Terremoto in Nepal: come aiutare

Oltre 3600 morti, tra cui due italiani. Ma le vittime del terremoto del Nepal saranno sicuramente molte di più. Si scava ancora tra le macerie, alla ricerca di qualche sopravvissuto, ma le speranze si fanno di ora in ora più sottili. Servono aiuti, tanti, per la popolazione. Intere città sono state rase al suolo dalle numerose scosse che da sabato mattina (alle 8 circa ora italiana) seminano morte e distruzione

Oltre 3600 morti, tra cui due italiani. Ma le vittime del terremoto del Nepal saranno sicuramente molte di più. Si scava ancora tra le macerie, alla ricerca di qualche sopravvissuto, ma le speranze si fanno di ora in ora più sottili. Servono aiuti, tanti, per la popolazione. Intere città sono state rase al suolo dalle numerose scosse che da sabato mattina (alle 8 circa ora italiana) seminano morte e distruzione.

L’ultima è di 4,2 gradi della scala Richter, con epicentro a 42 chilometri ad ovest di Katmandu, registrata oggi alle 6:24 locali (le 2:39 italiane) dal Centro sismologico mediterraneo europeo (Emsc). Dopo la prima scossa di magnitudo 7,9 Richter di sabato alle 8.11 ora italiane, sono state 45 le repliche superiori a 4,5 gradi e 15 quelle sopra 6,5 gradi.

Una zona caratterizzata da elevata sismicità quella del Nepal, considerato uno degli stati a più alto rischio sismico del mondo. Come ha spiegato l’Ingv, l’attività sismica della regione è causata dalla convergenza tra la placca indiana, a sud, e quella euro-asiatica a nord, che ha determinato la formazione della catena dell’Himalaya.

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Tra le vittime accertate finora anche 18 scalatori uccisi da una valanga scatenata dal terremoto sul Monte Everest, che si abbattuta proprio sul campo base dove sostavano gli escursionisti.

Tante le vittime anche al di fuori dei confini del paese: 36 ìn India, 12 in Cina, 4 in Bangladesh e 6 in Tibet. Quasi 5000 i feriti.

Anche uno dei simboli di Kathmandu, la storica Dharahara Tower, Patrimonio dell’Unesco è crollata su se stessa. Gli ospedali della città sono al collasso e la popolazione ha già trascorso due notti all’aperto.

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Il Primo Ministro Bamdev Gautam ha dichiarato lo stato di emergenza e chiesto aiuti umanitari ai paesi limitrofi e alla comunità internazionale.

Sia Facebook che Google hanno attivato due servizi per la ricerca dei superstiti. Il social network ha attivato la pagina “Terremoto In Nepal. Stai bene? Dillo a Facebook” che permette di trovare velocemente gli amici nell’area coinvolta dal sisma dopo che essi hanno segnalato di essere tra i sopravvissuti. Il motore di ricerca invece ha attivato il Personfinder che permette sia mettersi alla ricerca dei propri amici-parenti sia di dare informazioni sul loro stato.

Come aiutare

Le organizzazioni del network di AGIRE si sono mobilitate per valutare i bisogni più immediati: della popolazione: acqua, cibo, ripari per le persone senza tetto, interventi sanitari. Sono quattro le ONG del network (Actionaid, CESVI, Oxfam, Sos Villaggi dei Bambini) che hanno già inviato i soccorsi nelle aree dove l’impatto del terremoto è stato più violento.

Ed è già partita la raccolta fondi per supportare gli interventi di prima emergenza. È possibile dare il proprio contributo tramite:

  • Numero Verde 800.132.870 (dal lunedì al venerdì dalle h.09.00 alle h.18.00)

  • On-line: con carta di credito, Paypal o PagoInConto (per clienti del gruppo Intesa Sanpaolo) sul sito www.agire.it

  • Banca: con bonifico bancario su conto corrente IBAN: IT79 J 03359 01600 100000060696 intestato ad AGIRE onlus, presso BancaProssima, Causale: “Emergenza Nepal”

  • Posta: con bollettino postale sul conto corrente postale n. 4146579 o bonifico postale al seguente IBAN: IT 79 U 07601 03200 000085593614 intestato ad AGIRE onlus, Via Aniene 26/A – 00198 Roma), Causale: “Emergenza Nepal”

Le aziende telefoniche hanno messo a disposizione la numerazione solidale 45591 per donazioni di 1 euro da cellulari Tim, Vodafone, Wind, Tre, Poste Mobile e Coop Voce e di 2 euro da rete fissa Telecom Italia, Fastweb, Vodafone e TWT. L’SMS solidale è attivo fino al 10 maggio.

Francesca Mancuso

Foto: Twitter

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