Giornata mondiale dei suoli 2013. Oggi, giovedì 5 dicembre 2013, è la Giornata Mondiale dei Suoli. In questa occasione Legambiente torna a ricordarci il legame tra rischi climatici, incessante consumo di suoli e impermeabilizzazione degli stessi, dovuta soprattutto alla continua cementificazione. Il cemento in Italia cresce di 8 mq al secondo.
Oggi, giovedì 5 dicembre 2013, è la Giornata Mondiale dei Suoli. In questa occasione Legambiente torna a ricordarci il legame tra rischi climatici, incessante consumo di suolo e impermeabilizzazione degli stessi, dovuta soprattutto alla continua cementificazione. Il cemento in Italia cresce di 8 mq al secondo.
Alla vigilia della Giornata mondiale dei suoli, Legambiente presenta “L’insostenibile consumo di suolo” (Edicom Edizioni) e lancia un nuovo appello al Presidente del Consiglio Enrico Letta chiedendo di approvare finalmente, grazie a una corsia preferenziale in questa legislatura, una legge che fermi il consumo di suolo.
La cementificazione continua e sconsiderata porta ad aggravare le conseguenze delle alluvioni e il rischio idrogeologico che interessa la nostra penisola. Secondo Legambiente, la rigenerazione urbana dovrebbe avvenire in base a nuovi criteri. Basterebbe pensare alle svariate possibilità di recupero di edifici e capannoni abbandonati, anziché all’espansione urbanistica basata sulla sottrazione di terreni agricoli e sull’abbattimento di alberi e zone boschive, essenziali per rendere il suolo più resistente agli eventi climatici avversi.
In tutto il mondo, dal 1990 al 2010, sono stati impermeabilizzati 300 mila chilometri quadrati di terreni. È come se l’intera Italia fosse stata cementificata. Ne conseguono i cambiamenti climatici immediatamente avvertibili nelle nostre città. Le aree verdi scarseggiano, le strade asfaltate si surriscaldano e rilasciano calore nell’aria, portando ad un inevitabile incremento delle temperature.
È dunque necessario iniziare a concepire i territori e gli spazi urbani in modo sostenibile. Il processo di consumo di suolo, a parere degli autori della nuova pubblicazione di Legambiente, dovrebbe essere regolato a livello nazionale e europeo, attuando delle buone pratiche che a lungo termine potrebbero portare ad azzerarlo.
“Il suolo è un bene comune e una risorsa limitata e non rinnovabile – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. C’è bisogno di una legge per fermare il consumo di suolo intervenendo sulle cause che lo determinano, che vanno dalla bolla finanziaria intorno all’edilizia all’uso distorto degli oneri di urbanizzazione. Se vogliamo fermare il consumo di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre intervenire sul patrimonio esistente, trasformare le periferie in ecoquartieri, ripensare la mobilità urbana e periurbana. Lo si può fare sviluppando un nuovo equilibrio tra fiscalità e incentivi che renda attraente, efficace e più semplice l’investimento nella città già costruita, impedendo che si producano anonime urbanizzazioni e piastre commerciali ai danni di campagne, coste e spazi aperti”.
Se prendiamo come esempio l’Europa, scopriamo che nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2006 è stata sacrificata un’area pari a più di 600 mila ettari ad una velocità di più di 100 mila ettari all’anno. Ciò implica che ogni anno in Europa è stata costruita una città come Berlino. Per quanto riguarda l’Italia, a fronte di una crescita demografica ed economica quasi nulla, le aree urbanizzate continuano a crescere al ritmo di diverse decine di ettari al giorno.
Sempre in merito al nostro Paese, dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente valutano per il 2,8% la percentuale di territorio cementificata, un dato che si colloca al di sopra della media europea. Il consumo di suolo avanza al ritmo di 8 mq al secondo. Ciò significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli. La cementificazione continua nonostante la crescita demografica sia limitata. Si tratta dunque di un problema di gestione dei suoli e dei terreni disponibili. Diciamo stop al consumo di suolo: recuperiamo i centri storici e valorizziamo gli edifici abbandonati, restauriamo i capannoni già esistenti. Ecco alcuni esempi di azione che potrebbero migliorare la grave situazione attuale.
Un video che oggi tutti dovrebbero vedere:
Marta Albè