Pesticidi come arma, veleni sparati addosso alle popolazioni indigene che vivono in Brasile, nel Mato Grosso do Sul, un luogo meraviglioso, in cui si trova anche il Pantanal, la più grande palude del mondo sede di un ecosistema molto vario
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Pesticidi come arma, veleni sparati addosso alle popolazioni indigene che vivono in Brasile, nel Mato Grosso do Sul, un luogo meraviglioso, in cui si trova anche il Pantanal, la più grande palude del mondo, sede di un ecosistema molto vario.
Una guerra tra agricoltori/allevatori e indigeni, che dovrebbe immediatamente richiamare all’azione il governo brasiliano. Come denunciano i nostri colleghi di greenMe Brasile, è da molto tempo che vengono spruzzati pesticidi sugli indigeni, ma solo la scorsa settimana questi terribili atti sono stati denunciati ufficialmente dal Conselho Indigenista Missionário.
Cosa è accaduto? Alcuni aerei carichi di pesticidi hanno sorvolato i villaggi, liberando di proposito sostanze chimiche che hanno contaminato le fonti e i luoghi dove le popolazioni indigene risiedono.
© Fiona Watson/Survival
Perché sta succedendo tutto questo?
Facciamo un passo indietro. Le famiglie del gruppo etnico Guarani sono in costante lotta per i confini dei territori. Nonostante la costituzione brasiliana e la legge internazionale riconoscano il loro diritto alla terra ancestrale, queste comunità sono state letteralmente private delle loro terre per far spazio ad allevamenti e piantagioni.
Com’è accaduto anche in questo caso, per tenerli lontani dai loro territori, gli allevatori e gli agricoltori hanno fatto ricorso alle maniere forti, assoldando dei sicari per attaccare i Guarani e uccidere i loro leader o attraverso attacchi aerei. Ad agosto 2015 il leader guarani Semião Vilhalva è stato assassinato dai sicari dopo aver tentato di rioccupare alcune terre mentre altri membri della comunità di Pyelito Kuê sono stati rapiti e picchiati.
Gli attacchi aerei a base di pesticidi sono l’ultimo tassello di questa triste guerriglia, che coinvolge non solo le popolazioni, ma anche l’ambiente. Gli attacchi sono iniziati nel 2015 e sono stati intensificati tra dicembre 2015 e gennaio 2016.
Tre di essi sono stati effettuati nel mese di giugno 2015, fatto poi notificato alla polizia federale. Tra il 20 dicembre 2015 e 12 gennaio 2016 sono stati sferrati altri quattro attacchi.
Secondo le famiglie indigene, bambini, adulti e anziani presentano già gravi sintomi di avvelenamento. La scorsa settimana è stata sporta denuncia al presidente della Fundação Nacional do Índio (Funai).
A dicembre, uomini armati assunti dai proprietari di alcune aziende agricole avrebbero preso d’assalto i campi alla ricerca dei capi, minacciando di morte gli indigeni.
Di fatto, mentre gli allevatori continuano a trarre enormi profitti sia dalle coltivazioni di canna da zucchero, mais, soia che dagli allevamenti nelle terre ancestrali dei Guarani, gli Indiani sono costretti a vivere in condizioni spaventose, in accampamenti ai margini della strada e riserve sovraffollate dove dilagano malnutrizione, malattie e suicidi. E ora vengono anche impunemente e indiscriminatamente avvelenati dal cielo. Perché chi li attacca sa che senza la loro terra ancestrale, i Guarani non possono sopravvivere.
© Paul Patrick Borhaug/Survival
L’ennesima tragedia, in un Brasile già colpito dal terribile disastro del crollo delle dighe.
Chiediamo al governo del Brasile di demarcare la terra dei Guarani.
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Francesca Mancuso
Foto: greenmebrasil.com
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