari italiani, con la piena complicità del ministero dell’Ambiente”, sottolineando che ”l’ Adriatico, in particolare, pare ormai destinato a tramutarsi in una sorta di Mar del Nord, con uno skyline caratterizzato da piattaforme petrolifere a poche km dalle coste: ma i potenziali giacimenti sotto l’Adriatico – concludono – non sono certo così ricchi da poter in alcun modo influire sull’indipendenza energetica del nostro Paese, e dunque non porteranno nessun vantaggio economico ai cittadini. Quello che causerebbero è invece un danno enorme in termini ambientali, e a farne le spese sarebbe in primo luogo il turismo, che riceverebbe un colpo durissimo se di fronte a coste bellissime sorgessero mostri di acciaio che spingono sulle rive bitume e catrame”.
Del tutto contrario, poi, il commissario straordinario del Parco del Gargano, Giandiego Gatta che, sperando che il Ministro Prestigiacomo non firmi l’autorizzazione definitiva, ha annunciato di essere pronto a dar battaglia contro il provvedimento che autorizzerebbe la ricerca di combustibili. ” Le isole Tremiti sono una risorsa di inestimabile valore non solo per la Capitanata e per il Gargano, di cui costituiscono la riserva marina del parco, ma per l’intero Adriatico“, ha dichiarato Gatta, che ha già contattato la direzione del Ministero dell’ Ambiente e non ha escluso di spostarsi su Roma per evitare che la pratica possa concludere positivamente il suo iter. “Non è pensabile che possa accadere ciò. Le Tremiti sono una perla che non può essere assolutamente scheggiata da simili interventi“.
Andrea Marchetti