No all'inquinamento, ai rifiuti e alla cultura dello scarto. Attenzione anche agli Ogm e alla vivisezione. È stata ufficialmente presentata l'enciclica di Papa Francesco "Laudato si'- sulla cura della casa comune". Un appuntamento lungamente e intensamente atteso da tutto il mondo, preceduto da una buona dose di polemiche legate alla diffusione di una bozza del documento, che era sotto embargo fino a ora
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No all’inquinamento, ai rifiuti e alla cultura dello scarto. Attenzione anche agli Ogm e alla vivisezione. È stata ufficialmente presentata l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’- sulla cura della casa comune”. Un appuntamento lungamente e intensamente atteso da tutto il mondo, preceduto da una buona dose di polemiche legate alla diffusione di una bozza del documento, che era sotto embargo fino a ora.
Come è ormai chiaro, l’Enciclica prende il nome dall’invocazione di san Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore” che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, 2è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sua braccia”.
“Il riferimento a san Francesco indica anche l’atteggiamento su cui si fonda tutta l’Enciclica, quello della contemplazione orante, e ci invita a guardare al «poverello di Assisi» come a una fonte di ispirazione. Come afferma l’Enciclica, san Francesco è «l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. […] In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (n. 10)”, ha spiegato il direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi.
Si tratta quindi di un appello alla responsabilità, in base al compito che Dio ha dato all’essere umano ‘creare e custodire il giardino’. Il Papa chiede chiaramente un’inversione di rotta nel consumo del pianeta, trovando al centro del percorso della Laudato sì questo interrogativo: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo?“.
C’è una relazione intima tra i poveri e la fragilità del pianeta.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 18 Giugno 2015
Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. #LaudatoSi
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 18 Giugno 2015
L’Enciclica si articola in sei capitoli, la cui successione delinea un percorso preciso di portata storica, che porta all’attenzione di tutto il mondo l’importanza di avere a cuore il futuro del Pianeta Terra.
LA CRISI AMBIENTALE CORRISPONDE A QUELLA SOCIALE
Per il Papa, le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema.
È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”, si legge nel testo.
NO A INQUINAMENTO, RIFIUTI E CULTURA DELLO SCARTO
La cultura dello scarto colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Spiega Papa Francesco:
“Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi”.
I CAMBIAMENTI CLIMATICI DIPENDONO DALL’UOMO
Il punto di partenza è costituito da un ascolto spirituale dei migliori risultati scientifici oggi disponibili in materia ambientale, per “lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue”. La scienza è lo strumento privilegiato attraverso cui possiamo ascoltare il grido della terra. Nella prospettiva dell’Enciclica – e della Chiesa – è sufficiente che l’attività umana sia uno dei fattori che spiegano i cambiamenti climatici perché ne derivi una responsabilità morale grave di fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre il nostro impatto e scongiurarne gli effetti negativi sull’ambiente e sui poveri.
“Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita,di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano”, scrive il Papa.
ABBRACCIAMO LA DECRESCITA
“È arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti. Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita”, ha detto Bergoglio.
“Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”.
ATTENZIONE AGLI OGM E ALLA VIVISEZIONE
II Papa nota come in molte zone, in seguito all’introduzione degli organismi geneticamente modificati (OGM), vegetali o animali, si constata una concentrazione di terre produttive nelle mani di pochi, dovuta alla «progressiva scomparsa dei piccoli produttori, che, in conseguenza della perdita delle terre coltivate, si sono visti obbligati a ritirarsi dalla produzione diretta».
L’estendersi di queste coltivazioni distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente o il futuro delle economie regionali. In diversi Paesi si riscontra una tendenza allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi e di altri prodotti necessari per la coltivazione, e la dipendenza si aggrava se si considera la produzione di semi sterili, che finirebbe per obbligare i contadini a comprarne dalle imprese produttrici.
“Nella visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione, che ho cercato di proporre, risulta chiaro che la persona umana, con la peculiarità della sua ragione e della sua scienza, non è un fattore esterno che debba essere totalmente escluso. Tuttavia, benché l’essere umano possa intervenire nel mondo vegetale e animale e servirsene quando è necessario alla sua vita, il Catechismo insegna che le sperimentazioni sugli animali sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane”, continua il Papa, ricordando con fermezza che il potere umano ha dei limiti e che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita». Qualsiasi uso e sperimentazione “esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione”, recita l’enciclica.
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Roberta Ragni
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