Si sono battuti fino a quando non hanno ottenuto un'importantissima vittoria. I popoli indigeni brasiliani hanno detto no al fracking nelle loro terra e a dicembre il giudice federale della città di Cruzeiro do Sul, ha dato loro ragione, ordinando la sospensione e la cancellazione di tutte le attività legate al petrolio e al gas a Juruá Valley
I popoli indigeni brasiliani hanno detto no al fracking nelle loro terra e a dicembre il giudice federale della città di Cruzeiro do Sul, ha dato loro ragione, ordinando la sospensione e la cancellazione di tutte le attività legate al petrolio e al gas a Juruá Valley.
Questa regione è nota per essere la più importante roccaforte degli ultimi popoli indigeni isolati della Terra.
Il fracking o fratturazione idraulica consiste nell’iniettare acqua a pressione sottoterra mescolata a sabbia e sostanze chimiche non biodegradabili per liberare il gas intrappolato nella roccia.
Nel 2009, il governo brasiliano decise di mettere all’asta le aree da destinare al fracking, senza considerare i grandi rischi che queste attività avrebbero rappresentato sia per l’ambiente che per le comunità rurali.
La decisione del governo brasiliano fu presa senza consultare la società civile, la comunità scientifica o settori produttivi. Nel 2013, l’Agenzia nazionale per il petrolio (ANP) cedette delle aree esplorativi sulle principali falde acquifere, tra Serra Geral, Guarani, Bauru, São Francisco.
Ciò innescò una vasta mobilitazione di scienziati, geologi, idrologi, ingegneri, biologi e dirigenti pubblici. Gli indigeni della valle di Javari allora chiesero a 350.org di aiutarli a difendersi contro la minaccia dello sfruttamento di petrolio e gas nei loro territori, dando vita alla campagna Não Fracking Brasil portata avanti anche da Coesus.
Dal 2013, si sono susseguiti incontri con i leader indigeni, politici e dirigenti regionali, conferenze, audizioni pubbliche e interviste su radio e televisione per spiegare i rischi del fracking . Negli stati di Amazonas, Paraná e Acri, dove si trova Juruá Valley, la campagna è sostenuta anche dal Consiglio Indigeno Missionario.
L’azione di maggior successo ha avuto luogo lo scorso ottobre, quando gli attivisti e leader indigeni riuscirono ad interrompere l’ultima asta dei blocchi esplorativi delle terre indigene di Acre e Paraná, organizzata dall’ANP. I leader indigeni in quell’occasione motivarono la loro posizione contro il fracking di fronte ai rappresentanti delle maggiori compagnie petrolifere e alla stampa internazionale.
Ma la vera vittoria arrivò il 16 dicembre quando il giudice federale nella città di Cruzeiro do Sul, decise di fermare tutte le attività di esplorazione di petrolio e gas.
L’azione degli indigeni non si fermerà qui. Nel 2016 le popolazioni sperano di espandere la campagna anti-fracking, sostenuti da 350.org. Diverse azioni si svolgeranno durante l’anno in tutti gli stati del Brasile, come parte di uno sforzo mondiale per fermare i progetti legati ai combustibili fossili più pericolosi e supportare le soluzioni più ambiziose a favore del clima.
Mai stanchi di difendere le loro terre dalla minaccia fossile.
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